L’ampio fronte pacifista italiano sbarca nel più efficiente tritacarne delle opinioni: la televisione
Ieri sulla 7 da Gruber è comparsa Martina Pignatti, di Un Ponte Per, chiamata a sostenere le ragioni della pace. Da Formigli sono intervenuti Angelo d’Orsi e Marco Revelli. Ma in un in studio c’erano Annalisa Cuzzocrea de La Stampa e Stefano Cappellini de La Repubblica, entrambe le testate, lo sottolineiamo, sono di proprietà del gruppo GEDI.
I bellicisti sono sempre più in difficoltà, ormai appare chiaro che le ragioni della pace non giustificano in alcun modo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, ma anzi la condannano. Allora, quale argomento viene messo in campo? Le dichiarazioni sulla radice nazista dell’Ucraina fatte in passato. Occorre anche qui fare ordine. L’Ucraina ha molte “macchie” che inquietano. La salita al potere di un attore populista che sembrerebbe aver fatto campagna elettorale con una serie televisiva, desta degli interrogativi sulla maturità della coscienza democratica in Ucraina. Appare di tutta evidenza la matrice populista della salita al potere di Zelensky, favorita da un endemico livello di corruzione negli apparati dello Stato. Avviene molto spesso: quando le persone sono di fatto oppresse da governi corrotti, manifestano una rabbia che viene quasi sempre incanalata dal populismo, che per definizione, non può essere di sinistra.
La questione del battaglione Azof, di ciò che ha commesso nel settore russofono dell’Ucraina, è una macchia indelebile. Questo giustifica l’invasione di Putin? Ovviamente no, anzi, quest’invasione ha anche la colpa di avere messo in secondo piano questi abomini, superati dalla gravità di quella che è, nei fatti, una dichiarazione di guerra. Tuttavia desta enormi perplessità l’opportunità, anche alla luce di ciò che è successo con un l’annessione frettolosa dei paesi di Visegrad all’UE, di annettere un Paese con tali caratteristiche all’Europa.
La presenza dei Ministri della Difesa di 40 Paesi a Ramstein, base militare degli USA in Germania, proprio durante la visita di Antonio Gutierres, Segretario dell’ONU, in missione sia in Russia che a Kiev, bombardata proprio ieri, giorno della presenza di Gutierres in Ucraina, preoccupa il fronte della pace. Appare di tutta evidenza l’effetto di delegittimazione dell’ONU da parte degli USA, della volontà di segno opposto alla promozione del negoziato da parte di un Presidente che sta sempre più alzando i toni con dichiarazioni che mettono in dubbio il senso di responsabilità di Biden nei confronti dei civili europei, fatalmente coinvolti nel caso di un escalation di questo conflitto, che provocherebbe inevitabilmente l’allargamento in territorio europeo dei combattimenti, verosimilmente con l’uso di armi nucleari.
Quello che oggettivamente accade, soprattutto da Formigli, è, in una mistificazione dei “tempi televisivi”, che quando la risposta alla sua domanda non è per lui “soddisfacente”, interrompe l’ospite o lascia che venga interrotto, impedendo di fatto l’articolazione di un discorso di senso compiuto. Ieri a Piazza Pulita è puntualmente successo, guarda caso a d’Orsi e a Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire, ai quali, grazie alle continue interruzioni in studio – nel caso di Tarquinio continuamente messe in atto dai colleghi delle “corazzate” del gruppo Gedi – non è stata di fatto riconosciuta dignità di parola.
Dalla Gruber Pignatti si è vista di fronte Massimo Franco del Corriere della Sera, il quale ha sottolineato, lasciamo al lettore definire quest’atto, l’identità di vedute tra Salvini e i pacifisti. O Massimo Franco non ha capito nulla e allora cambi mestiere, oppure anche qui lasciamo al lettore giudicare i motivi, gli aspetti di onestà intellettuale e il valore giornalistico di tale iperbole. E’ evidente che le ragioni che spingono il pacifismo sono diametralmente contrarie a quelle che spingono Salvini, che, tra l’altro, come sempre accade, dice cose e ne fa altre, la Lega ha votato a favore dell’invio di armi in Ucraina ma non solo: ha votato in commissione Copasir per la secretazione di Stato della lista di armi inviate, ma questo Franco non l’ha detto.
Anche su questo punto occorre dire qualcosa: il segreto di Stato viene in generale applicato quando le verità sono imbarazzanti, inoltre la libertà di stampa non è applicabile, unico caso, al segreto di Stato. Questo implica che all’opinione pubblica non è dato di sapere, non è dato giudicare le scelte del Governo nominato dal Presidente della Repubblica. Appare, tra l’altro, sempre più chiara l’inadeguatezza di Draghi nella gestione di questa situazione. L’Italia appare ormai, a detta di moltissimi, incapace di giocare un ruolo attivo, propositivo, in questa gravissima crisi europea.
Ma non solo, c’è un aspetto di fondo: l’articolo 11 della Costituzione ammette l’invio di armi in territorio terzo? Ci troviamo in assenza di un pronunciamento formale della Corte Costituzionale, quanto mai opportuno. E ancora: il Presidente della Repubblica non è il Garante della Costituzione?
C’è una cosa che Gruber, quanto meno da ciò che ci risulta, sta ignorando: la condizione delle donne ucraine. Le donne sono sempre le prime vittime dei conflitti: stuprate, praticamente nell’impossibilità di interrompere una gravidanza, frutto dell’orrore bestiale, sempre presente nelle guerre, ma non solo: è stato lanciato un allerta su quanto, una volta giunte in Europa, possano essere in pericolo, potenziali vittime di tratta.
Certo l’empatia, spesso l’indiganzione per argomentazioni mistificanti diffuse ad arte, che caratterizza chi sente proprie le ragioni della pace, purtroppo mal si addicono al confronto con professionisti della comunicazione, padroni di un eloquio con (studiate?) facce rassicuranti, con tanto gelide quanto inquietanti argomentazioni da realpolitik. Tuttavia questi professionisti dell’opinionismo, nonostante l’iperattivita, in questo caso non riescono ad incanalare l’opinione pubblica, seriamente angosciata, che si sente in mano da una parte a degli irresponsabili, dall’altra a degli incapaci, che sente di non poter far nulla per impedire un pericolosissimo conflitto in territorio dell’Unione Europea alle porte, che i pacifisti, oltre ad un prolungamento “sine die” del conflitto in territorio ucraino, paventano dai primi momenti della criminale invasione dell’Ucraina.
Occorre quindi continuare a stigmatizzare l’assoluta mancanza di volontà, ormai conclamata, al negoziato (in tutta franchezza fa sorridere lo “scoop” di Mieli che, in contatto con Biden, ha annunciato l’esistenza di contatti negoziali “sotto traccia”), l’assenza di contrasto ad una potenza mondiale, gli USA, che ormai appare sempre più determinata a perpetuare il conflitto con la Russia, non solo più sul territorio ucraino, ma anche su quello europeo.
“Fidatevi di noi” disse Mircea Geoana, vicesegratario generale della NATO…