Ieri il Senato ha confermato la fiducia al Governo sul decreto Ucraina (214 sì, 35 no, 0 astenuti), approvando così, in via definitiva, l’invio delle armi in Ucraina e dei soldati italiani sulle sue frontiere. Eppure altre soluzioni al conflitto russo-ucraino sono possibili, come insegna la Storia.

Le scene orribili in Ucraina che i mass media ci presentano di continuo hanno l’effetto di persuadere molte persone, d’indole pacifista, ad approvare l’uso delle armi “per fermare Putin.”

Tant’è vero che il Senato ieri ha votato di mandare ingenti armamenti all’Ucraina e militari italiani sulla frontiera ucraina, pronti ad entrare in azione.

Ma questo è esattamente quello che è successo nel 2011.

Allora i mass media ci presentarono – di continuo – scene orribili in Libia, si direbbe allo scopo di persuadere molte persone, d’indole pacifista, ad approvare l’uso delle armi “per fermare Gheddafi” a tutti i costi.

Questo battage dei media, su scala internazionale, era così forte che persino l’ONU, creato per custodire la pace, ha autorizzato la NATO ad imporre l’interdizione aerea sopra la Libia (No Fly Zone).

Autorizzazione, però, che la NATO ha prontamente usato per bombardare l’intero paese. Cioè, la NATO non ha fatto fuori subito Gheddafi (l’ha fatto solo alla fine); invece, prima, ha distrutto tutte le infrastrutture — università, ferrovie, edifici pubblici.. insomma, l’intero paese – lasciando la Libia, che era il paese più prospero dell’Africa, completamente in rovine. Le rovine che vediamo ancora oggi.

Le armi non risolvono i problemi, li creano.

Ma allora come riportare la pace in Ucraina senza ricorrere alle armi? Cosa avrebbe potuto votare il Senato ieri?

Semplice. Per avere la pace in Ucraina, il Senato avrebbe potuto votare un NO vincolante all’espansione della NATO più all’est, fino alle frontiere della Russia.

Siccome la NATO non può espandersi se un solo membro vota NO, sparirebbe subito la possibilità per la NATO di installare missili nucleari sulle frontiere della Russia. Proprio la minaccia che ha fatto scatenare la (insensata e criminale) risposta di Putin.

In altre parole, sparita la minaccia, ci sarebbe la pace. Grazie ad un voto del Senato italiano il 31 marzo del 2022.

Ma evidentemente il Senato non vuole la pace. La prova: rifiuta di dire quelle sei parole, ovvero “NO all’allargamento NATO all’est.” Preferisce cercare di fermare la Russia con le armi, invece che garantire una zona neutrale di pace sulle sue frontiere.

“Inutile!” replicano subito i mass media; “Putin, assettato di sangue e di potere, continuerebbe ad invadere anche se una zona neutrale fosse garantita lungo le sue frontiere!”

I mass media che dicono questo mentono.

Mentono per farci accettare, come nel 2011, una visione manichea degli eventi (i Buoni contro i Cattivi, come nei fumetti di Super Eroi). Mentono per farci accettare qualsiasi violenza – anche nucleare, la parola è ormai sdoganata – se viene usata per fermare i Cattivi. Mentono per trasformare gli avvenimenti intorno a noi in un film d’orrore senza fine, perché sanno – come seppe Goebbels – che inculcando la paura riesci a far accettare alla gente ogni tua iniziativa, anche la più brutale. In conclusione, per questi giornalisti – e le industrie delle armi che finanziano le loro testate – solo la contro-violenza può fermare la violenza. Ecco la loro più grande menzogna.

Basta guardare la storia dell’Ucraina, ad esempio, per vedere che E’ POSSIBILE FERMARE PUTIN CON LA DIPLOMAZIA. Angela Merkel l’ha fatto nel 2014.

I commessi tolgono i cartelloni di protesta dei gruppi Alternativa, Italexit e Misto, contrari al DL Ucraina (fornitura di armi e invio di soldati italiani).

Il Senato avrebbe potuto farlo oggi.

Invece, con l’eccezioni di un pugno di Senatori, in particolare del gruppo Alternativa, il Senato ha abdicato al suo ruolo di tutore della Costituzione e, in politica estera, di promotore della pacifica risoluzione delle controversie.

Non ha voluto imparare dalla storia e pertanto ci condanna, tutti quanti, a riviverla.

Sulla storia del conflitto in Ucraina vedi: https://www.peacelink.it/conflitti/a/49093.html

L’articolo originale può essere letto qui