L’incipit proviene da una nuova interessante realtà, la BarterFly Foundation, per il benessere collettivo, per progetti economici e culturali, anche profit, in vari campi realizzati da società di benefit da lei controllate, per un nuovo sistema per non continuare a farsi del male.
Questo “fermate il mondo” è quel qualcosa che è alla base di un mal/essere e “voglio scendere” deriva da un profondo senso di preoccupazione e turba/menti che in qualche modo sovrastano da qualche tempo coloro che sono attenti a nuove prerogative, a nuovi parametri di osservazione e possibilità di conoscenza. Nuove peculiarità di vita che portino verso una verità difficile da appurare che esuli dall’essere globalizzati a tutti i costi, controllati se non lo si desidera, dal dover accettare a tutti i costi obbligatorietà che tutto hanno meno di democratico, dal voler nascondere perché non si ha nulla da nascondere ma perché giova ad altri far sapere i fatti propri e sfruttano per loro profitti proprio questo?
Pertanto alzi la mano a chi non è mai venuta in mente questa frase: “fermate il mondo, voglio scendere”.
Leggendo e riportando dal loro sito:
Dalla disillusione alla corsa ad ostacoli
Forse sarà quella sensazione di arrivare sempre col fiato corto rincorrendo scadenze, bollette, rate del mutuo; il tempo che non è mai abbastanza, il meccanico, l’idraulico, i figli, i nipoti… i soldi… i soldi… e così all’infinito.
Certo ci si può adattare, con un po’ di sforzo abbiamo imparato sin da bambini a scendere a compromessi con questo modo di vivere che ci chiede di stravolgere la nostra natura, imparando a sgomitare e competere per raggiungere qualcosa, a farsi rispettare dagli altri per non essere travolto, a non fidarsi perché la “fregatura” è sempre in agguato.
Spesso siamo stati obbligati a non seguire i nostri talenti e le nostre aspirazioni perché in questo sistema si debbono fare solo le cose che hanno un ritorno economico: chi non si è sentito dire almeno una volta: “con la musica non si campa”, oppure “L’arte è cosa da ricchi” e poi: “Non essere troppo buono, pensa per te”.
Così abbiamo smesso di volare con la fantasia, di pensare all’arte, di desiderare, perché in questo mondo c’è spazio solo per le figure di cui il sistema ha bisogno e niente altro. Le nostre emozioni più profonde sono state messe in un angolo nascosto del nostro cuore perché questo mondo non è fatto per le persone sensibili”;
Incuriositi ci siamo messi in contatto con uno di loro, in verità non sappiamo quale sia il grado di appartenenza nella Fondazione BarterFly di ogni socio fondatore, tutto sommato non è che sia importante, ciò crediamo sia importante è il messaggio che desiderano trasmettere e far conoscere. La persona che ci ha risposto è Pierluigi Paoletti il quale, promettendo già bene, non si è presentato con titoli vari bensì come esperto di economia.
Signor Paoletti, grazie per aver risposto alla nostra nota nella quale chiedevamo chiarificazioni su questa vostra proposta; le chiedo subito come sia nata questa iniziativa e chi sono i promotori
La fondazione BarterFly è nata con la finalità di creare progetti auto-sostenibili economicamente e finalizzati alla crescita della consapevolezza e al benessere collettivo in vari ambiti: dal sostegno a famiglie ed imprese, all’informazione libera da censura e tracciamento e commercializzazione di dati di navigazione.
I fondatori hanno provenienza ed età diverse, alcuni, come me, provengono dal mondo della finanza da cui si sono allontanati per manifesta incompatibilità, uno ha portato la comicoterapia in Italia, altri provengono dalla comunicazione televisiva e pubblicitaria, altri sono piccoli imprenditori.
Tutti hanno sentito la necessità di mettere a disposizione della comunità la loro professionalità per dare vita a progetti utili alla crescita della consapevolezza, in un momento storico molto difficile e particolare.
Una fondazione che, ci perdoni, storpia un nome inglese. Perché chiamarvi BarterFly? La farfalla in inglese è “butterfly” e poi, questa è una nostra idea fissa, perché fare sempre riferimenti ad altre lingue quando l’italica è, per noi, molto bella?
Il nome BarterFly è l’insieme della parola inglese baratto, barter e Fly, volare. E’ un richiamo voluto al nome inglese di farfalla perché oggi siamo nella situazione in cui il bruco sta affrontando la sua trasformazione, lui non sa che darà vita ad una splendida farfalla e pensa di morire, ma per fortuna dentro di lui ci sono miliardi di nuove cellule che mentre lui muore è in azione una potente trasformazione.
Stiamo infatti assistendo alla morte di un sistema malato e obsoleto e se ci concentriamo su questa “morte” per alcuni può essere la fine di tutto, ma per altri, come noi, invece è un necessario passaggio per una grande trasformazione. che ci porterà ad un altro e migliore livello di vita insieme.
Il nome inglese è perché noi crediamo in una reale fratellanza fra paesi e i nostri progetti hanno una dimensione non solo italiana.
Il barter, ovvero la compensazione multilaterale, è la forma alla base di un mercato che stiamo predisponendo per aiutare famiglie e imprese in questo momento così difficile. Abbiamo pensato uno strumento di scambio che in parte libera le imprese dal credito bancario e aumenta del 30% il potere di acquisto delle famiglie.
Il vero scopo di questo progetto è quello di aiutare le persone e le imprese a collaborare fra loro e a comprendere che il vero valore non è nel denaro, ma siamo noi e le relazioni che riusciamo a costruire.
“Serve ripartire dal singolo cioè da noi stessi”, è riportato sempre nel vostro sito, bella considerazione! C’è scritto anche che siamo (perché dubitarne?) disadattati consapevoli e a tal proposito vi volete rivolgere alle persone per aiutare per una trasformazione individuale e collettiva. Quali percorsi intendete proporre?
Con “disadattati consapevoli” intendiamo tutte quelle persone che non vogliono più alimentare questo sistema malato che ci vuole uno contro l’altro e per questo mettiamo a disposizione vari strumenti affinché ognuno possa affrontare un cambiamento che parte necessariamente dal singolo per arrivare alla comunità.
Insomma signor Paoletti, ci incuriosisce! Come intendete procedere con concretezza per smuovere questa umanità che pare intorpidita da una serie di compromessi e canalizzazioni di pensiero?
In questi anni abbiamo capito che internet non è quello spazio libero che ci immaginavamo. Censura, manipolazioni e commercio delle nostre preferenze ci hanno fatto aprire gli occhi su di una realtà non certo positiva.
Per questo stiamo popolando una piazza virtuale, un socialnetwork tutto italiano, che non applica alcuna censura e che non traccia e non commercializza i dati di navigazione degli utenti. Il suo nome è Sfero.me .
Sfero è un social particolare perché si possono scrivere veri e propri articoli, pensieri brevi, registrare podcast ed ha strumenti territoriali per lavorare concretamente nel territorio in cui si vive e si opera.
Per finire, quale progetto intendete proporre per la piattaforma Sfero?
In questo spazio di informazione libera che tutti gli utenti contribuiscono a creare, stiamo allestendo un marketplace con la moneta complementare che aiuta le imprese e aumenta il potere di acquisto delle famiglie di cui abbiamo accennato sopra.
A breve partirà una raccolta fondi che servirà a creare il complesso software e anche a migliorare gli strumenti a disposizione per i gruppi, le associazioni, i movimenti che trovano in Sfero la possibilità di far conoscere le cose belle che accadono nel nostro magnifico paese e magari anche ad incontrarsi fisicamente.
Dopo questo aiuto iniziale il progetto si sosterrà economicamente in modo autonomo.
Con l’aiuto di tutti possiamo creare quel mondo migliore in cui tutti vogliamo vivere
Ringraziamo Pierluigi Paoletti per la sua disponibilità a fornirci queste opportunità di ri/flessione e, prendendo spunto da quanto ci ha riferito, sarà nostro interesse seguire l’evoluzione di questa interessante Fondazione BarterFly tutta di cittadini italiani che ancora sperano e credono (ndr. meno male che c’è qualcuno che ancora crede) che qualcosa si possibile, come d’altro canto molti di noi, mettere in campo per dare nuovi impulsi per “ripartire dal singolo e da noi stessi” e progredire nel nuovo umanesimo che si sta delineando in molti rivoli di una nuova società possibile e vivibile.