Il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, a conclusione dello svolgimento, lo scorso primo aprile, della 49. sessione ordinaria, ha adottato 35 risoluzioni; alcune di queste sono particolarmente significative, sia in relazione alla loro attualità, sia per il valore dei contenuti all’ordine del giorno. In base a quanto segnalato dal comunicato stampa al termine della sessione, alcuni temi emergono con notevole rilievo. Non si può fare a meno di registrare, ad esempio, l’approvazione della risoluzione sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali ai fini del soddisfacimento dei diritti umani (A/HRC/49/L.6), la quale ribadisce l’illegittimità delle misure coercitive unilaterali e delle sanzioni adottate unilateralmente, vale a dire non intraprese attraverso una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in base a quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite; esorta gli Stati a cessare di adottare, mantenere o applicare misure coercitive unilaterali contrarie al diritto internazionale; chiede al relatore speciale di studiare le modalità di realizzazione di un meccanismo efficace e imparziale al fine di verificare, documentare e riferire circa l’impatto negativo di tali misure sui diritti umani.
La risoluzione, assai importante anche in considerazione della sua attualità, è stata adottata con 27 voti favorevoli, 6 astensioni, e 14 contrari. Molto significativo l’elenco dei 14 Paesi contrari alla condanna delle sanzioni illegittime: Corea del Sud, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Isole Marshall, Lituania, Lussemburgo, Montenegro, Paesi Bassi, Polonia, e, significativamente, Stati Uniti e Ucraina. Tra i 27 Paesi favorevoli alla risoluzione del Consiglio contro le sanzioni illegittime, invece, Argentina, Bolivia, Cina, Cuba, India, Indonesia, Libia, Pakistan, Russia, Venezuela. Importante anche l’adozione della risoluzione sugli effetti del debito estero e altri obblighi finanziari internazionali degli Stati sul pieno godimento di tutti i diritti umani, in particolare i diritti cosiddetti di “seconda generazione”, vale a dire i diritti economici, sociali e culturali. Come infatti le misure coercitive unilaterali e le sanzioni illegittime, non assunte nel quadro delle Nazioni Unite, impattano pesantemente sulle condizioni materiali e minacciano le condizioni di vita, e spesso la stessa sopravvivenza, delle fasce più povere e meno protette della popolazione dei Paesi obiettivo, così gli effetti del debito estero si ripercuotono sulla popolazione e costituiscono spesso concausa di grave deterioramento della situazione locale dei diritti umani.
La risoluzione (A/HRC/49/L.24) invita l’esperto indipendente incaricato a dare appropriata considerazione all’impatto di tutti gli obblighi finanziari internazionali sui gruppi sociali che vivono sotto la soglia di povertà, comprese donne, giovani, bambini, diversamente abili, popolazioni indigene, migranti e minoranze nazionali, etniche, linguistiche e religiose, maggiormente esposte a diseguaglianza e discriminazioni economiche e sociali. Anche questa risoluzione non è stata approvata all’unanimità e si sono registrati quattordici voti contrari. Anche al tema dei diritti sociali e culturali è stata dedicata attenzione nell’agenda dei lavori del Consiglio. In una risoluzione (A/HRC/49/L.25) sulla promozione del godimento dei diritti culturali e il rispetto della diversità culturale, il Consiglio ha espresso apprezzamento circa il report di inizio mandato e ha sollecitato gli Stati a cooperare con il relatore speciale; nella risoluzione (A/HRC/49/L.8) sui diritti culturali e la protezione del patrimonio culturale, il Consiglio ha richiesto all’alto commissario di definire e sviluppare strumenti adeguati per la disseminazione di un approccio complessivo ai fini della protezione, della tutela e del ripristino del patrimonio culturale, e di promuovere la convocazione di una sessione di lavoro per aggiornare e promuovere strumenti di disseminazione e possibili modalità di implementazione di un approccio complessivo ai fini della protezione, preservazione e restauro del patrimonio culturale.
Importante anche lo spaccato che il Consiglio ha dedicato alle tematiche afferenti ai diritti sociali: in una risoluzione dedicata alla commemorazione del 35. anniversario della Dichiarazione sul diritto allo sviluppo, il Consiglio ha infatti deliberato di convocare un incontro di alto livello sulla protezione e la promozione del diritto allo sviluppo. In tal senso, nella risoluzione (A/HRC/49/L.16) sul diritto al lavoro, il Consiglio ha deciso di organizzare un panel, nel corso della sua 51. sessione, sul futuro e le prospettive del diritto al lavoro in relazione alle azioni intraprese per contrastare il cambiamento climatico e agli effetti del cambiamento climatico stesso, nel contesto di economie inclusive e sostenibili, al fine di individuare e identificare le sfide, le esperienze e le buone pratiche più significative. Quindi, nella risoluzione sul diritto a un alloggio adeguato, come componente del diritto ad un adeguato standard di vita, connesso al diritto alla non discriminazione in questo ambito, il Consiglio ha preso atto, in particolare, della più recente relazione ad hoc su discriminazione, segregazione spaziale e diritto a un alloggio adeguato.
Infine, per quanto riguarda questa parziale rassegna circa gli atti più significativi adottati dal Consiglio, nella risoluzione (A/HRC/49/L.9) sul contributo dei difensori dei diritti umani, comprese le donne difensori dei diritti umani, in situazioni di conflitto e post-conflitto, al soddisfacimento e alla realizzazione dei diritti umani, il Consiglio ha incoraggiato gli Stati ad avvalersi dell’assistenza tecnica anche in relazione alle risoluzioni già approvate dall’Assemblea Generale e dal Consiglio dei diritti umani sulla protezione, a livello individuale e collettivo, dei difensori dei diritti umani. Il documento fondamentale, in questo contesto, resta infatti la Risoluzione 53/144 della Assemblea Generale contenente la «Dichiarazione sul diritto e la responsabilità di individui, gruppi e organizzazioni della società di proteggere e promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti». Vi si riconosce che «ciascuno/ciascuna ha il diritto […] di promuovere e battersi per la protezione e la concretizzazione di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali a livello nazionale e internazionale», tutti i diritti umani per tutti e per tutte.
Infine, a proposito dell’Assemblea Generale, quest’ultima, lo scorso 7 aprile, ha adottato, con il voto favorevole di 93 Paesi, 24 contrari e 58 astenuti, la controversa risoluzione di sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani; in questo caso, tra i contrari, Algeria, Bielorussia, Cina, Cuba, Iran, Siria, Vietnam e Zimbabwe. Come ha evidenziato il rappresentante permanente di Cuba presso le Nazioni Unite, Pedro L. Pedroso Cuesta, «Cuba si è opposta alla clausola di sospensione dell’adesione, per il grave rischio che potesse essere utilizzata da alcuni Paesi che privilegiano il doppio standard, la selettività e la politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani».