Giovanni Stinco ci racconta l’apertura di un ambulatorio odontoiatrico che accetta tutti, italiani e stranieri, senza pretendere documenti e senza chiedere un euro a nessuno
Michele è un signore di origine albanese che abita da anni a Bologna. Non ha una casa, e ogni notte dorme vicino al Meloncello, quell’arco del 1700 che dà il via ai portici che portano su verso i colli, fino al Santuario della Beata Vergine di San Luca. Come tanti altri homeless che in Italia sono nelle sue stesse condizioni, Michele non ha più un dente. Li ha persi tutti, letteralmente. Colpa della vita di strada: poche possibilità di curarsi, ancora meno di essere visitato da un dentista. Fra pochi giorni avrà “una bocca nuova”, una protesi mobile fatta dai dentisti e dagli odontotecnici volontari dall’ambulatorio di Làbas, il centro sociale che ha sede ex convento San Leonardo di Vicolo Bolognetti.
Aperto a marzo, l’ambulatorio odontoiatrico accetta tutti, italiani e stranieri, senza pretendere documenti e senza chiedere un euro a nessuno. Sono tante le persone che per la prima volta nella loro vita stanno riuscendo ad accedere a vere cure dentistiche, e nelle ultime settimane si sono aggiunte anche donne ucraine scappate dalla guerra.
“Ma per noi che che siano ucraine, italiane o africane non fa nessuna differenza, accogliamo tutti coloro che vengono da noi e che hanno bisogno”, spiegano i volontari del servizio, che nel suo primo mese di vita ha fornito cure e assistenza medica a una cinquantina di pazienti.
“Quello dell’ambulatorio dentistico è stato un sogno che abbiamo coltivato per anni – spiega Stefano Caselli, infermiere e attivista di Làbas – Da quando siamo arrivati in vicolo Bolognetti siamo riusciti a trovare gli spazi giusti, a reperire le attrezzature indispensabili e a coprire il resto della cifra necessaria all’allestimento dell’ambulatorio attraverso l’autofinanziamento. L’ambulatorio l’abbiamo messo completamente a norma, gli spazi sono stati adattati con lavori di muratori e abbiamo creato un servizio igienico per persone con disabilità”.
Il risultato è stato uno luogo perfettamente attrezzato, un vero studio dentistico dentro le mura di un centro sociale. Aperto con regolarità e senza barriere di ingresso di nessun tipo. A garantire il servizio 6 dentisti volontari, che si organizzano in due turni settimanali, il lunedì e il venerdì pomeriggio. Con loro anche due assistenti alla poltrona.
Filippo è uno dei sei odontoiatri che ogni settimana prestano la loro opera a Làbas. “Stiamo assistendo persone soprattutto del nord Africa, – racconta – persone con tantissimi problemi di salute, che fanno fatica ad accedere a quel che il sistema sanitario nazionale mette a disposizione a chi ha un Isee sotto gli 8 mila euro. Spesso ce ne scordiamo, ma c’è chi non ha un Isee, non ha una residenza e neppure i documenti”.
Sono tante le cose da fare per far funzionare uno studio dentistico basato sull’opera volontaria di professionisti. Nonostante tutto resta il problema delle risorse: come pagare i consumabili, e cioè quei materiali che in ogni seduta vengono utilizzati e poi gettati via? E ancora: come pagare il costo materiale necessario alla costruzione di una protesi? Per il momento, spiega Filippo, i costi sono stati sostenuti con eventi di autofinanziamento dal basso, e con donazioni. Ma c’è anche l’idea, per ora allo stadio embrionale, di lanciare una sorta di “dentista sospeso”. Aprire cioè lo studio odontoiatrico di Làbas a tutti coloro che vorranno farsi la pulizia dei denti e che pagando (“prezzi popolari ovviamente”) aiuteranno a coprire le spese generali.
“Siamo orgogliosi di questo esperimento che si inserisce all’interno del nostro progetto Laboratorio di Salute Popolare”, dice Tommaso Cingolani di Labas, che sottolinea come ormai il centro sociale sia diventato ormai qualcosa di più, una sorta di “municipio sociale” che dalle 8 della mattina alle 19 di sera, da lunedì a venerdì, ha sempre le porte aperte alla cittadinanza. Nato dal basso ma con forti legami istituzionali – lo studio dentistico è stato controllato e autorizzato dall’Asl – il Laboratorio di Salute Popolare ha un obiettivo chiaro: “Vogliamo favorire il diritto universale e incondizionato alla salute e al benessere”.
Nel Laboratorio non c’è solo il servizio dentistico: c’è anche lo sportello psicologico e quello infermieristico, ci sono le staffette che ogni settimana raggiungono 60 persone senza casa in città, c’è un servizio di accompagnamento a aiuto nell’affrontare la burocrazia sanitaria, anch’essa a volte un ostacolo verso il raggiungimento del diritto alla salute e alle cure.
Ultimamente, aggiunge Stefano Caselli, hanno iniziato a chiamare anche tanti italiani. “Ci raccontano di avere un reddito insufficiente per pagarsi le cure alla bocca, ci dicono di avere letto di noi su internet o sul giornale e chiedono aiuto. Se sono indirizzabili ai servizi del sistema sanitario nazionale lo facciamo, altrimenti li prendiamo in carico e gli diamo subito un appuntamento. Le telefonate sono continue”.
L’articolo originale è pubblicato sul sito di Famiglie Accoglienti