Il 21 Marzo 2022 in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste il Bhutan ha celebrato con orgoglio la presenza considerevole del ben 71% di foreste che ricoprono il paese. Circa l’95% della popolazione fa affidamento sulla foresta per l’illuminazione, il riscaldamento e il cibo. Solo una piccola parte della superficie forestale totale, il 5%, è attualmente utilizzata per la produzione forestale commerciale. Il Bhutan sembra essere l’unica nazione al mondo carbon-negativa, insomma uno dei paesi più verdi del mondo. I dati sono stati riportati in occasione della giornata dall’ UNDP Bhutan.

È anche la costituzione del Bhutan a protegge le foreste: impone che almeno il 60 per cento del paese ne sia sempre coperto. Sono diversi i tipi di foresta che si possono incontrare nel regno (sub-subtropicale, di abete, latifoglia, pino blu, quercia sempreverde, abete rosso, cicuta e ginepro-rododendro) e con diverse variazioni altitudinali. Si passa dalle foreste subtropicali a 100 metri sopra il livello del mare al sud ai più alti boschi di conifere a 4.750 metri a nord, seguiti da prati forestali alpini e montagne innevate. Questi paesaggi contengono un vasto archivio di ecosistemi, specie e diversità genetica e svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere lo sviluppo socioeconomico, la conservazione della biodiversità, la salute ambientale e la resilienza climatica.

La deforestazione e il degrado sono le due principali minacce: sebbene la deforestazione sia relativamente minore, il degrado forestale è fonte di preoccupazione. Tra i principali fattori di degrado troviamo la raccolta legname, di legna da ardere, gli incendi boschivi e il pascolo del bestiame. Un’altra sfida chiave è la perdita dei terreni boschivi a causa delle attività di sviluppo, ma fortunatamente i progetti volti a monitorare questi aspetti sono molteplici. Ricordiamo che tra gli obiettivi fondamentali del paese, anche in chiave economica e di sviluppo, c’è la volontà ferma di rispettare la natura e l’ecosistema e di promuovere forme di economia locale, diversità biologica, resilienza climatica e benessere umano.

La conservazione del Bhutan è centrale nell’agenda del paese e delle varie associazioni coinvolte che a diverso titolo si occupano di promuovere un pianeta equo, inclusivo e sostenibile. Tra i programmi volti alla gestione sostenibile delle risorse naturali ci sono le campagne di sensibilizzazione ed educazione, il miglioramento degli impianti di irrigazione, il miglioramento dello sviluppo pastorale, delle strade, la riduzione della legna da ardere, l’utilizzo di apparecchiature ecocompatibili, attività di economia locale come l’artigianato.

Un tempo le foreste nel Bhutan erano considerate sacre. Gli abitanti di alcuni villaggi, ad esempio, credevano che gli alberi fossero intoccabili come il terreno, e che se disturbati potevano portare un cattivo presagio al villaggio: cambiamenti improvvisi nelle condizioni meteorologiche, una tempesta che poteva distruggere i raccolti, siccità o altre catastrofi naturali.

Per centinaia di anni le pratiche tradizionali di gestione forestale hanno promosso la conservazione delle foreste del Bhutan e della biodiversità, con molte porzioni intatte e collegate non da strade ma da fiumi a flusso libero. Tuttavia, le pratiche tradizionali di gestione forestale stanno gradualmente svanendo, dagli anni ’70 il Bhutan è passato dalla gestione forestale locale che si basava su restrizioni sociali anche di tipo religioso a un sistema gestito dal governo, basato sulla scienza forestale.

“Per secoli, le comunità bhutanesi hanno chiuso l’accesso alle montagne a rotazione, credendo che ciò le tenga a favore delle divinità locali. Questa pratica, nota come Reedum, coincide con le stagioni più calde, che sono più favorevoli alla crescita delle foreste, promuovendo a sua volta la conservazione delle foreste e prevenendo i disastri naturali. Un’altra tradizione, Tsadum, limita il pascolo in determinati paesaggi”

(https://forestsnews.cifor.org/64093/what-are-bhutans-sacred-forests-worth?fnl=en)

La mancanza di frane e inondazioni improvvise è ancora oggi considerata il risultato delle grazie degli dei, il Reedum, il Tsadum e altri costumi sacri, ritenute dai tempi tecniche efficaci di gestione delle foreste e del paesaggio. Tuttavia, non hanno un posto formale nella legge e quindi piano piano c’ è il rischio che vengano sempre meno riconosciute.

Ci sono dei tratti di strade strettissime e molto pericolanti a causa delle pareti rocciose e della caduta dei massi, soprattutto nelle zone rurali e selvagge, dove ad esempio si possono osservare tutta una serie di oggetti e simboli sacri messi lì per aggraziare le divinità e proteggere le strade. In particolar modo si possono osservare le bandiere di preghiera presenti ovunque e le Tsatsas, delle piccole stupe in terracotta.

Sonam Phuntsho, ricercatore presso l’Istituto Ugyen Wangchuck per la conservazione e la ricerca ambientale afferma che mancano dati su quanto oggi la foresta in Bhutan sia gestita secondo il diritto consuetudinario e quanti boschi sacri esistono ancora.

“Ci sono continue minacce ai boschi sacri e ai servizi ecosistemici associati a causa delle mutevoli dinamiche sociali e dello sviluppo economico” – afferma. “Negli ultimi 20 anni, la politica è cambiata e le norme e le regole consuetudinarie sono state bandite o ignorate e sostituite dalla silvicoltura scientifica”.

“La conservazione della cultura, che include regole e credenze spirituali, sarà dimenticata se le persone non la possono praticare”.

Sonam e i suoi colleghi scienziati sperano che la loro ricerca porti alla raccolta di prove sufficienti sull’efficacia delle pratiche tradizionali di gestione del territorio da condividere con il governo, vedendo infine queste norme sociali incorporate nelle politiche. Uno dei motivi per cui la consapevolezza di tali pratiche è scomparsa dagli uffici governativi è la maggiore urbanizzazione delle comunità bhutanesi, il fascino di una migliore istruzione e un lavoro più facile nella capitale Thimphu o in altre aree sviluppate.

(approfondimento della ricerca qui https://forestsnews.cifor.org/53479/how-happiness-impacts-forestry-and-vice-versa-in-bhutan?fnl=)

Fondamentale fermarsi oggi a comprende, studiare e valutare attentamente le situazioni che si presentano – dice uno lo studio dei servizi eco-sistemici forestali del Bhutan. “Le foreste fanno davvero parte della vita in Bhutan e vogliamo sapere come il popolo bhutanese percepisce i valori di queste foreste in termini di servizi ecosistemici che contribuiscono al loro benessere e oltre”. In questo modo sarà più semplice applicare all’indice di sviluppo quello dell’indice della felicità nazionale lorda (GNH), sostituto più olistico della misura standard del prodotto interno lordo (PIL).

Con l’indice GNH si deve garantire un equilibrio tra i quattro pilastri: conservazione dell’ambiente, conservazione culturale, equo sviluppo socioeconomico e buon governo.

Esiste un vero e proprio processo decisionale in cui “ogni proposta di sviluppo, budget e politica deve passare attraverso la commissione GNH per vedere se soddisfa i requisiti di equilibrio”. Se ne manca anche solo uno il progetto o l’attività si ferma.

Non è semplice verificare ad oggi l’attuazione di queste disposizioni e avere prove empiriche sui legami tra le foreste e il GNH anche per gli addetti ai lavori, sono necessarie ulteriori ricerche per determinare gli effetti sullo sviluppo nazionale, come definito dall’indice di felicità.