Secondo la definizione data dai vocabolari (“pace è la situazione contraria allo stato di guerra”) e il pensiero comune (“per amor di pace”, “mettersi il cuore in pace”, “lasciare in pace”), pace è sinonimo di condiscendenza, tranquillità, quieto vivere, rassegnazione; in altre parole, è una situazione statica, è mancanza d’azione.
In realtà, la pace vera è tutt’altro: non è vivere isolati in un fortino invalicabile; non è rinuncia, ma è azione, reazione consapevole nei confronti di quello che accade nel mondo che ci circonda.
La pace, quella vera, ci porta a ricercare la verità, ad esercitare giustizia, a vivere nella libertà, a perdonare le offese, ad amare il prossimo e a praticare la misericordia.
Se l’agire della scienza si interfaccia all’agire della vera pace, avremo un mondo più giusto e più solidale; se invece si intreccia all’egoismo, alla sopraffazione e all’odio, il mondo diventa un luogo inabitabile. Lo è già per il miliardo di persone che soffrono per la fame e la povertà.
Un famoso biologo, Stephen Gould, parlando della situazione dell’umanità, ha introdotto un concetto molto interessante indicato come “la grande asimmetria”: La tragedia umana, e anche la fonte della grande potenzialità cattiva della scienza, sta nel fatto che la realtà, le leggi naturali, sono caratterizzate da una grande asimmetria: per fare qualcosa di buono, ci vuole molto tempo.
Per rovinare tutto, basta un attimo. Così la biblioteca di Alessandria, dove erano raccolte le conoscenze di un millennio, è stata distrutta in un giorno di fuoco e un attentato può compromettere in un attimo anni di colloqui di pace.
Questo concetto è quanto mai attuale.
Negli ultimi decenni si è avuto un forte sviluppo della scienza e della tecnologia; basti a pensare ai settori dei trasporti e delle telecomunicazioni. Nello stesso tempo abbiamo potuto verificare che è praticamente impossibile controllare le frontiere (sbarchi degli immigrati), la sicurezza degli aeroporti e degli aerei (attentato delle Torri Gemelle) e persino le caserme dei soldati (strage di Nassirya); ci siamo inoltre accorti che basta un piccolo incidente (la caduta di un albero) per causare black out elettrici disastrosi anche nelle nazioni più avanzate.
Tutto questo dimostra che i sistemi tecnologici che sorreggono il nostro mondo occidentale sono estremamente fragili e vulnerabili.
Per questo, è illusorio pensare che il nostro benessere possa essere difeso con le guerre, perché le guerre seminano odio, l’odio alimenta il terrorismo ed il terrorismo ha buon gioco proprio per la fragilità delle nostre strutture.
Questo significa che la pace, oltre ad essere un imperativo morale, è una necessità perché un mondo altamente tecnologico caratterizzato dalla “grande asimmetria” può sopravvivere solo nella pace.
Più cresce la scienza, più si sviluppa la tecnologia, più c’è bisogno di pace.