“Il grande capitale non solo domina l’oggettività grazie al controllo dei mezzi di produzione, ma domina anche la soggettività grazie al controllo dei mezzi di comunicazione e di informazione. In queste condizioni esso può disporre a piacere delle risorse materiali e sociali, riducendo la natura ad uno stato di deterioramento irreversibile e tenendo sempre meno conto dell’essere umano.” Dal Documento del Movimento Umanista.
Negli ultimi venti anni la posizione italiana nell’indice mondiale della Libertà di Stampa ha veleggiato tra il 39° e il 77° posto. Questo dato non sorprende, in quanto l’informazione in Italia è da sempre stata monopolio della politica e di un ristretto gruppo di privati che hanno molto da spartire con la politica. C’è sicuramente chi se la passa peggio di noi, come l’Ucraina tra il 101° e il 138° posto, la Turchia tra il 98° e il 158° posto e la Russia tra il 121° e il 153° posto, mentre rappresentano per noi obiettivi quasi irraggiungibili Paesi come la Costa Rica e la Giamaica, attualmente al 5° e al 7° posto rispettivamente.
Questi dati sono riferiti al passato; per il 2022 vedremo i risultati il prossimo anno, ma c’è da scommettere che perderemo un po’ di posizioni.
La libertà di stampa è uno dei fattori che determina anche il livello di democrazia di ciascun paese e oggi l’Italia risulta una democrazia imperfetta, esattamente a metà strada tra il vertice della democrazia completa norvegese e il regime semi-autoritario turco e russo.
Nel ristretto gruppo di proprietari dei maggiori media italiani troviamo:
La famiglia Angelucci. Opera nella Sanità, Antonio Angelucci è stato tre volte deputato di Forza Italia, è proprietaria di Libero, il Tempo e numerosi giornali regionali.
Urbano Cairo, collaboratore per vari anni di Berlusconi. Oltre a LA7, controlla anche RCS, un mondo di quotidiani e riviste tra cui spiccano il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.
John Elkann attraverso il gruppo Gedi controlla ben 19 testate giornalistiche, tra cui spiccano La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, L’Espresso, Huffington Post, Limes, ed anche Radio DeeJay e Radio Capital. Ovviamente gli interessi della famiglia Agnelli sono molteplici e variegati, non ultimi l’asse commerciale Iveco-Leonardo per la produzione di blindati e la partecipazione in Rolls-Royce grande produttore mondiale di motori per aeri civili e militari.
Monti-Riffeser possiede il Resto del Carlino, La Nazione, il Giorno. Tra le attività di famiglia troviamo in primis la Raffineria Sorom e la coltivazione e commercio di prodotti agricoli.
Caltagirone possiede vari quotidiani, tra cui il Messaggero, il Gazzettino e il Mattino. Gli interessi di famiglia spaziano dagli immobili alle assicurazioni ad interessi misti pubblico privati come Acea.
Berlusconi. Mondadori e Mediaset dominano nell’informazione italiana e non solo. Inutile fare una lista perché le sue compartecipate vanno dall’immobiliare, alle radio, alle tv, ai giornali, ai partiti politici.
Alcuni sono anche pregiudicati, con interessi diretti o indiretti nella guerra e sicuramente nel favorire le richieste politiche. Da questa breve lista, a causa della concentrazione in poche mani possiamo capire perché c’è un unica direzione d’intenti, perché formano un coro unico, perché non c’è nessuna pluralità nelle informazioni.
Da quando l’Ucraina è stata invasa c’è stato un allineamento a un unica posizione che non si vedeva dai tempi dell’Istituto Luce. Nei primi 25 giorni di guerra nessuno poteva neanche alludere ad un eventuale provocazione Nato con la sua espansione ad Est. Solo in questi ultimi giorni è stato dato un minimo spazio ad una visione un pochino più complessa del “Putin è un pazzo”.
Ma attenzione, questi pochi minuti hanno un prezzo: ritrovarsi da solo in mezzo a 6-7 invasati che ti insultano, che ti mettono in bocca parole non dette, che ti ridicolizzano, che ti accusano di essere il primo alfiere del macellaio Putin.
E’ evidente a tutti coloro che si sono abituati nella loro vita a riflettere che qui c’è un problema. Se un qualunque esponente del PD può dire pubblicamente che il contratto del “filo-putiniano” Orsini debba essere cancellato e per questo il contratto viene davvero cancellato, allora il problema è grande, anche perché non stiamo neanche parlando di presentare in modo equilibrato nelle trasmissioni la posizione Nato, quella neutrale ed infine quella pro-Putin con gli stessi tempi di esecuzione.
No, stiamo cercando di capire perché, dopo 26 anni c’è di nuovo una guerra in Europa (e non 70 come molti giornali hanno detto). Se non sono i mezzi d’informazione ad informarci, ma allora a cosa servono? Non a informare, ma a uniformare, a dominare la soggettività.
Ho lavorato molti anni in giornali più o meno famosi e la costante è sempre stata che il direttore, in concerto con l’editore, dava la linea. Dare la linea non è qualcosa di astratto, ma qualcosa di molto concreto: non parlare mai male dei grandi marchi che fanno inserzioni per la casa editrice, non parlare mai male della proprietà, non parlare mai male dei partiti favorevoli alla proprietà. Data la linea, se uno non era d’accordo poteva tranquillamente trovarsi un altro lavoro oppure occuparsi di viaggi e cucina. Diciamo la verità, anche così non è esattamente il massimo, ma perlomeno nel panorama televisivo/giornalistico si potevano trovare posizioni diverse.
Oggi non è più così.
Oggi tutte le contraddizioni del nostro sistema d’informazione e comunicazione sono lampanti per tutti.
Oggi potete andare in edicola e prendere un giornale a caso, tanto sono tutti uguali (giusto un paio si distinguono, ma bisogna frugare nei dettagli).
Oggi la Politica domina incontrastata su tutti i mass media. Ma quando parlo di Politica non mi riferisco ai vari PD, 5stelle, Lega ecc., parlo della Politica NeoCon americana. Essa è entrata in tutto il nostro sistema e come una bomba nucleare ha annullato qualunque pensiero critico, qualunque deontologia professionale, qualunque verità.
In tutta l’informazione che ci danno non c’è nessuna critica e nessuna verità. Non c’è con le piogge di missili su Kiev prese dai videogiochi, con le prime pagine urlate di massacri di civili ucraini che poi erano russi, con articoli in cui con molta leggerezza si parla di uccidere Putin per porre fine alla guerra. Di quanti presidenti americani, per esempio, è stata invocata la morte per risolvere la situazione in Vietnam, Corea, Afghanistan, Iraq, Libia, Cile, Honduras, Salvador o Argentina? Di nessuno!
I nostri media non hanno intenzionalmente parlato dell’espansione Nato verso est, degli otto anni di guerra nel Donbass, del livello di democrazia e di libertà di stampa dell’Ucraina paragonabile a quello russo, se non negli ultimi giorni a causa della forte pressione pubblica verso questi temi.
La narrazione comune di tutti i mass media vuole solo produrre, attraverso le immagini proposte,non importa se reali o no, forti emozioni di disgusto, di rabbia e di odio verso il prevaricatore russo. Le fonti tra l’altro che usano sono molto limitate, di parte e molto spesso si sono rivelate false: il governo ucraino e l’intelligence americana. Normalmente al primo segno di non veridicità della fonte, questa viene abbandonata, ma ora non siamo in una situazione normale, prendiamone tutti atto.
Mi si obietterà che i giornali e molte tv sono private, quindi possono allinearsi come e dove vogliono, anche se i contributi statali per la sopravvivenza dei giornali li rendono in qualche modo a compartecipazione statale. In tutti i casi la Rai è un servizio pubblico e non un servizio partitico o governativo. Il servizio pubblico deve garantire l’intera collettività, cioè il popolo italiano e non il Parlamento, come vogliono farci intendere con la spartizione che c’è ad ogni cambio di governo.
Fortunatamente, nonostante questa spinta continua di tutti i media e politici verso una guerra anche globale contro la Russia, la maggior parte della gente non solo è contraria a un intervento diretto della Nato in Ucraina, ma anche ad inviare armi, una scelta che di fatto sta rendendo l’Italia parte attiva in questo conflitto. Perciò il Parlamento, mai come oggi, rappresenta solo un terzo degli italiani e la Rai dovrebbe dare spazio alle opinioni, idee e proposte di coloro che in un qualche modo vogliono rappresentare gli altri due terzi dei cittadini contrari all’invio di armi in Ucraina.
L’unico modo che ci è rimasto per informarci su questo conflitto è cercarci da noi le informazioni, decidere noi stessi quali debbano essere le nostre fonti, sapendo però che la guerra falsifica tutto ciò che circola al suo riguardo in Europa come in Russia. Il livello d’informazione in Italia è tale che stiamo facendo concorrenza alla Russia, ma forse siamo scesi già un gradino più in basso poiché in Russia Putin ha il problema di controllare ed eventualmente chiudere giornali e reti televisive non allineati, mentre in Italia non ce n’è bisogno perché dicono tutti le stesse cose…
Scegliamo pure le nostre fonti, meglio scegliere la fonte sbagliata che non sceglierne nessuna e lasciare questa scelta al governo. Perché l’acqua che sta ferma alla fine diventa marcia.