A pochi giorni dalle decisione dei leader europei di aumentare drasticamente le spese militari al vertice di Versailles, un nuovo rapporto dello European Network Against Arms Trade ENAAT (di cui Rete Italiana Pace e Disarmo fa parte) e del Transnational Institute rivela come i primi programmi di difesa dell’UE, del valore di quasi 600 milioni di euro, siano inficiati da conflitti d’interesse, accuse di corruzione e siano notevolmente al di sotto degli standard etici e legali più elementari.
Il Rapporto rileva che nove dei 16 rappresentanti dell’organo consultivo dell’UE che ha portato alla creazione del bilancio militare erano affiliati all’industria delle armi. Otto di queste entità – Airbus, BAE Systems, Indra, Leonardo, MBDA, Saab, Fraunhofer e TNO – hanno finora ricevuto oltre 86 milioni di euro o il 30,7% del totale, anche se l’importo finale sarà probabilmente molto più alto una volta che l’intero bilancio sarà assegnato.
“Il processo decisionale dell’UE è stato indirizzato da aziende altamente lucrative che sfruttano gli spazi politici per il proprio guadagno” avverte Niamh Ní Bhriain, coordinatore del programma al Transnational Institute.
Cinque degli otto maggiori beneficiari – Leonardo, Safran, Thales, Airbus e Saab – sono stati coinvolti in numerose accuse di corruzione, mentre i sette maggiori beneficiari sono coinvolti in esportazioni di armi altamente controverse verso Paesi che vivono conflitti armati o dove sono in vigore regimi autoritari e le violazioni dei diritti umani sono diffuse. “Il fatto che l’UE potrebbe finanziare entità coinvolte in affari di armi controverse, produttori di armi nucleari, o che sono stati esposti per corruzione, solleva seri interrogativi sulle procedure di approvazione dell’UE”, sottolinea Alexandra Smidman, ricercatrice associata di Shadow World Investigations.
L’UE sta finanziando nuovi sistemi d’arma che spesso si basano su tecnologie “intelligenti” come i sistemi automatici senza equipaggio o l’intelligenza artificiale, che rimangono in gran parte non regolamentati dall’UE. “Questi progetti sono controversi perché potrebbero potenzialmente cambiare la condotta della guerra rendendo le leggi della guerra obsolete”, avverte Pere Brunet, ricercatore del Centro Delàs per gli studi sulla pace.
Eppure i controlli applicati dall’UE per approvare il finanziamento di armi letali non rispettano nemmeno i più elementari standard legali ed etici, con l’ufficio del Mediatore che esprime preoccupazione per l’assenza di una valutazione dettagliata della loro conformità al diritto internazionale. “Questa è una deregolamentazione de facto di uno dei bacini di denaro più letali di Bruxelles”, aggiunge Joaquin Rodriguez, professore associato all’Università Autonoma di Barcellona.
Il rapporto dettaglia la mancanza di trasparenza e di controllo democratico nel modo in cui vengono approvati i finanziamenti della Commissione europea. “Dato che questi progetti sono destinati a creare armi e altri sistemi militari che potrebbero essere usati dagli eserciti in Europa e oltre, è necessaria una rigorosa supervisione pubblica”, dice Laëtitia Sédou, responsabile del programma della Rete europea contro il commercio di armi.
La gran parte dei finanziamenti stanziati finora va alle aziende situate nei maggiori Paesi esportatori di armi dell’UE, vale a dire Francia, Germania, Italia e Spagna, cui è stato assegnato il 68,4% del bilancio. “La spesa militare dell’UE mira esplicitamente a rafforzare l’industria della difesa europea, che aumenterà le sue esportazioni di armi, alimenterà una corsa globale alle armi e porterà a più guerre, distruzione e morte”, sostiene Mark Akkerman, ricercatore di Stop Wapenhandel.