Facciamo appello a tutte e tutti coloro che ripudiano e odiano la guerra perché partecipino domenica 6 marzo dalle 14,30 alla manifestazione davanti alla base militare di Ghedi.
Questa base è il simbolo e lo strumento della guerra più estrema e finale, quella nucleare. A Ghedi sono presenti le bombe atomiche e i bombardieri per usarle e se ne vogliono installare di nuove criminalmente più efficaci.
Siamo a Ghedi per dire no alla guerra, per il cessate al fuoco immediato in Ucraina e per solidarietà a tutte le popolazioni che della guerra sono le vittime. Vogliamo il riconoscimento del diritto all’auto-derminazione e alla vita in pace del popolo ucraino e di quello del Donbass, di tutti i popoli.
Siamo contro ogni aggressione militare, quella di Putin oggi, quelle della NATO negli ultimi trent’anni.
Ci opponiamo alla decisione del governo e del Parlamento di inviare armi in Ucraina, in totale violazione della Costituzione, che porta l’Italia in guerra. Vogliamo fermare l’escalation di rappresaglie e armi, alimentata da una isteria bellicista senza precedenti, il cui sbocco può essere la terza guerra mondiale.
Fermare la guerra vuol dire fermare la guerra, non alimentarla.
Diciamo no alle armi nucleari che potrebbero essere smantellate con il Trattato per la loro proibizione, a cui aderisce la maggioranza dei paesi ONU, ma che viene rifiutato dal governo italiano e dalla NATO.
Se si vuole la pace si deve costruire la pace, cioè disarmare e sciogliere le alleanze militari a partire dalla NATO.
Un mondo in pace è un mondo senza potenze dominanti, senza imperialismi, senza blocchi contrapposti.
“Chiudete gli arsenali, aprite i granai”, diceva Sandro Pertini. Oggi è vero e concreto più che più mai