La Marina Militare italiana è tornata a pattugliare il Golfo di Guinea a “difesa” del traffico mercantile e delle grandi compagnie petrolifere, ENI in testa.
Salpata dal porto di Civitavecchia il 24 febbraio, dopo uno scalo tecnico a Dakar (Senegal), la fregata missilistica “Luigi Rizzo” è giunta nelle acque del Golfo per concorrere alle operazioni militari USA-UE anti-pirateria.
La missione in Africa occidentale si protrarrà sino alla fine di giugno.
La nave da guerra “Luigi Rizzo” (F595) è la seconda unità FREMM della classe Bergamini in configurazione multiruolo. Costruita negli stabilimenti di Fincantieri SpA, è stata consegnata alla Marina il 20 aprile 2017 e posta alle dipendenze della 1^ Divisione Navale di La Spezia. La fregata imbarca 131 militari tra cui un gruppo di fucilieri della Brigata “San Marco” ed è armata con potenti dispositivi di fuoco: cannoni Oto Melara da 76/62 mm e da 127/64 mm con munizioni guidate ad alta precisione Vulcano; mitragliere da 25/80 mm Oto Melara/Oerlikon GBM-A01; lanciatori per siluri da 324 mm MU-90 Impact; missili superficie-aria e antimissile MBDA Aster; un elicottero NH-90 dotato di siluri leggeri e missili anti-nave Marte Mk 2/S.
“Le capacità di scoperta e l’armamento la rendono idonea per svolgere tutte le missioni tipiche delle unità di questa classe”, spiega lo Stato Maggiore della Marina. “Tra esse la polizia dell’alto mare con l’assolvimento di operazioni antiterrorismo, di sorveglianza ed interdizione dei traffici illeciti, di prevenzione e controllo dell’immigrazione illegale, della protezione delle linee di comunicazione in mare e del traffico mercantile; le support-land operations, con la scorta a convogli o forze navali in transito, la protezione di siti terrestri e la difesa antiaerea degli stessi; il contrasto alla minaccia di superficie; il power projection support, con il coordinamento e il controllo di azioni contro costa, l’immissione di forze speciali e il supporto mediante impiego di armi contro obiettivi terrestri”.
A spiegare gli obiettivi e le finalità della missione italiana nel Golfo di Guinea sono i vertici della Marina Militare. “L’operazione che abbiamo denominato Gabinia è volta a garantire la vigilanza e la protezione degli interessi nazionali, nonché a sviluppare attività di cooperazione con le Marine partner e alleate presenti nella regione”, afferma l’ammiraglio Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra Navale (CINCNAV).
“La Marina Militare è al servizio della comunità: quello che succede nel Golfo di Guinea ha un diretto impatto sul nostro Paese, sulla nostra industria e sul nostro commercio marittimo”, aggiunge l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore. “Su nave Rizzo ci sono idealmente tre Ministeri: quello della Difesa, quello degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quello dello Sviluppo Economico; questo è un segnale di coesione del Sistema Paese verso la marittimità. Il task principale riguarda la prevenzione ed il contrasto della pirateria in quello specchio di oceano Atlantico, un fenomeno molto più agguerrito e notevolmente differente rispetto a quello che riguarda l’oceano Indiano”.
“Questa zona nel 2021 ha raggiunto gli onori della cronaca classificandosi come uno dei mari del mondo più a rischio per gli attacchi di pirateria e allo stesso tempo di estrema rilevanza per gli interessi nazionali correlati e per la sua stretta connessione con il Mediterraneo”, aggiunge il capo di Stato Maggiore. “Il Golfo di Guinea è da considerarsi il ponte per l’ingresso nel mare nostrum e gran parte dei prodotti e delle materie prime afferenti all’Africa occidentale transitano attraverso le principali vie di comunicazione marittime”.
Per la fregata missilistica “Luigi Rizzo” si tratta della terza missione in Africa occidentale. “Il 2022 segna il consolidamento di un livello maggiore di presenza e regolarità nell’azione della Marina nel Golfo di Guinea, raggiungendo gli 8 mesi all’anno”, avverte l’ammiraglio Enrico Credendino. Una presenza dunque ancora più stabile per le unità da guerra italiane nelle acque prospicienti la Costa d’Avorio, il Ghana, la Nigeria e l’Angola. Una proiezione muscolare in nome e per conto del Sistema Italia, la cui denominazione voluta dal ministero della Difesa dovrebbe preoccupare forze politiche e società civile. “L’Operazione Gabinia prende il nome dalla legge romana approvata nel 67 a.C. che concesse a Pompeo Magno i più ampi poteri possibili per condurre la guerra contro i pirati che ormai da decenni rendevano insicuro il Mediterraneo e le sue coste”, scrive lo Stato Maggiore della Marina. Una infausta reminiscenza storica che ci riporta allo strapotere che il Senato dell’antica Roma concesse al generale-condottiero in barba al diritto: massima libertà operativa nel Mare Nostrum e nella terra ferma sino a 50 miglia di distanza dalle coste con un’armata di 500 navi, 5.000 cavalieri e 120.000 fanti. Con in più l’aggravante che l’approvazione della legge Gabinia segnò una tappa fondamentale nel collasso della Repubblica romana e nella fondazione dell’Impero, autoritario, militarista ed espansionista.
Nel testo approvato dal Parlamento nel luglio 2020 che ha dato il via al pattugliamento del Golfo, la nuova missione militare è inserita nel capitolo riservato al Potenziamento dei dispositivi nazionali e della NATO. “E’ autorizzato l’impiego di un dispositivo aeronavale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea con l’obiettivo di assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell’area”, riporta il dispositivo. “In particolare è previsto lo svolgimento dei seguenti compiti: proteggere gli asset estrattivi dell’ENI presenti in Nigeria e in Ghana; supportare il naviglio mercantile nazionale in transito; rafforzare la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi; garantire una presenza e sorveglianza non continuativa, con compiti di Naval Diplomacy”. Una presenza in Africa occidentale per proteggere dunque petrolio, gas e gli interessi degli armatori italiani e, come enfatizzato dalla Marina, utile a “valorizzare e promuovere le peculiarità dei sistemi imbarcati sulle unità della classe FREMM”, cioè i cannoni, i missili e gli elicotteri prodotti dalle maggiori industrie nazionali del comparto militare.
Per comprendere cosa farà davvero nei prossimi mesi la “Luigi Rizzo” è utile riportare quanto fatto dall’unità da guerra gemella, la FREMM “Antonio Marceglia” nel corso della sua missione nel Golfo di Guinea dal settembre al dicembre 2021, sempre nell’ambito di Gabinia.
Transitando al largo delle coste senegalesi, il 19 settembre la “Marceglia” ha svolto un’intensa attività addestrativa con la fregata “Independência” della Marina Militare del Brasile, con abbordaggi del team della brigata “San Marco” ed appontaggi di elicotteri. Il 3 ottobre 2021 la nave italiana ha effettuato una passing exercise (passex) con la fregata francese “Commandant Ducuing” nelle acque antistanti il delta del Niger, fragile e conflittuale regione africana in cui sono presenti infrastrutture estrattive delle società ENI e SAIPEM. “La Passex è un esempio di cooperazione condotta regolarmente tra assetti navali alleati ed UE per migliorare l’interoperabilità dei mezzi e aumentare il livello di addestramento degli equipaggi e in particolare dei team specialistici”, riporta l’ufficio stampa della Marina. “Questo evento mirava in particolare ad addestrare il personale nell’impiego delle mitragliere automatiche OTO-Melara da 25/80 mm. A seguire, l’esercitazione ha visto il team della Brigata Marina San Marco e la controparte francese delle Troupes de Marine impegnati in attività di abbordaggio”.
Cinque giorni dopo la “Antonio Marceglia” interveniva in soccorso del mercantile liberiano “Queen Zenobia” al largo delle coste del Ghana, dopo aver ricevuto una comunicazione del Maritime Multinational Coordination Centre di Accra sulla presenza a bordo di persone estranee all’equipaggio. Dopo aver lanciato in volo l’elicottero SH90 con a bordo un team di fucilieri della “San Marco”, il mercantile veniva scortato sino alla Nigeria dove veniva preso in consegna da un’unità di guerra nazionale che lo conduceva in porto a Lagos. Nessuna azione di pirateria, dunque, solo un intervento di pre-allarme ma sufficiente ad essere enfatizzato dai media come esempio chiave del ruolo della Marina italiana a presidio dei mari africani. Approdata nel porto ghaniano di Accra-Tema, la fregata ha poi ricevuto una speciale benedizione dal Nunzio Apostolico, monsignor Henryk Mieczysław Jagodziński. “Voi siete operatori di pace e la vostra presenza è al servizio di queste terre e dei suoi popoli”, aggiungeva il prelato.
Di ben altra portata militare e strategica la partecipazione di Nave Marceglia, a inizio novembre, all’esercitazione aeronavale multinazionale a guida francese GANO – Grand Africa NEMO 2021. “Essa ha promosso il concetto UE di Coordinated Maritime Presences nel Golfo di Guinea, con l’obiettivo di aumentare le capacità di interoperabilità ed info-sharing tra gli assetti europei dispiegati in area, per una risposta sempre più attagliata alle crescenti sfide in materia di sicurezza, quali la pirateria marittima ed i sequestri di marittimi a scopo di estorsione”, spiega la Difesa. Ai war games hanno partecipato pure il pattugliatore oceanico brasiliano “Amazonas”, fregate e pattugliatori delle Marine di Belgio, Danimarca, Portogallo, Regno Unito e Spagna, unità di numerosi paesi africani (Angola, Benin, Camerun, Capo Verde, Congo, Costa d’Avorio, Gabon, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Guinea Equitoriale, Liberia, Marocco, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sao-Tomé e Principe, Senegal, Sierra Leone, Togo) e finanche alcuni marines assegnati al Comando delle Forza Navali USA per il continente africano (U.S. Naval Forces Africa – NAVAF) con quartier generale a Napoli. A coordinare la maxi-esercitazione il Centre Regional de Securité Maritime de l’Afrique Centrale (CRESMAC) ospitato a Pointe-Noire, Congo.
“Durante questa intensa settimana sono stati elaborati venti scenari con lo scopo di simulare attività di Counter Piracy, Search And Rescue (SAR), operazioni anti-inquinamento ed addestramenti mirati al contrasto del traffico di armi, droga o migranti”, spiega la Marina italiana. “In particolare, Nave Marceglia ha interagito con la Marina ghanese e con lo United Nations Office on Drugs and Crime, simulando di essere un mercantile piratato (…) Nave Marceglia si è poi addestrata con la Marina del Benin, simulando di essere una petroliera sotto attacco e, successivamente, un traghetto coinvolto nel traffico di migranti. Il 9 novembre, ultimo giorno dell’esercitazione, nelle acque antistanti Pointe Noire le unità di Italia, Francia, Danimarca e Brasile, insieme ad un mezzo d’assalto della Marina congolese, hanno condotto una parata navale e la simulazione di un attacco di pirati”.
Nuova esercitazione con le navi militari di Danimarca e Portogallo il 21 novembre 2021, a largo delle coste della Nigeria. “Al fine di affinare le tattiche operative e le capacità di intervento, le tre unità navali hanno svolto diverse manovre cinematiche, esercitazioni di segnali a lampi di luce e bandiere nonché procedure di comunicazione radiofoniche”, riporta la Marina italiana. “Il personale specialista ha svolto vicendevolmente gli abbordaggi, ponendo in essere le tattiche di inserzione a mezzo gommoni a chiglia rigida. La fregata italiana, al termine dell’esercitazione, ha virato la prora verso Accra, la capitale del Ghana, per una sosta logistica di ripianamento”.
Dopo una tappa a Libreville, Gabon, ospite d’onore il ministro della Difesa Michael Moussa-Adamo, la fregata FREMM ha raggiunto il porto di Monrovia (Liberia), per addestrarsi con unità specializzate della Marina liberiana. Poi un’ultima tappa a Dakar. “L’occasione è stata propizia per organizzare un evento trilaterale con un pattugliatore della Marina senegalese ed un aereo da pattugliamento marittimo Falcon 50 della Marine Nationale ”, annota lo Stato Maggiore della Difesa. “Il corpo diplomatico italiano ha evidenziato nell’occasione l’importanza strategica che riveste il Senegal per l’Italia, ricordando la formazione di giovani allievi ufficiali senegalesi, ora Comandanti della Marina, presso gli istituiti di formazione della Marina”. Dopo il Senegal, la fregata “Antonio Marceglia” ha lasciato le acque del Golfo di Guinea e rientrare a La Spezia alla vigilia di Natale dopo una breve sosta operativa a Casablanca (Marocco) per svolgere l’esercitazione bilaterale ITA-MOR 21.
Tappa fondamentale dell’impegno della fregata nell’ambito dell’Operazione Gabinia l’“esercitazione di antipirateria” svolta il 28 ottobre 2021 in acque internazionali, in prossimità dell’isola di Bioko (Guinea Equatoriale) con la motonave veloce “Blue Brother” della Società Bambini S.p.A. di Ravenna, associata a CONFITARMA, la Confederazione Italiana Armatori. La “Blue Brother” opera da più di vent’anni nell’area tra il Golfo di Guinea e l’Angola a supporto di attività petrolifere offshore e l’addestramento con la FREMM è stata promossa in coordinamento con la Centrale Operativa del Comando CINCNAV e il Comando Generale del corpo della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera.
“Dal 2020, anno in cui è iniziata l’Operazione Gabinia, la Marina Militare ha già effettuato altre esercitazioni similari che hanno coinvolto le fregate Luigi Rizzo e Federico Martinengo insieme alle unità da carico del Gruppo Grimaldi e di Carbofin S.p.A.”, spiega la Difesa. Come aggiunge CONFITARMA, le attività congiunte rappresentano un “importante test delle procedure di allarme e delle comunicazioni tra tutti i soggetti coinvolti, ma anche un’occasione preziosa per verificare i piani di sicurezza in vigore e mettere a punto l’interazione operativa e tattica tra le unità della Marina Militare presenti nell’area e il naviglio nazionale di volta in volta interessato”.
Intervenendo al convegno organizzato a Roma il 15 dicembre 2021 dalla Confederazione Italiana Armatori per celebrare i 120 anni della sua istituzione, il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha enfatizzato la partnership tra forze armate e società private di navigazione. “In un sistema geopolitico sempre più fluido e dinamico caratterizzato da una crescente competizione per l’accesso alle risorse, il mare è sempre più la nuova frontiera dello sviluppo economico, commerciale, energetico, tecnologico e alimentare”, ha dichiarato Guerini. Da qui la necessità di “presidiare attentamente” l’ambiente marittimo.
“Ricordiamoci sempre che un mare sicuro è un mare poco costoso mentre un mare insicuro è un mare estremamente costoso”, aveva affermato due mesi prima a Report Difesa il presidente di CONFITARMA, Mario Mattioli, durante Seafuture 2021, l’esposizione internazionale dei sistemi navali dual use (militare-civile) di La Spezia. “Per noi armatori il rapporto con la Marina Militare è sempre più fondamentale per proteggere i traffici commerciali”.
Ottimo affaire quello militare-industriale: i costi della collaborazione sono a carico dei contribuenti italiani mentre i profitti restano in mano agli azionisti delle transnazionali petrolifere e delle compagnie di navigazione.
Nave militare italiana nel Golfo di Guinea
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