Avevamo già avuto il sospetto che qualcosa non andasse nell’esecuzione degli sgomberi delle case popolari sia a Tor Bella Monaca che a San Basilio. Con un’esposizione mediatica esagerata e con una pioggia di dichiarazioni sul ripristino della legalità, a fronte di poche case recuperate e con effetti collaterali decisamente negativi. Tra questi, la diffamazione a danno di persone che si sono viste mettere sulla strada con minori e anziani venendo tacciate di esser parte dei clan, mentre le attività criminose che si diceva di aver colpito proseguono tranquillamente.
Gli effetti collaterali di cui parliamo sono rappresentati anche dalla reazione popolare che a San Basilio gli abitanti hanno messo in campo con rabbia e determinazione. Molte famiglie si stanno organizzando per resistere agli sgomberi e di questo sia la Prefettura che l’Ater, nonché la Regione Lazio, dovranno tenere conto.
Ma la lettura di alcuni articoli di giornale ci ha svelato con cura la narrazione che si tenta di far passare per sostenere gli sgomberi in atto. Gli alloggi si starebbero liberando dalla presenza degli occupanti per fare spazio agli aventi diritto in attesa nella graduatoria e niente di meno che agli occupanti degli stabili minacciati di sgombero. Si dipinge in questo modo il terribile quadro di una possibile guerra tra poveri. Tra chi ha occupato per necessità e attende di essere sanato o aspetta pazientemente in graduatoria o vive nelle occupazioni abitative individuate dal Prefetto come stabili da liberare al più presto.
Tutto questo avviene mentre la città vive il peggior momento della sua storia in termini di emergenza abitativa da vent’anni a questa parte, con ancora la difficile gestione di una pandemia che ha mietuto vittime e ha allargato la fascia sociale in disagio economico e nel pieno di un conflitto militare in Europa con conseguenze economiche anche nella quotidianità di tutti noi.
Respingiamo al mittente la narrazione tossica fornita da alcuni quotidiani. Lo abbiamo detto in questi giorni di mobilitazione, e lo ripetiamo: per noi, il bisogno della casa è unico, e non accettiamo divisioni tra chi subisce la piaga di sfratti, sgomberi e pignoramenti. E a certi giornalisti andrebbe forse ricordato che, nello svolgersi del tanto decantato Modello Caravaggio, più volte i neo-assegnatari si sono trovati davanti ad alloggi già occupati per necessità. Nessun@ ha mai richiesto di sgomberare quelle persone, bensì una nuova assegnazione, poi avvenuta. A dimostrazione del fatto che le case, volendo, ci sono! E gli alloggi che mancano non si recuperano certo fomentando la guerra tra poveri e gestendo sempre tutto all’insegna dell’ordine pubblico. Serve un piano straordinario per affrontare in maniera strutturale l’emergenza abitativa galoppante, fermando sfratti, sgomberi e pignoramenti finché esso non sarà attuato. Il blocco deve essere immediato, in quanto non funzionano le forme individuate dalla Prefettura per limitare l’uso della forza pubblica nell’esecuzione dei provvedimenti, e Comune e Regione sono ancora lontane dal saper intervenire con autorevolezza nella situazione attuale.
Sosteniamo le mobilitazioni che chiedono alle amministrazioni locali ed al Governo un cambio di passo all’altezza, con risorse e iniziative tali da non lasciare la questione solo nelle mani di chi gestisce l’ordine pubblico. La questione abitativa non è materia risolvibile con la forza né con la criminalizzazione della povertà. Fino a quando questi segnali non saranno visibili ci vedrete nelle strade oltre che sui tavoli di confronto. Buon lavoro. Ai nostri posti ci troverete!
comunicato del Movimento per il Diritto all’Abitare
Roma, 15 marzo 2022