C’è un tratto nella narrazione dell’autrice, i personaggi sono dotati sia di bianco che di nero, non c’è un pregiudizio o un giudizio, oscillano spesso fra elementi positivi e negativi, risultano vicini e lontani, comprensibili ma anche insondabili, mai definitivamente circoscrivibili in una percezione semplice. C’è una profondità di caratteri, di vita, di emozioni, di sfumature. Ti sembra di coglierne l’essenza ma subito ti sfugge. Salvate forse, in gabbia, in fuga, in lotta, in cerca di una dimensione in cui poter essere realmente se stesse, ma poi ci si chiede se si siano mai conosciute veramente, se non avessero vissuto troppo per poter trovare una propria essenza, in mezzo al cammino. Sembrano uscire dalle viscere della terra, autentiche, senza filtri, donne narrate da Dale Zaccaria che sa portarle fuori dalle pagine, le plasma e le porta sotto il nostro sguardo che spesso fugge dalla realtà, che qui ci raggiunge e ci costringe a riflettere. Ci troviamo in questo viaggio e ci dobbiamo confrontare con la durezza della vita, le esperienze, le violenze in cui molte troppe volte annega la nostra umanità. Storie nella Storia, discriminazioni, stigmatizzazioni, attraverso gli anni recenti o più lontani. Un flusso narrativo che porta con sé tracce di Pasolini e di neorealismo, con una prosa che spesso cede spazio alla poesia, la prima arte per Dale Zaccaria, e lascia che prenda il sopravvento la passionalità, la visceralità della grandissima Regina, Franca Rame.
“Chi lancia la trama del male lancia la violenza e la rovina. Ma sopra ogni violenza sopra ogni rovina una nuova stella nasce senza fare rumore.”
C’è quindi un filo che attraversa le storie, che sono un monito contro ogni forma di violenza, un inno alla resistenza, uno sguardo di speranza che in fondo qualcosa di luminoso possa nascere. È la speranza che dopo tanti conflitti, guerre, sofferenze ci possa essere una cura per questa Umanità ferita e che a tratti smarrisce il buon senso. Sembra che a cicli torni davanti a noi la necessità di quella Resistenza, e se per alcune generazioni lo sguardo è un po’ meno certo su ciò che accadde, è nostro compito raccontare senza sosta. Tenendo sempre a mente queste parole: “I dolori della guerra li porterò fino alla fine con me, fino alla mia morte.”
Stretto il rapporto delle donne con una Natura che ci ricorda le fragilità e i limiti degli esseri umani.
“La terra mi aveva insegnato quanto forte fosse la vita. Vedevo le margherite morire e rinascere ogni volta. Tutto si legava al ciclo misterioso dell’universo.
Un perfetto equilibrio nel cosmo governava i mondi conosciuti e sconosciuti. Anche il caos aveva la sua ragione e la sua bellezza.
La terra comportava sudore e fatica. Donava sì, ma non regalava mai nulla. Con sé aveva la forza positiva di generare e cibare e quella negativa di distruggere e annientare.”
Domare le onde, le asperità del terreno, sempre cercando di cambiare e migliorare qualcosa, che sia pure soltanto un angolo di vita.
Dale Zaccaria
Sette carte alla regina
NeP edizioni
Simona Sforza
Il libro Sette Carte alla Regina sarà presentato all’interno del Festival del libro per la pace e la non violenza. Insieme all’autrice saranno presenti le insegnanti Marianna Sturba e Martina Cicolini e il fotografo Massimo Tennenini. Il Festival si terrà dal 2 al 5 Giugno a Roma. E’ attivo il crowdfunding a sostegno dell’iniziativa, tutte le informazioni sono presenti sul sito ufficiale. http://www.eirenefest.it