La Fucina per la Nonviolenza di Firenze guarda con sbigottimento alla manifestazione, Cities Stand with Ucraina, di sabato 12 marzo, nella propria città, promossa dal sindaco Dario Nardella. Lo sbigottimento della Fucina nasce dalla constatazione che l’iniziativa si dice “per la pace”, ma accoglie la richiesta di inviare armi all’Ucraina, paese belligerante, espressa dal suo Presidente in carica.
L’invasione da parte della Russia è da condannare, è un crimine ed un errore, ma la decisione di inviare armi in quel conflitto è la risposta sbagliata:
- l’Ucraina è un paese già stracolmo di armi fornite dai governi della NATO, averne altre può solo prolungare le ostilità provocando più sofferenze e vittime civili;
- l’invio di armi chiude ai paesi europei la possibilità di porsi come mediatori e di contribuire alla chiusura del conflitto;
- l’invio di armi schiera chiaramente il nostro paese, aderente alla NATO, come “belligerante”;
- non sappiamo esattamente in che mani tali armi andranno, vista la presenza di gruppi di estremisti neonazisti vicini al governo di Kiev che potrebbero opporsi a qualsiasi tipo di negoziato, non deponendo le armi al momento del cessate-il-fuoco.
La manifestazione è stata una sfilata di personalità della politica, dei “grandi”, ma nessuno ha formulato un pensiero diverso dal cliché. Nessuno ha proposto concrete azioni di pace mentre invece, come dice Alex Zanotelli “c’è urgenza di gesti importanti”. Ci si limita a evocare Giorgio la Pira, i suoi inattaccabili valori, ma l’ex sindaco di Firenze non avrebbe mai chiesto di inviare armi in un conflitto aperto; avrebbe cercato, prima di tutto, di andare in prima persona nei paesi belligeranti a chiedere di fermare la guerra, non di proseguirla.
Gli organizzatori di piazza Santa Croce forse non si rendono conto che la decisione di inviare armi, invece che la pace, rischia di provocare un disastro colossale; la richiesta di una no-fly zone, fatta da Zelenski, significherebbe un confronto diretto dei nostri paesi contro le forze russe, il che potrebbe provocare una rapida escalation miliare tra paesi dotati di testate nucleari. Oggi si deve invece lavorare subito e con urgenza a fermare quel conflitto.
La Fucina per la Nonviolenza denuncia come non si siano mai voluti ascoltare i pacifisti russi ed ucraini che hanno sempre trovato, sulla base dell’accordo di Minsk, proposte comuni per trovare la pace: dal 2014 c’è già guerra, con migliaia di vittime ucraine, specialmente russofone, causate dalle milizie legate al governo di Kiev, finché, strumentalizzando tale situazione, l’invasione attuale ha precipitato le cose. Nessuno ha pensato di intervenire prima e nella situazione presente nessuno pensa di intervenire con corpi civili di pace o per tentare una interposizione dell’ONU o per incoraggiare e organizzare la resistenza nonviolenta; si invoca invece la resistenza armata del popolo ucraino per prolungare le ostilità non per difendere la libertà del paese invaso, ma per indebolire la Russia con una ipocrita guerra per procura, senza seri tentativi di bloccarla con negoziati e salvare vite umane.
È inoltre estremamente inquietante il clima creato dal “pensiero unico” dei principali media, di quasi tutti i partiti, di alcuni sindacati e di molti intellettuali, strettamente aderenti alla narrativa dominante, tanto da bollare ogni voce dissenziente o che semplicemente voglia fare un ragionamento più ampio, con accuse di collusione col “nemico Putin”. Si vuole condizionare l’opinione pubblica ad una scelta bellicista.
Si vede anche un consenso blindato sulle sanzioni economiche, senza alcuna riflessione seria sulla cui efficacia in merito all’impatto sulle incolpevoli popolazioni civili (in passati casi hanno persino rafforzato il consenso del vertice politico anziché colpirlo) e sui contraccolpi che può avere sul resto dell’umanità, in specie sulle le fasce più deboli dei popoli di tutto il mondo, mettendo in questione anche la riconversione ecologica, necessaria per salvarsi dal disastro planetario, che evapora davanti alle grida che chiedono armi. La Fucina per la Nonviolenza di Firenze invita tutte e tutti ad alzare la voce e dire che per fare la pace si deve prima di tutto fermare la guerra e fermare la follia che ha preso le menti di chi gestisce il potere.