Due giorni che sfidano ogni tentativo di contrapporre questione sociale e questione ambientale, e che si fondono idealmente in un’unica giornata di lotta.
La crisi climatica è una crisi del clima ma soprattutto delle relazioni determinate dall’essere umano. È il risultato di uno sviluppo sociale che tutt’oggi altera e peggiora la vita delle persone, contaminando il loro rapporto con il lavoro, la precarietà, la sanità, la mobilità, con l’ambiente e con la cura dell’altro. È l’attuale modo di produzione e consumo ad essere inquinante, ed è dal suo cambiamento radicale che bisogna ripartire.
Le date di mobilitazione del 25 e 26 marzo sono esplicitamente collegate, nello spirito, nel programma e nella preparazione, dal fil rouge della transizione ecologica e lavorativa.
E visto che non esiste processo più inquinante della guerra – per il suo impatto ambientale e per come ridefinisce le priorità economiche e sociali dei paesi – il 25 e 26 marzo non potrà che essere anche una scadenza di lotta contro la guerra.
“Non permetteremo mai più di giustificare delocalizzazioni, licenziamenti, precariato con la scusa della crisi climatica. Né permetteremo di giustificare con la difesa dei posti di lavoro un rallentamento o una deviazione nella transizione ecologica e climatica”, affermano Fridays For Future e il Collettivo di Fabbrica GKN. “La transizione ecologica, se reale, deve misurare la propria efficacia anche sui tempi, e non è più concepibile alcun rallentamento. Il pianeta è in fiamme, da ogni punto di vista, e ogni secondo sprecato è un crimine”.
In una reale transizione ecologica non c’è spazio per il Greenwashing da parte di Stati o grandi aziende, ma solo per misure sociali e ambientali adeguate all’urgenza della situazione.
In una reale transizione ecologica il lavoro inquinante cessa gradualmente di esistere: non si lavorerà più a discapito dei diritti, dell’ambiente, della salute e della pace, ma si passerà per una ridefinizione democratica di cosa è realmente necessario produrre, definendo modelli di produzione, trasformazione e consumo al servizio della comunità piuttosto che del capitale, nei limiti delle biocapacità del pianeta.
“Chiediamo di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario perché le quote di lavoro siano ugualmente redistribuite tra tutta la popolazione. È possibile lavorare meno e lavorare tutti, ed è un diritto che ogni lavoratrice e lavoratore, di oggi o di domani, dovrebbe rivendicare”.
Non è realmente possibile stabilire quali siano le tecnologie meno inquinanti se non si difende la ricerca e la brevettazione pubbliche, lontane da ogni conflitto di interessi che mira a massimizzare il profitto. Per questo attivisti e operai si uniscono al movimento in difesa dell’istruzione pubblica.
“Non è possibile portare avanti una vera transizione climatica mentre milioni di persone – per povertà salariale o per precarietà – sono concentrate sulla propria sopravvivenza economica, sono sotto ricatto lavorativo o non hanno alcun orizzonte se non lottare per il proprio contratto in scadenza”.
Una reale transizione climatica, ambientale, sociale non può prescindere dalla capacità della società di dotarsi di forme di pianificazione complessiva ed ecosostenibile. E tale pianificazione non si genera nel ricatto, nella gerarchizzazione dei luoghi di lavoro, nell’oppressione e repressione dei territori come succede da anni ad esempio in Val Susa, ma nel risveglio della democrazia partecipativa e rivendicativa.
La vicenda Gkn ci insegna che essere salariati sotto ricatto limita la nostra possibilità come persone e cittadini di dedicarci alle lotte a cui teniamo, nonché di essere attivamente partecipi del cambiamento. Liberarci dal ricatto significa riappropriarci del diritto di incidere sulla politica del paese e acquisire nuovo potere decisionale sulle nostre vite.
Invitiamo tutte e tutti allo Sciopero Globale per il clima del 25 marzo e invitiamo le stesse forze a partecipare al corteo di Firenze del 26 marzo.
È l’ora della convergenza, di sovrastare con le nostre voci unite ogni “Bla Bla nocivo”, per uscire dalla testimonianza e insorgere.