Giovedì 3 marzo. Attorno alle 17:45 davanti alla sala convegni del MiTE è riunito un nutrito gruppo di persone: attivisti di Extinction Rebellion con striscioni e bandiere. E giornalisti, perlopiù. Oltre alle forze dell’ordine. C’è un po’ di gente accalcata davanti all’entrata che si lamenta. Pare che gli addetti ai controlli non stiano facendo entrare nessuno.
«Non abbiamo l’elenco degli accrediti», mi dice laconica l’incaricata.
«Ah, e quindi?».
«Eh, ora cercheremo di risolvere».
Una manciata di persone sgattaiola dentro, lei li osserva valutando se valga la pena compiere lo sforzo di richiamarli. Decide per il no. Si distrae a parlare con qualcun altro. È la mia occasione, vado. Faccio dieci metri, arrivo alla reception della sala e una ragazza mi chiede nome e cognome. Ha davanti a sé l’elenco di tutti gli accrediti, stampato in varie copie. La mia fiducia nelle capacità del genere umano di risolvere la crisi climatica crolla drammaticamente.
Sono da poco arrivato a Roma in treno da Firenze per assistere a questo incontro chiesto con forza dagli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion, che nelle scorse settimane hanno messo in atto una serie di azioni di protesta non violenta, terminata con uno sciopero della fame, per ottenere l’attenzione del Governo. Un’ora di incontro pubblico con il Ministro Cingolani è il risultato di questo sforzo.
I TERMINI E GLI OBIETTIVI DELL’INCONTRO
Gli obiettivi dell’incontro per Extinction Rebellion, sono i seguenti:
- Chiedere al Ministro se è d’accordo sul fatto che siamo l’ultima generazione a poter fare qualcosa
- Chiedergli di impegnarsi a informare correttamente la popolazione sul tema della crisi climatica
- Chiedergli di istituire delle assemblee cittadine con potere deliberativo sulla crisi climatica ed ecologica
Pochi minuti dopo inizia l’incontro. Il facilitatore – Miguel Plaza, conosciuto anche come Aua – introduce i presenti: Beatrice Costantino e Aldo Riboni di Extinction Rebellion – Ultima generazione e il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
“Che ci fa un facilitatore a un incontro istituzionale con un Ministro della Repubblica?”, vi starete forse chiedendo. È stata una proposta avanzata di Extinction Rebellion e accolta – quasi a sorpresa – dallo staff del Ministro. Aua spiega il motivo di questo incontro e il senso del suo ruolo: fare in modo che ci sia un dialogo, che siano rispettati i tempi, che ciascuno abbia modo di esprimersi e di essere ascoltato.
GLI INTERVENTI
È Beatrice a parlare per prima: ha la voce leggermente spezzata, le sue parole hanno una potenza fragile, capace di smuovere una montagna. Calibra bene un’analisi globale con elementi della sua esperienza personale: parla del suo disagio profondo nel pensare a un futuro che vede sgretolarsi sotto i piedi; della repulsione che ha sviluppato per le sue amate passeggiate nei boschi per via della terra che, da molle e profumata, si è trasformata in sabbia; della scelta di non portare avanti una carriera universitaria e di non avere figli. Ma anche del livello del Po, dei problemi di sicurezza alimentare, dell’inazione dei Governi. Chiede al ministro se è d’accordo sull’affermazione che “siamo l’ultima generazione in grado di intervenire sulla crisi climatica”.
Cingolani non si scompone: parte con tono vagamente paternalistico, dando del tu, ricordando di essere uno scienziato e di conoscere molto bene la situazione. Poi inizia una sorta di valzer in cui alterna momenti di negazione – o perlomeno ridimensionamento – del problema ad ammissioni di impotenza. Aua guida sapientemente gli interventi, detta i tempi in maniera equa, invita i partecipanti – tutti – a venire al punto quando sembrano perdersi.
C’era molta distanza fra noi e il Ministro, non ha nemmeno ammesso che il Governo italiano non sta facendo abbastanza. A maggio riprenderemo con la disobbedienza civile
Aldo parla con tono pacato ma sicuro. Inamovibile. Riporta il Ministro ai dati, agli studi, alla necessità di fare molto, molto di più di quanto fatto finora, se vogliamo anche solo provare a mantenere l’aumento delle temperature medie attorno al grado e mezzo rispetto all’epoca post-industriale. Cingolani torna a prenderla alla lontana e prosegue sul suo copione.
Nel giro di pochi minuti afferma che la “vostra generazione” – rivolgendosi a Beatrice, 28 anni – non è l’ultima a poter fare qualcosa, ma la prima che farà qualcosa – affermazione quantomeno bizzarra nella bocca di uno che di mestiere fa il Ministro della Transizione Ecologica –, che abbiamo ancora tempo, che l’Italia sta facendo un ottimo lavoro e ha raggiunto tutti gli obiettivi. Ma anche che non stiamo facendo abbastanza come mondo, che l’Italia conta solo per l’1% delle emissioni e quindi per quanti sforzi possiamo fare sono altri a poter incidere davvero, che è difficile ridurre le emissioni in fretta perché bisogna trovare un compromesso fra sostenibilità ambientale e stabilità sociale, che il piano energetico d’emergenza gli sta togliendo il sonno.
In merito alle richieste degli attivisti, il Ministro resta vago. Gli chiedono di impegnarsi a inviare una lettera sulla crisi climatica agli italiani, risponde che si impegnerà a fare informazione, ma non si sbilancia sul come. Gli chiedono di dedicare un budget ad una corretta informazione, risponde che i budget è già stato definito e approvato e ora dovrebbe trovarlo, ma forse non ce n’è bisogno. Gli chiedono di impegnarsi a istituire delle Assemblee cittadine, risponde che lui non è nemmeno un parlamentare, tanto meno un costituzionalista, e che al massimo può parlarne con i colleghi, ma che forse la cosa migliore è fare una proposta di legge di iniziativa popolare.
Chiude l’incontro Beatrice, che dice amareggiata: «Non c’è una presa di responsabilità del Governo italiano. Noi continueremo a fare pressione politica, con la disobbedienza civile». Cingolani non replica, sembra più sollevato che l’incontro sia finito che preoccupato dalle accuse al Governo.
ALCUNE CONSIDERAZIONI
L’incontro, probabilmente, non avrà molti riscontri pratici, cosa in buona parte prevedibile. L’unico impegno – anche questo molto vago – preso dal Ministro è quello di continuare a confrontarsi con i ragazzi e le ragazze di Extinction Rebellion per quanto riguarda una corretta informazione della cittadinanza sul tema dei cambiamenti climatici.
Cingolani, in alcuni sprazzi di franchezza, ha ammesso fra le righe quello che da mesi stava diventando evidente: la sua è una carica tecnica, non politica. Non ha grossi margini decisionali, deve far “tornare i conti” all’interno di una cornice che gli viene fornita e che non osa mettere in discussione. Probabilmente non è lui l’interlocutore a cui chiedere impegni per il Governo.
Note positive? In primis la facilitazione. Oltre che per la conduzione, molto ben fatta ed equilibrata, per il semplice fatto di esserci stata. Non è cosa da poco: è stata accettata la presenza di un facilitatore a un incontro con un Ministro della Repubblica. Non era scontato. Diventa un pezzetto di cultura collettiva. Contribuisce a legittimare una figura di cui c’è molto bisogno in tanti, tanti contesti.
E poi la gentilezza. Non trovo una parola migliore per descrivere il tono del dialogo. O se volete, nonviolenza. Che si può praticare anche se gli interlocutori non ci piacciono, anche se non c’è condivisione di valori e poco o niente ci accomuna. Una gentilezza che non dà adito a false polemiche, a pretesti, a sviare il discorso. Un aspetto importante, soprattutto in tempi di guerra. Mi spiega Aua, alla fine dell’incontro, che per attenuare l’effetto palcoscenico e facilitare un dialogo vero ha chiesto ai tre partecipanti di inclinare leggermente le sedie in modo da potersi guardare, durante gli interventi.
Finito l’incontro, resta la di frustrazione negli occhi di Beatrice e Aldo. «Sono molto preoccupato – mi dice Aldo –, non che mi aspettassi qualcosa di diverso». «C’era molta distanza fra noi e il Ministro – dice Beatrice –, non ha nemmeno ammesso che il Governo italiano non sta facendo abbastanza. A maggio riprenderemo con la disobbedienza civile».
Qui potete guardare la registrazione dell’incontro.
Andrea Degl’Innocenti