Da tutta Europa movimenti, partiti e personalità stanno convergendo nella Campagna di Europe for Peace che dà un ultimatum a Putin e Zelensky e organizza una carovana di nonviolenza verso l’Ucraina per chiedere il cessate il fuoco e trattative di pace, non invio di armi.
Ecco le prime dichiarazioni giunte.
Solo i cittadini ed i popoli possono ribaltare lo stato attuale del mondo partendo dalla loro testa. Osare non è un atto sentimentale. Osare in favore di un mondo di pace e di giustizia è un atto audace di rispetto della vita degli altri. E’ un atto di capacità di andare contro i potenti, di lottare per i diritti di tutti. Significa mettersi in piedi in favore dell’Umanità concreta, della comunità di vita globale della Terra. Riccardo Petrella, agorà degli abitanti della Terra, Bruxelles
Già dal 2007, quando lottavamo contro l’installazione di una base militare USA in Repubblica Ceca, che avvertiamo del pericolo di una guerra. Lo abbiamo ribadito nel 2015 con la campagna “Non permettiamo una nuova guerra in Europa”. Ma l’occidente è stato sempre sordo a questi appelli. E oggi vergognosamente invece di aiutare la popolazione ucraina l’Unione europea invia armi, rendendo il conflitto più lungo e fomentando il bagno di sangue. Il dialogo è l’unica via d’uscita. Dana Feminovà , Movimento umanista in Repubblica Ceca
Costruiamo l’Europa dei popoli, realizziamo ponti di pace tra occidente ed oriente, ai signori delle guerre che usano armi per potere ed interessi economici rispondiamo con invasioni di umanità, con la fratellanza universale, con l’abbattimento dei confini perché abitanti dello stesso pianeta. I Governi vogliono le guerre, i popoli vogliono la pace. Portiamo l’umanità al potere per sconfiggere il potere della violenza”.
Luigi de Magistris, Dem-A
Sono profondamente d’accordo con questa campagna che dall’inizio della guerra ho sollecitato. Un grande grazie per il vostro impegno. Padre Alex Zanotelli
Durante la prima riunione delle sezioni europee di Wilpf, prima del 24 febbraio, Carmen Magallon di Wilpf Spagna diceva che bisognava fare in Ucraina come a Piazza Tienanmen. La nostra posizione rimane il disarmo, sancito dal nostro Manifesto approvato durante il Congresso Wilpf del 1921, a Vienna. Solo la mediazione delle Nazioni Unite è pertinente. In generale, se le relazioni fra Paesi fossero incondizionate, non soggette a gerarchie di prossimità, a diritti di prelazione o veti, sarebbe favorita la conoscenza reciproca fra nazioni e non la formazione di blocchi contrapposti. Lo studio delle cause dei conflitti per prevenire le sciagurate campagne militari è il grande antidoto inutilizzato. Si continua o “oliare” e perfezionare in modo ossessivo un tipo di organizzazione in cui tutti i finanziamenti e i dispositivi sono sbilanciati sulla DIFESA e poi sull’intervento umanitario, a discapito della PREVENZIONE, che richiede la ricerca storica e di campo di scienziati sociali, giuristi, economisti, in grado di riconoscere le criticità e far promuovere le riforme adatte a sedare i conflitti latenti, sotto l’egida delle Nazioni Unite. La PREVENZIONE è il campo di azione nel quale si registra l’IMPOTENZA strutturale che contraddistingue il sistema geopolitico internazionale. Se si facessero regolarmente e in modo divulgativo delle esercitazioni, a monte delle stesse esperienze di corpi civili di pace, per affinare questo tipo di capacità – la simulazione della mediazione dei conflitti – con laboratori di ricerca-azione sulle pratiche di mediazione, invece di condurre costose e inquinanti esercitazioni militari congiunte, ci sarebbe l’attenuamento preventivo delle ostilità e meno rischi di guerra . Ma il cancro del MILITARISMO ha contaminato quasi globalmente tutti gli scenari e si propone sfacciatamente come la CURA, a discapito in particolare delle popolazioni civili e di chi si arruola (di frequente giovane, poco istruito e non abbiente). Ricordiamo l’intuizione avuta dal fisico Luigi Mosca membro di “Abolition des Armes nucléaires- Maison de vigilance” e di “Disarmisti Esigenti” che da tempo voleva proporre un dialogo mediato da Vladimir Kozin e Raymond Mc Govern riguardo lo status giuridico delle minoranze russofone in Paesi come l’Estonia, la Lituania, la Lettonia, la Moldavia e l’Ucraina perché “avrebbero potuto diventare delle bombe a orologeria”. La Wilpf che attraverso la coordinatrice europea Heidi Meinzolt, ha stimolato fortemente la formazione del gruppo di lavoro: “Women and gender Realities in the OSCE Region”, non può che puntare a promuovere occasioni di negoziato partecipato dalle donne, nel rispetto della Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite e seguenti. L’ultimatum a Putin e a Zelensky per fermare la guerra, dichiarare il cessate il fuoco, consentire il soccorso alle organizzazioni umanitarie e iniziare negoziati ad oltranza per la risoluzione delle controversie tra Russia e Ucraina noi lo condividiamo. WILPF Italia, Patrizia Sterpetti
Necessario scuotere i governi dei nostri Paesi, assuefatti ad obbedire
alle direttive che arrivano d’oltre Atlantico e incapaci di ricoprire
un proficuo ruolo pacificatore. Luciano Zambelli, Lega per il Disarmo Unilaterale
Auguro con profonda sincerità il miglior esito possibile a questa missione. Dall’inizio di questa guerra mi domando perché tanta sensibilità non si sia manifestata per il massacro nello Yemen che dura da sei anni (o sette?) con 350.000 vittime di guerra o di fame. Angelo Baracca
Il nostro pensiero come Wilpf Italia è sempre rivolto al disarmo e alla costruzione di percorsi di pace, presupposto di tutta la nostra azione. In particolare grande impressione desta oggi la condizione delle popolazioni di lingua russa in territorio ucraino, considerate alla stregua di feroci nemiche benché segnate da una comune origine e appartenenza. Ci ricorda da vicino quella dei popoli dell’ex-Jugoslavia, il cui odio scatenato da una guerra fratricida obbediva a dinamiche puramente strumentali ed estranee al loro più profondo sentire ma funzionali a politiche di potenza, affermazione e dominio territoriale ed economico tra gli stati in conflitto. Antonia Sani – Wilpf Italia