Ieri si sono riuniti presso la cittadella universitaria di Palermo, ospiti della Facoltà di Lettere, le realtà dei gruppi e dei movimenti pacifisti che hanno dato vita al Coordinamento Contro la Guerra: Comitato No Muos (di ritorno dalle manifestazioni a Niscemi e Sigonella, per la chiusura delle basi Nato in Sicilia); Collettivo Our Voice, Collettivi studenteschi di “ Lettere “ e “ Scienze “; Laboratorio A.Ballarò e Caffè Filosofico B.Bonetti; Redazione locale di Pressenza e Associazione Italia-Cuba. Inoltre, sono intervenuti i sindacati di base Cobas-Scuola e Slai-Cobas, e le organizzazioni politiche Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Federazione Anarchica. Ha partecipato ai lavori una delegazione dei lavoratori e delle lavoratrici del GKN di Firenze, ancora in sciopero contro la delocalizzazione e i licenziamenti, ma pure contro la guerra, visto che l’industria produce anche materiale aerospaziale.
L’intento comune è stato quello di tessere una rete fra tutte le soggettività pacifiste e antimilitariste, in modo da coordinare le diverse iniziative e renderle più partecipate ed efficaci, oltre che provare ad immaginare nuove forme di comunicazione quanto più coinvolgenti possibile. In tal senso è stato stilato un calendario di massima così articolato:
25 marzo, sciopero globale per il clima, indetto da Friday for Future, che implica il rifiuto della guerra, col suo immane strascico di armamenti inquinanti e di devastazioni dell’ambiente umano e dell’ecosistema;
26 marzo, manifestazione del collettivo di fabbrica GKN a Firenze e presentazione del libro-raccolta di otto mesi di lotta;
8 aprile, manifestazione nazionale contro i PCTO, percorsi di alternanza scuola-lavoro, estesi anche ad alcune caserme dell’isola: ci saranno sit-in presso l’ITI Majorana, istituto tecnico-industriale che per primo ha aderito in Sicilia a questo piano di pseudo-formazione scuola-caserma, e davanti all’Ufficio Scolastico Regionale, rappresentanza del governo che con l’esercito ha siglato il protocollo d’intesa; ci sarà anche un convegno del CESP siciliano (Centro Studi per la Scuola Pubblica dei Cobas) non solo contro i PCTO ma anche contro la guerra;
20 aprile, un convegno del CESP nazionale a Napoli, da seguire in presenza e on line, con Luciana Castellina, Luciano Canfora, Alex Zanotelli e altri, sempre contro la guerra.
Dal dibattito sono emerse altre proposte: coinvolgere l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani) per fare del 25 aprile una giornata nazionale per la pace; organizzare molte manifestazioni diffuse sul territorio oltre ad una centrale a Roma, per sensibilizzare quante più persone possibile; fare capillarmente controinformazione sociale (e qui Pressenza si fa strumento indispensabile); promuovere giornate di studio e di approfondimento sulla geopolitica globale, coinvolgendo i giovani con volantinaggi davanti alle scuole e all’Università, ma soprattutto on line, in modo che il nostro ragionamento – il rifiuto della guerra per la Pace senza “se” e senza “ma” – diventi senso comune, in senso gramsciano, coscienza diffusa, e, in queste riflessioni, denunciare anche le complicità tra mafie e guerra.
Emerge l’urgenza di andare oltre gli slogan: “né con Putin né con la Nato”, “contro Putin e contro la Nato”; di superare il timido “né aderire né sabotare” dei socialisti ottocenteschi o il “guerra alla guerra” che evoca la legge del taglione e lo spegnimento del fuoco col fuoco. Si tratta di non stancarsi di studiare, interrogarsi, argomentare; di abbandonare totalmente l’ipotesi armata e impegnarsi in un percorso di comprensione e intermediazione capace di “bucare” la pervasiva propaganda di regime. Dobbiamo esserne capaci! Scriveva Sophie Scholl: “Combatti per ciò in cui credi anche se stai lottando da solo”. Noi soli non siamo: anche se non siamo molti, diamo voce, però, al sentire dei più: mobilitiamoci globalmente per la costituente della Pace.
Chi vuole la guerra? Certo non la maggioranza dei popoli, che hanno tutto da perdere nei combattimenti… ma i potenti: la guerra è sempre stata l’unico rimedio escogitato dal potere del grande capitale per uscire dalle sue crisi. Non permettiamolo ancora una volta!