Non è mai da prendere sottogamba ciò che succede all’interno o nelle vicinanze di un sito nucleare per cui è doveroso valutare con ancora più attenzione le notizie che riguardano le centrali nucleari ucraine. L’ultima riguarda ancora una volta la centrale nucleare di Chernobil che sarebbe rimasta senza alimentazione elettrica. Sul sito di Chernobil, oltre al “sarcofago” che racchiude i resti del reattore n.4 esploso nel 1986, sono operativi due depositi, uno per le scorie vere e proprie ed uno per l’immagazzinamento del combustibile irraggiato degli altri tre reattori, ormai fuori servizio. Parte di questo combustibile è stato trasferito in contenitori a secco forniti da una ditta Usa, la Holtec, che ha progettato e realizzato il deposito, ma la maggior parte è collocata in una grande piscina che serve sia da schermo per le radiazioni, sia per raffreddare il combustibile. Nel caso venisse a mancare l’alimentazione elettrica (ci sono comunque dei diesel di emergenza), la temperatura dell’acqua in piscina aumenterebbe in quanto non più rinnovata dalle pompe di circolazione. Se questa situazione si protraesse a lungo, l’integrità del combustibile potrebbe essere compromessa con conseguente rilascio di sostanze radioattive.
La fonte della notizia che ha di nuovo allarmato il mondo viene da un comunicato1 della SNRIU (autorità di sicurezza nucleare ucraina) dove si dice che a causa di un black out sulla linea a 750 Kv Kyivska-UA, la centrale di Chernobil è senza alimentazione.
Questa notizia non trova però riscontro sul sito della Ukrenergo (società che gestisce le centrali elettriche e la rete elettrica dell’Ucraina) che anzi, nei suoi due ultimi comunicati2 ci tiene a rassicurare la cittadinanza che c’è energia sufficiente per i consumi abituali della popolazione e che i pochi guasti sulla rete sono stati riparati.
D’altra parte è bene sottolineare che il sito di Chernobil è alimentato da ben quattro linee elettriche a 330 Kv (quelle in arancione nella mappa) oltre a quella a 750Kv (in blu nella mappa) per cui anche se quest’ultima fosse andata fuori servizio è difficile pensare che anche le altre quattro linee siano andate in black out senza, peraltro, che la Ukrenergo ne desse notizia.
E’ ormai abbastanza evidente che oltre alla guerra delle armi che provoca morti e sofferenze, ce n’é un altra che si combatte sul terreno dell’informazione e che, invece di adoperarsi per la cessazione delle ostilità, sparge terrore col rischio di fare ancora più vittime.