Alla vigilia del vertice tra Unione Europea e Unione Africana in programma in Belgio, Amnesty International ha sollecitato i leader europei a chiedere al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi di affrontare la crisi dei diritti umani in corso in Egitto e porre fine agli incessanti attacchi contro coloro che nello Stato nordafricano sono impegnati nella difesa dei diritti umani.
“Nonostante i tentativi di nasconderle, in Egitto si susseguono gravi violazioni dei diritti umani. I leader europei che incontreranno il presidente al-Sisi devono cogliere l’occasione per denunciare questa situazione, evitando di offrirgli l’opportunità di dare un colpo di vernice bianca sulle sue politiche profondamente repressive”, ha dichiarato Eve Geddie, direttrice di Amnesty International presso le istituzioni europee.
“Le autorità egiziane stanno reprimendo ogni forma di dissenso. Le persone che si trovano in carcere per aver esercitato pacificamente i loro diritti umani si aspettano che i leader europei parlino per loro e premano per un cambiamento. Se questo non avverrà, l’Unione Europea invierà un messaggio molto dannoso: è più importante rafforzare i legami col governo egiziano piuttosto che occuparsi dei diritti umani”, ha aggiunto Geddie.
La visita di al-Sisi in Belgio, in occasione del vertice tra Unione Europea e Unione Africana, si svolge proprio mentre le autorità egiziane stanno cercando di cancellare le organizzazioni indipendenti per i diritti umani. A gennaio, la Rete araba d’informazione sui diritti umani ha annunciato la chiusura dopo 18 anni di attività, giudicando impossibile continuare a lavorare in un clima repressivo.
Persone che difendono i diritti umani e altri attori della società civile continuano a essere sottoposti a indagini politicamente motivate, a divieti di viaggio, a congelamenti dei beni, a misure cautelari extragiudiziarie e a ulteriori forme di intimidazione.
Negli ultimi mesi, i tribunali di emergenza hanno avviato processi nei confronti di almeno 28 difensori dei diritti umani e oppositori politici per accuse fabbricate di “diffusione di notizie false” e di “terrorismo”.
Nel 2021, almeno sette di loro sono stati condannati, al termine di processi gravemente iniqui, a pene tra i tre e i cinque anni di carcere per aver denunciato le violazioni dei diritti umani e aver criticato le politiche economiche e gli standard di vita.
Nonostante si ostinino a dichiarare che siano impegnate a contrastare la discriminazione contro le donne, le autorità egiziane continuano a violare i loro diritti elevando assurde accuse di “immoralità” e “indecenza” persino nei confronti delle sopravvissute alla violenza sessuale. Donne che difendono i diritti umani sono state punite per aver denunciato le molestie sessuali.
La visita in Belgio del presidente al-Sisi segue di poco la notizia che l’Unione Europea si sta candidando con l’Egitto a presiedere il Forum globale contro il terrorismo. Questo proposito è stato criticato da 16 organizzazioni non governative a causa dell’uso da parte delle autorità egiziane delle norme nazionali antiterrorismo per ridurre al silenzio i dissidenti, erodere il diritto a un giusto processo e trattenere migliaia di persone in detenzione preventiva.
Amnesty International chiede agli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Unione Africana di mantenere i propri impegni sui diritti umani e sostenere pubblicamente l’importanza del ruolo della società civile e delle persone che difendono i diritti umani.
“Continuando a portare avanti le sue relazioni con l’Egitto come se niente fosse, l’Unione Europea rischia di compromettere la sua credibilità. L’incontro con al-Sisi non deve offrire la possibilità di nascondere le terribili violazioni dei diritti umani che si verificano in Egitto. Le molestie, le intimidazioni e le detenzioni arbitrarie nei confronti di coloro che difendono i diritti umani devono finire”, ha concluso Geddie.
Il 16 febbraio a Bruxelles, in occasione dell’incontro tra il presidente egiziano al-Sisi e il re del Belgio, Amnesty International svolgerà una manifestazione a cui prenderanno parte anche Ramy Shaath, prigioniero di coscienza recentemente scarcerato, e Souheila Yildiz, fidanzata di Ahmed Samir, lo studente di un Master dell’Università centrale europea di Vienna condannato nel giugno 2021 a quattro anni di carcere. L’appuntamento è alle 14 in Place du Trône.