Non si ferma la protesta del movimento studentesco, alla conferenza stampa al Gioberti gli studenti lo avevano annunciato: “una primavera calda”, hanno mantenuto la parola
La cecità, l’incapacità di leggere ciò che da tempo cova sotto la cenere, da parte delle autorità e del Viminale, è sotto gli occhi di tutti.
Le continue dichiarazioni derubricate come falsità da parte del movimento studentesco, su “infiltrazioni” (parola davvero squallida in questo contesto) da parte di “elementi dei centri sociali” sono, una volta ancora, ampiamente smentite dai fatti.
Ci troviamo di fronte ad un movimento che ormai è nazionale, i ragazzi che stanno occupando le scuole fanno rete, vogliono sostanzialmente un tavolo dove possano partecipare alle decisioni. Altro che “centri sociali”…
Certo di fronte a quello che ha tutta l’aria di essere uno tsunami, la sensazione è che ci siano personaggi ai Ministeri competenti, Viminale e MIUR, che non siano proprio in grado di leggere e capire davvero ciò che sta succedendo e che non abbiano capacità, competenze, e soprattutto visione politica per interagire con ciò che da tempo non si vedeva, ma che prima o poi sarebbe fatalmente accaduto: un movimento nazionale di dissenso che si sta organizzando. Altro che “cortocircuito”…
Ove non ci sono capacità, competenze, visione politica, l’unica risposta è sempre la solita: la repressione, che non può che diventare violenta. Ciò che preoccupa, lo abbiamo scritto più volte, è l’incolumità dei ragazzi: continuare a picchiarli sarebbe criminale, il rischio che continui a capitare, stante i segnali del passato, è elevato.
Inoltre la morte di Giuseppe Lenoci dimostra che, al contrario dello Stato, i ragazzi sono lungimiranti e stanno tentando di proteggere se stessi, la loro comunità studentesca, da uno Stato che nei fatti li sta letteralmente mandando a morire di lavoro non retribuito e che, inoltre, li ha picchiati a sangue nelle manifestazioni.
Il comunicato del Boselli:
Oggi, con più di 20 scuole occupate a Torino, anche l’istituto Boselli c’ è ed é occupato.
Sulla scia della rabbia degli studenti anche da questo istituto abbiamo voluto farci sentire: siamo stanchi di una scuola che ha totalmente perso di vista i nostri interessi, con l’acuirsi durante la pandemia di mille problemi già presenti.
Siamo stanchi di una scuola che ci manda a morire durante i progetti di alternanza, come é successo a Lorenzo, 18 anni, e Giuseppe, 16 anni.
Non vogliamo accettare la maturità di Bianchi, che non tiene conto di due anni di didattica online, di chiusure e riaperture, di una crisi pedagogica e psicologica, e che andrà a penalizzare tutto il corpo studenti.
Siamo così stanchi di essere abbandonati a noi stessi e che nessuno si faccia carico dell’insieme dei nostri problemi, che oggi abbiamo deciso di reagire e di lottare: questa scuola, o meglio, questo modello di scuola, non può essere aggiustato con piccoli compromessi e migliorie: serve una rivoluzione totale.
Oggi non occupiamo contro la preside, e non occupiamo solo per i singoli problemi della scuola: oggi il Boselli occupa anche contro un Ministero dell’Istruzione che non ha risposto alle esigenze di migliaia di studenti, e che é rimasto muto davanti alla morte di due ragazzi.
Ma la lotta degli studenti del Boselli, contro un modello di scuola che non é più riformabile e che ormai ci va troppo stretto, non si ferma qua: per questo il 18 a Torino saremo anche noi in piazza, per Lorenzo e per Giuseppe.