Il 19 febbraio i lavoratori tessili sono tornati in strada per rivendicare uno stipendio giornaliero di 1.500 gourde (meno di 13 euro), nonostante la repressione della polizia durante gli ultimi giorni della protesta.
«Millecinquecento gourde, millecinquecento gourde», intonavano i dimostranti nelle vie di Port-au-Prince, ricordando che i salari non aumentano dal 2019, nonostante l’esplosione dei prezzi dei prodotti di base e l’aumento del prezzo dei combustibili a partire dallo scorso dicembre.
Questa è la quarta giornata di protesta degli impiegati della Società Nazionale dei Parchi Industriali (Société Nationale des Parcs Industriels), i quali minacciano di ampliare la mobilitazione e paralizzare le fabbriche sino a quando le loro richieste non verranno ascoltate.
Le manifestazioni precedenti sono state represse dalla Polizia, che ha usato gas lacrimogeni e sparato al cielo per disperdere la grande mobilitazione.
Alcuni sindacalisti hanno denunciato che le forze dell’ordine hanno usato proiettili veri per disperdere i dissidenti, che avevano creato barricate e bloccato le arterie principali, come la strada per l’aeroporto Toussaint Louverture.
Il Governo ha promesso che questa settimana pubblicherà il decreto con gli adeguamenti salariali. Alcuni giornali suggeriscono che gli stipendi potrebbero essere fissati 1.000 gourde giornalieri (poco meno di 8,50 euro).
I leader sindacalisti hanno annunciato di non essere disposti ad accettare meno di 1.500 gourde; hanno denunciato l’alto carovita e indicato che le fabbriche per cui lavorano producono indumenti esenti da imposte per marche d’abbigliamento come Gap, Old Navy, H&M, JC Penney e Zara, che sono poi venduti al dettaglio negli Stati Uniti e in Canada.
Queste proteste avvengono nel bel mezzo di una crisi politica, economica e di sicurezza nazionale, mentre circa il 45% dei cittadini vive sulla soglia della povertà.
Queste cifre sono esplose a seguito del terremoto del 14 agosto, che ha causato più di 2.200 morti, lasciando inoltre quasi un milione di persone bisognose di ricevere assistenza umanitaria.
Traduzione dallo spagnolo di Alessandro Picci. Revisione di Mariasole Cailotto.