Ilaria Di Roberto: «Non restare indifferente e ricorda che qualunque sia la taglia, il peso, l’altezza, la forma, il colore e l’abito, IL TUO CORPO MERITA RISPETTO! Non sei un’aspettativa sociale! Tu puoi essere molto di più».
Si è concluso da pochi giorni il Festival di Sanremo, siamo ormai alla vigilia della “festa degli innamorati”, tra meno di un mese sarà l’8 marzo. Una successione di date nelle quali – nell’Italia in cui ogni giorno moltissime donne sono vittime di molestie, abusi, violenze maschili, femminicidi – fiumi di retorica inondano. Narrazioni apparentemente positive, propositi, passerelle, cerimonie e chi più ne ha più ne metta nelle cui pieghe invece emergono prepotenti narrazioni tossiche, maschilismo benevolo (ma può mai esistere una versione benevole di un’oppressione criminale?), risciacquamento in Arno delle coscienze e alla fine della fiera non si mette mai in discussione l’unica vera radice della mala pianta maschilista e patriarcale. E si cerca di costruire una comunità nazionale nelle quali le donne sarebbero libere, autodeterminate, difese. La quotidianità ci racconta una realtà reale e una verità vera ben diversa. L’autodeterminazione e la libertà delle donne viene quotidianamente schiacciata e calpestata in nome di canoni estetici maschiocentrici, ci sono donne molestate, abusate, stuprate, uccise e la narrazione mediatica e sociale colpevolizza loro e assolve i carnefici, se sei donna solo perché sei donna subisci quotidiane violenze di ogni tipo da uno spietato e perverso terrorismo patriarcale, una donna non può veramente esprimersi e c’è sempre un’imposizione, un canone, un’aspettativa sociale, una narrazione che giudica, soffoca, offende. Se sei donna ci sarà sempre il patriarca di turno che non dialogherà sul piano delle idee, degli ideali, del cuore, che non accetterà di avere davanti una persona autodeterminata, libera, che ha diritti e merita rispetto. Ma, invece, giudicherà l’abito, insinuerà qualsiasi monnezza, punterà il dito, si trastullerà mettendo alla berlina come si veste o come ci si comporta, l’aspetto fisico o altro. Che si esprimano idee, che sia artista, che sia vittima di violenza maschile contro le donne.
Al di là di ogni retorica, di ogni frase fatta, di ogni falso miele questo accadrà anche l’8 marzo. Giorno in cui, tra le pieghe della retorica di troppe cerimonie, alla fine si assolverà la cultura patriarcale, si ometterà completamente anche solo di citare la “cultura dello stupro” e il terrorismo patriarcale, in cui vedremo anche uomini che in questa cultura vivono e ne godono dei privilegi ergersi su piedistalli e conquistare ogni possibile spazio mediatico e sociale, in cui verranno portate avanti narrazioni tossiche maschili, maschiocentriche e maschioassolventi. Lo ha denunciato con forza l’anno scorso Ilaria Di Roberto.
Manifestazione o scenografia?
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8 Marzo: tra politica, falsi miti e sentimentalismo tossico
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Ilaria è scrittrice, attivista femminista radicale, artista. Sopravvissuta a violenze maschili, cyber bullismo e revenge porn, e ancora oggi insultata, isolata, giudicata, perseguitata, colpevolizzata, per quanto subito e per aver sempre denunciato e combattuto contro i carnefici e il patriarcato. Considerata colpevole, sul web e nella sua comunità, di essere stata vittima di molestie e revenge porn e di essersi ribellata ad ogni crimine e copione patriarcale, di essere scrittrice, attivista, artista, femminista radicale. Perché non si è mai arresa, mai ha accettato il ruolo in cui il maschilismo egemone criminale pretende di confinare le donne. Nella sua stessa comunità, sul web e anche sui media.
Nulla di tutto questo avviene per esempio, anzi troppo spesso sono difesi e “compresi”, contro chi alimenta lo sfruttamento mafioso, perverso, depravato e criminale dello stupro a pagamento e dello stupro online.
“Emma? Se hai una gamba importante, eviti di mettere le calze a rete!”.
Questa è la straordinaria risposta di Emma Marrone al commento del “giornalista”:
“Benvenuti dal Medioevo. Mi rivolgo soprattutto alle ragazze, a quelle giovanissime: evitate di ascoltare o leggere commenti del genere. Il vostro corpo è perfetto così com’è, dovete amarlo e rispettarlo e soprattutto dovete vestirvi come vi pare, sia che abbiate gambe importanti o meno. Anzi, con le calze a rete abbinate anche una minigonna e mostratele, queste gambe importanti. Questo mi fa rendere conto che la mia canzone a Sanremo era necessaria perché è ancora necessario parlare di femminismo, di donne e del rispetto delle donne. Ragazze, siate orgogliose del vostro corpo e mostratelo per quello che è. Le persone, purtroppo, dimenticano che le parole hanno un peso importante”.