Il tentativo di golpe in Guinea Bissau è stata un’azione pianificata, con un apparato logistico e un arsenale ingente, rispetto alla quale restano dubbi e zone d’ombra: lo sottolinea Casimiro Jorge Cajucam, direttore dell’emittente missionaria Radio Sol Mansi, in un’intervista con l’agenzia Dire.
A chiedere un’indagine che chiarisca dinamiche e responsabilità sono sia partiti politici che organizzazioni della società civile. “La Liga guineense dos direitos humanos ha espresso rammarico per le vittime delle sparatorie e degli scontri di martedì e ha sollecitato un’inchiesta giudiziaria trasparente e incisiva, che si sviluppi nel rispetto della legge scongiurando qualsiasi caccia alle streghe” dice Cajucam. “Sulla stessa linea c’è il Movimento nacional da societade civil para paz, democracia e desenvolvimento, che ha sottolineato la necessità di individuare i responsabili sia morali che materiali del tentativo di golpe”.
Secondo la ricostruzione del portavoce dell’esecutivo, Fernando Vaz, martedì il palazzo del governo nella capitale Bissau è stato assaltato da “un gruppo di uomini armati”. Almeno 11 le vittime confermate, tra le quali “militari, paramilitari e civili”. Gli scontri, nel centro della città, sarebbero andati avanti per circa cinque ore.
Ieri sera, al termine di un vertice in Ghana della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas), è stato annunciato l’invio a Bissau di un contingente militare dell’organismo regionale. L’obiettivo sarebbe scongiurare nuovi golpe nell’ex colonia portoghese, teatro di diversi colpi di Stato a partire dal 1980. La missione seguirebbe quella già dispiegata a Bissau tra il 2012 e il 2020, l’anno del giuramento del presidente Umaro Sissoco Embalo. L’assalto di martedì è avvenuto mentre nel palazzo del governo era in corso un consiglio dei ministri al quale stavano partecipando sia il capo dello Stato che il capo dell’esecutivo, Nuno Gomes Nabiam. Ostaggio degli scontri a fuoco, per ore, anche giornalisti.
Sulla stampa internazionale si è evidenziata la possibilità di un collegamento tra i fatti di martedì e il contrabbando di droga, un traffico che ha nella Guinea Bissau uno snodo sulla via che dall’America Latina porta all’Europa. Il giorno stesso dell’assalto alcuni media hanno d’altra parte ricordato recenti contrasti tra Embalo e Nabiam, esponenti di due forze politiche diverse, il Movimento para a alternancia democratica (Madem) e il Partido africano para a independencia da Guiné e Cabo Verde (Paigc). Sullo sfondo resta una popolazione perlopiù contadina, che stando alla Banca mondiale nel 70 per cento dei casi vive in povertà ed è spesso impiegata nella coltivazione e nella raccolta degli anacardi.
Secondo Cajucam, sui social network alcuni attivisti, politici e semplici cittadini alimentano dubbi sui fatti di martedì, sostenendo che si potrebbe essere trattato di “una messinscena”.
Una conferma indiretta, suggerisce il direttore di Radio Sol Mansi, emittente fondata dal Pontificio istituto missioni estere (Pime) oltre 20 anni fa e oggi una delle più ascoltate della Guinea Bissau, di quanto sarà difficile accertare la verità.