La Garante per i diritti delle persone private della libertà personale di Torino, Monica Gallo, interviene sulle politiche di prevenzione del crimine relative al territorio della nostra città

Sono aspre le polemiche sui fatti occorsi nella serata di domenica scorsa in barriera di Milano alla volante della polizia, che ha subito un attacco da parte di persone di origine straniera.

Il sindaco Lo Russo ha peraltro risposto punto per punto alle critiche mosse dalle opposizioni, che rappresentano Torino come una città “fuori controllo”.

Il nostro lavoro quotidiano negli Istituti penitenziari della Città di Torino ha come obiettivo anche la prevenzione. Lo facciamo attraverso il dialogo e la ricostruzione di cosa sul territorio è necessario riparare, ricucire comprendere. La detenzione può e deve rappresentare un periodo di rieducazione come prevede la nostra Costituzione e siamo al fianco dell’ Ente che rappresentiamo riconoscendo il valore delle parole del Sindaco Stefano Lo Russo” ha dichiarato Monica Gallo.

Lo Russo, in tema di prevenzione del crimine, ha affermato l’importanza dell’aspetto rieducativo della carceri: “Noi continuiamo a insistere sul tema della gestione del carcere perché da lì passa molto di quel che discutiamo sia per quanto riguarda la magistratura, sia sul tema di quel che succede là dentro. Nel momento in cui il carcere è oggetto di sostanziale disinteresse di tutte quelle che sono le politiche rieducative e del fatto che la gestione operativa produce non rieducazione, qualche problema c’è“.

Su questo problema si è anche pronunciato il Papa nell’intervista con Fazio affermando che ogni uomo ha diritto al perdono, benché, qualora abbia un “debito” con la società, lo debba saldare.

Questo concetto è assolutamente attinente all’espetto rieducativo del carcere, lo Stato certamente applica la detenzione (il  saldo del “debito” con la società) ma il diritto al perdono attiene pienamente alla funzione rieducativa del carcere. Funzione che deve fare il massimo sforzo affinché una persona – saldato il proprio “debito”, in condizioni di dignità,  peraltro sancite dal Diritto –  possa avere tutte le possibilità per essere reintegrato nella società smettendo di delinquere.

Il nostro intervento con spirito di collaborazione e tutela dei diritti si confronta quotidianamente non solo con le persone detenute ma con i tanti agenti del corpo della Polizia penitenziaria che operano nelle sezioni del carcere spesso in situazione di disagio e difficoltà” conclude la Garante.