Un centinaio di cittadini si è radunato, per due giorni, di fronte a Palazzo Lascaris, per proiettare pubblicamente la seduta del Consiglio Regionale aperto sullo stato di emergenza ecoclimatica, approvati gli ordini del giorno di Lega e Fratelli d’Italia, bocciati quelli di tutta l’opposizione
Ieri mattina, a partire alle 9, di fronte a Palazzo Lascaris, Extinction Rebellion insieme a tante altre realtà torinesi che si battono per la giustizia climatica[1], ha dato vita a un vivace e partecipato presidio. Di fronte alla sede del Consiglio Regionale del Piemonte è stato montato uno schermo e una grande cassa per proiettare la diretta streaming della seduta del Consiglio Regionale Aperto, ottenuto dopo 8 giorni di sciopero della fame di Ruggero Reina, attivista del movimento. L’obiettivo era portare fuori dal palazzo e dagli schermi di un computer la discussione sullo stato di emergenza ecoclimatica che riguarda ogni singolo cittadino piemontese, per condividerla con la cittadinanza in un reale momento di partecipazione democratica.
Una giornata stimolante, ricca di interventi di esperti, professionisti e docenti universitari che hanno, con rigorosa semplicità e chiarezza, sintetizzato nei cinque minuti loro concessi le ragioni per cui è necessario intervenire subito, con reale incisività, nella riduzione delle emissioni climalteranti e nella protezione della biodiversità. Da Claudio Cassardo (Università di Torino), Alberto Poggio (Politecnico di Torino), Roberto Mezzalama (Comitato Torino Respira) fino a Luca Mercalli (Società Metereologica Italiana). Un’occasione di ascolto e approfondimento per tutti i consiglieri regionali, colta con speranza e passione da numerosi cittadini che hanno trascorso la giornata al freddo di fronte al Palazzo. Un’opportunità che, se solo fosse stata colta, avrebbe permesso ai Consiglieri di discutere e votare ciò per cui questo consiglio aperto era stato convocato: l’individuazione di misure e interventi concreti per affrontare lo stato di emergenza ecoclimatica e raggiungere l’obiettivo UE di riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030.
Al termine della seduta, alle 18, si è riunito un Consiglio Regionale ordinario nel quale avrebbero dovuto essere discussi e votati i cinque ordini del giorno promossi da LeU, PD, Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia. Tuttavia, nonostante la quasi totalità dei Consiglieri fosse collegata via zoom da casa (o, inspiegabilmente, dalla propria auto), durante l’appello fatto dal Presidente Allasia è stata subito evidente l’assenza del numero legale necessario a procedere. La seduta è stata quindi sospesa per mezz’ora, fino a che tutti i consiglieri fossero nuovamente collegati. Dopo oltre 8 ore di Consiglio, tuttavia, i consiglieri presenti hanno concordato nel rimandare la votazione alla giornata di oggi, 22 febbraio 2022. Prima della conclusione dei lavori è stata data lettura ai soli ordini del giorno di Lega e LeU, scatenando un’accesa discussione politica sull’inconsistenza degli stessi. In particolare, il consigliere Cane (Lega Piemonte per Salvini), ha presentato l’ordine del giorno proposto dal suo gruppo. Si tratta di un documento molto sintetico, costituito da un unico articolo, che impegna la Giunta a:
“sensibilizzare il Governo per rivedere la politica energetica nazionale. L’Italia continuando a dire NO a qualsiasi proposta di produzione energetica, a partire dalle centrali nucleari di ultima generazione, alla fissione nucleare, alla filiera dell’idrogeno, alla costruzione di nuovi termovalorizzatori o all’aumento delle estrazioni nei giacimenti di gas nazionali, è e sarà sempre più dipendente dagli altri Paesi per il proprio fabbisogno energetico, con un conseguente e già attuale rincaro delle bollette che si ripercuote su famiglie e imprese”.
Sia i Consiglieri di opposizione, che le persone radunate in presidio in via Alfieri, hanno ascoltato la lettura di questo ordine del giorno con un misto di sgomento e incredulità. Per tutta la giornata, diversi esperti hanno esposto dati scientifici a sostegno del fallimento politico regionale e della vitale necessità di puntare rapidamente all’utilizzo di fonti rinnovabili, allo sviluppo di un approccio agro-ecologico della produzione del cibo, all’approvazione di una legge per fermare immediatamente il consumo di suolo e alla stipulazione di Patto Regionale per il Clima. A questi interventi, sono seguiti quelli dei diversi consiglieri regionali, che non hanno mancato occasione per mettere in evidenza la drammatica distanza del mondo politico da quello scientifico. Frasi come “i responsabili principali sono Cina e India (…) che devono ancora avere lo sviluppo che abbiamo avuto noi” o “il gas come strumento di transizione ecologica”, del consigliere Preioni (Lega), lasciano senza parole qualsiasi studioso di clima. Così come le affermazioni sulla necessità di costruire rapidamente la linea Torino-Lione, appaiono in forte contrasto con ciò che, nella mattinata di ieri, diversi esperti come Luca Mercalli e Roberto Mezzalama avevano illustrato. Entrambi, infatti, supportati da dati scientifici, avevano messo in evidenza come la linea Torino-Lione sia estremamente incompatibile con gli obiettivi climatici che la stessa Regione si è posta.
Anche ieri quindi, come il 15 ottobre del 2019, le parole della scienza e di professionisti sono state ignorate e sbeffeggiate. Chi governa la Regione Piemonte ha ripetuto per tutta la giornata frasi propagandistiche e, in alcuni casi, paternalistiche, riassunte in alcuni passaggi dell’intervento finale dell’Assessore Marnati: “va bene protestare, è giusto, siete giovani, non dico di non farlo (…) ma bisogna essere costruttivi perché il momento della consapevolezza lo abbiamo già superato”. Questa frase ha fatto sorridere amaramente molte delle persone che, da 8 ore, stavano presidiando l’ingresso di Palazzo Lascaris, la cui età non permette certo loro di definirsi “giovani”.
Come è stato ricordato da Luca Mercalli nel suo intervento: “Bisogna avere il coraggio di fermare i processi perniciosi per l’ambiente. Qual è l’anello che manca? La politica”.
Quali concrete, realistiche e immediate misure intende, davvero, intraprendere la Giunta regionale per riuscirci? Questa era la risposta che l’intera cittadinanza avrebbe dovuto ricevere al termine di questo Consiglio Regionale aperto. Tuttavia, la votazione si è conclusa con l’approvazione di due ordini del giorno, su nucleare e termovalorizzatori, in netto contrasto con tutto ciò che era stato discusso, al mattino, dalla comunità di scienziati e professionisti auditi.
Il mondo sta cambiando. Sta cambiando il clima ma stanno anche cambiando, adattandosi, la finanza e l’industria. La Regione Piemonte continua a proporre, ideologicamente, soluzioni obsolete e distanti da ciò che l’intera comunità scientifica comunica da anni.
Il Consiglio Regionale del Piemonte ha perso, ancora una volta, un’occasione per fare ciò per cui ogni singolo consigliere è stato eletto: proteggere i suoi cittadini.
Con le stesse parole con cui Ruggero Reina con cui ha aperto il suo intervento in consiglio, si chiude oggi un’altra pagina buia della storia politica di questa regione.
“Questa giornata rappresenta un fallimento. Come altro definireste un consiglio regionale aperto sull’emergenza eco-climatica, ottenuto dopo otto giorni di sciopero della fame, in una regione in cui questa stessa emergenza è stata dichiarata due anni fa?”
[1] Extinction Rebellion Torino, Fridays For Future Piemonte, Comitato Torino Respira, Greenpeace – Gruppo Locale di Torino, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ACMOS, Comunet – Officine Corsare, Comitato Acqua Pubblica Torino, Aska47 – Csa Murazzi, Csoa Gabrio, Folamurga di Torino, 6000 Sardine Piemonte