Sudan
Il premier Hamdouk ha rassegnato le sue dimissioni. Un discorso in diretta tv di 18 minuti nel quale ha spiegato le condizioni che lo hanno portato a questa drastica decisione in una fase difficile per il paese. Parole misurate, ma chiare. “La vostra rivoluzione continuerà e vincerà, ma non perdete l’unità e il dialogo. Ho lavorato con tutte le mie forze per mettere in pratica gli obiettivi prefissati dopo la caduta del regime totalitario. Ho portato alcuni risultati positivi e ho fallito in altri. […] Consegno nelle vostre mani l’incarico, perché non ho trovato tra le varie componenti un accordo ed una disponibilità al compromesso, ma il rifiuto dell’altro e le accuse di tradimento a chi la pensa diversamente”.
La decisione delle dimissioni era stata già annunciata ieri ed è stata effettuata dopo la repressione delle manifestazioni pacifiche con la morte di tre giovani colpiti dalle pallottole dei soldati. Il fallimento dell’ennesimo tentativo di trovare un compromesso tra i partiti politici e i militari golpisti, per la gestione della fase transitoria e l’organizzazione delle elezioni nel 2023, ha convinto il premier a togliere la foglia di fico ai golpisti.
I militari che hanno tirato la corda adesso devono decidere il da farsi: ascoltare il popolo in piazza oppure scatenare una repressione feroce seguendo l’esempio egiziano. Con un rischio maggiore di finire in un pantano alla libica.