In un documento ufficiale della Conferenza Stato-Regioni è spuntata una proposta che prevede di paragonare la canapa industriale alle altre sostanze stupefacenti a prescindere dal livello di THC.
Infatti l’ordine del giorno in discussione ieri prevedeva di inserire anche la coltivazione di cannabis senza TCH nella Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti.
Un decreto interministeriale di Speranza (LeU) e Patuanelli (M5S) e Cingolani rischia di infliggere un ulteriore duro colpo, forse definitivo, alla cannabis light (quella a basso contenuto di THC e quindi senza alcun effetto stupefacente) inserendo surrettiziamente la sua coltivazione nel Testo Unico sulle Droghe.
Questa proposta, oltre a non avere alcun senso è anche pericolosa.
Non ha senso perché tanto l’OMS quanto l’ONU hanno tolto la Cannabis Light dagli elenchi delle sostanze stupefacenti e la Corte europea ha sancito (con voto favorevole dell’Italia) la sua libera circolazione.
È pericolosa perché rischia di cancellare oltre 15.000 posti di lavoro già attivi in Italia e oltre 3.000 imprese aperte in particolare da giovani imprenditori agricoli.
La Cannabis Light paga il prezzo dei pregiudizi e fa davvero impressione che a promuovere questo decreto siano Ministeri guidati da forze politiche si sono sempre schierati per la legalizzazione della Cannabis.
Negli ultimi anni I movimenti antiproibizionisti hanno chiesto e proposto più volte un intervento normativo che chiarisse la liceità della produzione e del commercio della cannabis light per dare certezza al settore. Oggi arriva un provvedimento che non solo non chiarisce ma va nella direzione opposta. Mentre il mondo legalizza la Cannabis con THC, in Italia continua a vivere un proibizionismo medievale.
L’approvazione di una proposta come questa metterebbe una pietra tombale su tutti i posti di lavoro che si sono creati nella filiera della cannabis light, dai coltivatori ai negozianti.
Tutto questo avviene in un contesto internazionale che vede tantissimi Paesi andare verso la legalizzazione, come per esempio la Germania e la vicina Malta.
Per non parlare degli Stati Uniti, dove circa la meta della popolazione vive in Stati dove la cannabis è legale anche per scopo ricreativo.
Insomma, questo provvedimento oltre a creare confusione è anche antistorico!
In tutto cio’, l’unico fatto positivo è che il 12 gennaio 2022 la Corte di Cassazione ha comunicato che le firme consegnate ad ottobre 2021 dal Comitato Referendum Cannabis Legale sono sufficienti a convocare il Referendum per la legalizzazione della Cannabis nella prossima primavera.
Ora, l’ultimo fondamentale parere spetta alla Corte Costituzionale che si esprimerà il 15 Febbraio per fissare così la data del voto.