Poco più di un anno fa avevamo scritto della vergognosa condanna a due degli Ottoni a Scoppio e a diversi altri attivisti in seguito ai fatti di piazza Scala del 7 dicembre 2014.
Oggi la sentenza di appello: tutti assolti, il fatto non sussiste. “Premiati” coloro che hanno resistito fino all’appello, che hanno creduto con tutta la loro determinazione che fosse possibile ribaltare quella ingiusta sentenza.
Dopo il primo grado, insieme ai loro avvocati, avevano riscritto 27 fitte pagine in cui chiedevano (in seguito alla lettura delle motivazioni della prima sentenza) che i giudici in appello rivedessero tutta una serie di passaggi.
Diciamo che i giudici hanno fatto il loro dovere e ora sarà curioso leggere le nuove motivazioni. Chissà se aggiungeranno due parole di scuse, visto che per più di un anno i cinque che avevano promosso l’appello si sono sentiti con una condanna addosso.
Oggi se la sono strappata di dosso, una vergogna ingiusta, una montatura formidabile. Nel primo grado i giudici avevano completamente travisato quella che era stata una giornata di grande resistenza, durante la quale gli Ottoni a Scoppio avevano suonato a più non posso per un’ora e mezza filata per abbassare la tensione in una piazza dove si è rischiato molto. L’avevano ammesso gli stessi giudici anche del primo grado: la condotta degli Ottoni era stata meritoria, peccato che verso la fine, in quei “due minuti…” avessero fatto qualcosa di grave…
Ora la sentenza di oggi (ed è definitiva, dunque qui si chiude una vicenda a suo modo esemplare) rimette i pezzetti del puzzle al loro posto. Le innumerevoli riprese dalle tante telecamere che volevano “incastrare” i manifestanti hanno dimostrato come quel giorno in realtà si fossero evitati degli scontri che avrebbero avuto ben poche vie di fuga.
Oggi davanti al Tribunale di Milano gli Ottoni non erano soli, come non sono mai stati. Diversi solidali sparsi, ma poi soprattutto la BANDA, pronta a chiedere permessi al lavoro e a suonare, ancora una volta, alla mattina, appena hanno visto quei volti sorridenti e beffardi che scendevano le scale del tribunale.
Grazie Ottoni per aver insistito e perseverato. E grazie ancora per aver suonato quel pomeriggio.