Ill.mo Signor Presidente,
alla scadenza del suo mandato di Presidente, nel ringraziarla per quanto ha fatto per tenere unita la nazione nella fedeltà alla Costituzione, le scrivo per chiederle di fare un significativo gesto a favore della pace. Di quella pace invocata da Papa Francesco, da lei giustamente stimato, che richiede un «impegno collettivo concreto a favore del disarmo integrale», come ha scritto il Santo Padre nel messaggio inviato lo scorso 30 ottobre al Forum di Parigi sulla pace, col quale chiedeva alle autorità mondiali di cambiare il sistema «fondato sull’equilibrio delle dotazioni di armamenti», che ha portato ad accrescere le spese militari senza offrire garanzie di pace, sottraendo invece risorse alle reali necessità dell’umanità e della natura.
Su questa linea, 50 premi Nobel hanno fatto il mese scorso un appello per ridurre le spese militari del due per cento all’anno. Penso che la maggioranza della popolazione italiana e mondiale condivida questo appello. Presidente, unisca la sua voce a quella di chi per la pace crede sia da preferire la via della nonviolenza e del disarmo!
Ora che è al termine del suo mandato, dica sinceramente se ritiene giusto avere in Italia armi nucleari pronte a distruggere intere città considerate nemiche, con i loro abitanti, dai neonati agli anziani.
Abbiamo apprezzato le sue parole dette il 15 novembre a Siena, a proposito del dramma dei migranti bloccati tra Bielorussia e Polonia: «E’ sconcertante il divario tra i grandi principi proclamati e non tenere conto della fame e del freddo cui sono esposti esseri umani ai confini dell’UE». Analogamente credo che dovremmo tutti, a partire dal Presidente dell’Italia, provare sconcerto vedendo il divario tra il principio proclamato nell’articolo 11 della Costituzione «L’Italia ripudia la guerra» e la presenza di armi nucleari nelle basi militari di Aviano e di Ghedi. Questo sconcerto lo prova la maggioranza degli italiani, che, secondo un sondaggio, all’87% sono favorevoli all’adesione dell’Italia al TPAN (Trattato dell’ONU di messa al bando delle armi nucleari), votato da 122 stati il 7 luglio 2017 e entrato in vigore il 22 gennaio 2021.
L’umanità non può rischiare una guerra atomica; il suo solo inizio, anche per errore, sarebbe un’ecatombe. Così il Papa a Hiroshima ha ripetuto: «L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche». L’inerzia di fronte all’enormità delle tragedie che le armi atomiche possono causare, è una colpa grave di cui l’Italia, il suo popolo e le sue Istituzioni, non devono più continuare a macchiarsi. Oggi bisogna agire per rendere impossibile un tale crimine contro l’umanità.
Presidente, in occasione del primo anniversario dell’entrata in vigore del TPAN, il 22 gennaio, faccia un appello al Governo, come Presidente della Repubblica e come Presidente del Consiglio supremo della difesa (anche civile non armata), affinché l’Italia aderisca al Trattato e intanto partecipi come Stato osservatore alla prima conferenza degli Stati Parti del TPAN, che si terrà a Vienna nel prossimo mese di marzo.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa richiesta, Le porgo un cordiale augurio di pace.
Ivrea, 6 gennaio 2022
Pierangelo Monti – Presidente del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione)