La NATO nel suo summit del 14-6-2021 ha riconfermato la sua agenda – NATO 2030 – per renderla ancora più forte ed aggressiva e per perfezionare la sua politica della deterrenza nucleare con l’opzione del first strike. In questo contesto si inserisce la crisi Ucraina – Russia – NATO con il progetto di allargamento della alleanza verso est in contrasto con le promesse al termine della guerra fredda.
Dal territorio dell’Ucraina fino a Mosca su una distanza di circa 600 km un caccia della Nato, Tornado o F 35 dotato di armi nucleari che viaggia forse con 1500 a 2000 km/h arriva in meno di 20 minuti. Se volano a bassa quota i centri amministrativi, militari e industriali essenziali della Russia possono essere considerati indifendibili e quindi se la Ucraina aderirà alla Nato, indipendentemente dal fatto che l’ordinamento interno della Russia sia democratico o abbia un carattere di stampo mafioso e autoritario, il rischio di un conflitto anche nucleare diventerà sempre più probabile.
Pertanto bisogna ricordare con sempre maggior forza agli stati coinvolti nel conflitto il loro obbligo di disarmo nucleare secondo art. VI Del NPT e invitarli a firmare il TPAN Trattato per la proibizione delle armi nucleari.
Appaiono poi altrettanto irragionevoli, discriminatorie e pericolose le proposte della Commissione Europea, di dare spazio ad un ulteriore sviluppo della energia nucleare che, oltre ad essere soltanto il biglietto di entrata per il suo uso bellico, con gli incidenti di Three Miles Island, Cernobyl e Fukushima ha dato prova della inutilizzabilità di questa energia e ciò senza considerare come le sue scorie nocive continueranno a gravare sulle nuove generazioni per mezzo milione di anni.