Non so quanti fra i meno giovani ricordano quando lo Yemen era meta di viaggi da favola, anche ispirati da genuini interessi per la sua cultura e in particolare un’architettura originalissima1, oggi trasformato in un paese da incubi, fame e disperazione. L’antica Arabia Felix, ovvero la parte fertile della penisola arabica e sede del regno della Regina di Saba, lo Yemen acquistò un ruolo strategico come punto di passaggio dei traffici internazionali tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano, soprattutto dopo la costruzione del Canale di Suez, ma è oggi teatro di un violento conflitto interno nato nel nord del paese e progressivamente sceso verso sud, verso le coste e la capitale Sana’a.
Il paese è da sempre stato diviso in due entità territoriali2, una settentrionale che corrisponde circa all’antico regno di Saba e una meridionale divisa in tanti piccoli Stati che gravitavano intorno ai porti commerciali della costa, come per esempio Aden. Lo Yemen del Nord, dapprima cristiano, si convertì all’Islam intorno al VI e VII secolo, e nel IX secolo vi cercarono riparo alcuni Imam zaiditi, interpreti della tradizione musulmana sciita, che diedero vita ad una nuova dinastia: gli Zaiditi regnarono praticamente ininterrotti, tranne qualche breve periodo di governo ottomano, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Gli Stati rimasero indipendenti tra di loro fino alla colonizzazione da parte della Gran Bretagna, che li trasformò brutalmente sia in colonie che protettorati, sfruttandoli per assicurarsi il controllo delle vie marittime di collegamento con l’India e l’Estremo Oriente. Intorno al 1960, la popolazione dello Yemen del Sud si ribellò alla presenza britannica, spinta dal movimento nazionalistico che già era presente nel resto del Medio Oriente e più precisamente in Egitto e Siria. Nel 1967 la Gran Bretagna concesse l’indipendenza allo Yemen del Sud dopo una lotta armata contro il Fronte Nazionale di Liberazione: nacque così la Repubblica Democratica Popolare dello Yemen e il FNL divenne poi il Partito Socialista Yemenita e una volta al governo attuò un programma marcatamente filo-comunista.
In quello stesso periodo la dinastia Zaidita che regnava a Nord, all’epoca sostenuta dall’Arabia Saudita, fu rovesciata da un colpo di Stato repubblicano sostenuto invece dall’Egitto. Per tutti gli anni ’60 a Nord ci furono aspri scontri tra la fazione realista e quella repubblicana, fino a che, nel 1970, le parti firmarono un accordo che garantiva la forma repubblicana ma non escludeva i monarchici dal potere politico.
Nel 1990, dopo una serie di negoziazioni le due Repubbliche yemenite si unirono nella Repubblica dello Yemen, ma le basi sui cui poggiava questa unificazione erano molto fragili. Già nel 1994 una grave crisi e conflitto armato tra il Nord e il Sud si concluse con un tentativo fallito di secessione da parte del sud e la conquista da parte delle truppe realiste della capitale Sana’a: a capo del governo si pose infatti Abdullah Saleh, leader del partito Congresso Generale del Popolo, che già dal 1978 guidava lo Yemen del Nord.
Nel 2004, lungo il confine settentrionale con l’Arabia Saudita, scoppiò un grave conflitto che inizialmente opponeva solo il governo e la componente sciita della popolazione, ma a causa di un maggiore coinvolgimento internazionale la dimensione del contrasto è aumentata: infatti l’Iran si è posto a difesa del gruppo degli Houthi, la coalizione dei partiti sciiti, accusando il governo yemenita di portare avanti una guerra di religione contro gli sciiti, mentre l’Arabia Saudita ha portato il proprio sostegno al governo yemenita contro gli Houthi, in diretta opposizione all’Iran.
Il conflitto attuale ha le sue radici nelle primavere arabe del 2011, quando una rivolta ha costretto il presidente di lunga data, Ali Abdullah Saleh, a cedere il potere al suo vice, Abdrabbuh Mansour Hadi. I combattimenti sono iniziati nel 2014 quando il movimento ribelle musulmano sciita Houthi ha preso il controllo della provincia settentrionale di Saada e delle aree limitrofe. Gli Houthi hanno continuato ad attaccare arrivando a prendere la capitale Sanaa, costringendo Hadi all’esilio all’estero. Il conflitto si è intensificato drammaticamente nel marzo 2015, quando l’Arabia Saudita e altri otto stati, per lo più arabi sunniti – sostenuti dalla comunità internazionale – hanno iniziato un pesantissima campagna di attacchi aerei contro gli Houthi, con l’obiettivo dichiarato di ripristinare il governo di Hadi. L’Arabia Saudita ha giustificato il proprio intervento in Yemen affermando che l’Iran sostiene gli Houthi con armi e supporto logistico – un’accusa che l’Iran nega.
Il conflitto yemenita è definito come la più grave emergenza umanitaria in corso, con più di 24 milioni di persone che oggi necessitano di aiuto, almeno 4 milioni sono sfollati.
Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha definito la situazione umanitaria yemenita come “la peggiore carestia che il mondo abbia visto da decenni“. La fame attanaglia tutto il Paese, oltre 16 milioni di persone si troveranno in una condizione di scarsità alimentare nel corso di quest’anno e i numeri sono ancora in crescita. La malnutrizione acuta severa (MAS) è costantemente aumentata nel corso del 2021 e ha raggiunto livelli record: circa 2,3 milioni di bambini sotto i cinque anni si trovano in uno stato di malnutrizione acuta, di cui 400.000 rischiano di perdere la vita per insufficiente nutrizione e carenza di cure urgenti. Vi sono poi 1.2 milioni di donne incinte e in allattamento in condizione di malnutrizione acuta e, quindi, impossibilitate ad offrire nutrimento adeguato per sé e per i propri figli.
Qualunque servizio nel paese è crollato, metà delle strutture mediche sono inefficaci o totalmente distrutte, in un territorio spesso focolaio di malattie come colera, febbre dengue, difterite e ora il COVID-19, le strutture mediche sono quasi del tutto inagibili. Si stima che 20,1 milioni di persone abbiano necessità di assistenza sanitaria, oltre la metà dei quali urgente. I problemi psicologici e psichiatrici della popolazione non sono meno gravi, on particolare per i bambini. Molti di loro sono bambini soldato.
Scrive la psicologa Mirella Riccardi di Medici Senza Frontiere: “I miei colleghi mi raccontano la vita prima della guerra. Ricordare il tempo della pace fa bene allo spirito. Di tutti. Mi dicono che lo Yemen è un paese cordiale, educato, aperto all’altro mentre ora agli occhi di tutti appare solo un luogo di macerie e orrore, e soffrono per questo. Vorrebbero tornare ad accogliere lo straniero, come prima”.
Il drammatico conflitto non accenna a finire. Dalla fine del 2020 gli Houthi controllano la maggior parte dei governatorati situati a nord e centro del Paese, il Consiglio di transizione meridionale (STC) controlla invece parte dello Yemen del sud (principalmente la città di Aden e Socotra) e il governo centrale (GoY) detiene la gestione del resto dei governatorati meridionali e orientali.
Le complicità internazionali e gli interessi militari sono amplissimi, e coinvolgono anche noi: armi fabbricate in Italia, in particolare le bombe prodotte in Sardegna dalla RWM, e vendute all’Arabia Saudita sono state usate per bombardare civili innocenti in Yemen. Chiunque può valutare l’ipocrisia della risposta del governo italiano, non c’è nessuna attività illegale dietro la vendita di armi dal momento che Riad non è oggetto di embargo internazionale nel settore degli armamenti! Business is business, gli yemeniti carne da cannone.
Conoscere le situazioni al di là delle sporadiche notizie dei media e degli intrallazzi internazionali è una premessa necessaria perché si moltiplichi l’impegno collettivo affinché queste drammatiche situazioni abbiano fine.
Fonti. Per questo scritto ho liberamente attinto alle relazioni di Save the Children (https://www.savethechildren.it/blog-notizie/guerra-yemen-origini-ed-evoluzioni-di-un-conflitto-che-dura-da-anni) e di Medici Senza Frontiere (https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/storie/una-condivisione-e-un-augurio-dai-margini-della-guerra/?codiceCampagna=21.PRW.NL.12.ENEWSREG&utm_source=regolari&utm_medium=email&utm_campaign=nl-312&utm_content=&url_map=leggi).
1. Lo Yemen ha 4 siti – tra cui la capitale e la particolarissima isola di Socotra – iscritti al Patrimonio Culturale dell’UNESCO. I palazzi e le mura di Sana’a sono caratterizzati dagli eleganti contorni di colore bianco. Nel 1970 Pasolini vi girò alcune scene del Decameron.
2. Questa sintesi della complessa storia dello Yemen è liberamente tratta da Barbara Palla, “Lo Yemen, breve riassunto storico di un fragle paese”, La Rivista Culturale, 2 febbraio 2018, https://larivistaculturale.com/2018/02/02/lo-yemen-un-paese-dal-ricco-passato-e-dal-futuro-molto-incerto/.