Lo abbiamo scritto: Wissem è morto di “respingimento”. Una macchina efficientissima e ben oliata. Una burocrazia feroce e disumana
Wissem arriva in Italia e viene confinato in una nave quarantena. Qui, nonostante le norme italiane, costituzionali e internazionali siano inequivocabili, non ha possibilità di richiedere asilo.
Dopo la quarantena viene direttamente trasferito al Centro per rimpatri (CPR) con un decreto di espulsione immediata e la convalida della detenzione nel CPR. Entra nella struttura di detenzione di Ponte Galeria (RM) il 13 di ottobre. Il 15 gli viene fatta la visita medica nella quale viene dichiarato in buona salute, orientato e lucido, idoneo quindi alla detenzione nel CPR.
Il 25 di ottobre Wissem ha un colloquio con la psicologa contrattualizzata dall’Ente gestore del CPR, la psicologa interna della struttura. In questo colloquio Wissem dichiara un disagio psichico, viene quindi disposta una visita al Centro di Salute Mentale (CSM) di Ostia che viene effettuata l’8 novembre. La diagnosi ipotizzata è disturbo schizoaffettivo annotando che potrebbe essere necessaria un’osservazione approfondita in ambiente ospedaliero. In Quella sede gli viene prescritta una terapia e viene riportato al CPR.
Wissem segue la terapia fino al 18 di novembre, quando, in un ulteriore colloquio con la psicologa del CPR, denuncia di essere soggetto ad effetti indesiderati causati dai farmaci, tra cui dei tremori, effetti tipici dei neurolettici, come ad esempio l’aloperidolo.
A quel punto viene disposta un’altra visita al CSM, visita che avviene il 23 novembre, il medico dichiara la necessità del ricovero. Viene ricoverato con accesso in pronto soccorso al reparto psichiatrico del Grassi. Il Grassi di Ostia e il S. Camillo di Roma appartengono alla stessa Azienda sanitaria, il primario dei due reparti psichiatrici è lo stesso. Aspetto assolutamente dirimente: non viene ricoverato in regime di TSO, ovvero non si tratta di un ricovero per un trattamento sanitario obbligatorio.
Non ci è chiaro se già al Grassi viene sottoposto a contenzione, dopo due giorni viene però trasferito al S. Camillo di Roma. Arriva sedato, come annotato dal medico, il quale ne dispone la contenzione: in parole povere lo legano al letto, per tre giorni.
La prescrizione di neurolettici, che possono causare, in alcuni pazienti, scompenso ed arresto cardiaco, dovrebbe avvenire a seguito di un elettrocardiogramma che esclude la predisposizione del paziente a questi effetti indesiderati talvolta fatali.
Desta sconcerto e molti interrogativi questa contenzione, soprattutto perché Wissem non era in regime di TSO: la contenzione non è mai consensuale, è tipica di un trattamento sanitario obbligatorio. Molti psichiatri ne sostengono l’assoluta eccezionalità. Wissem rimane in contenzione fino alla morte, avvenuta il 28 novembre.
Ma ci sono altri interrogativi: la contenzione è soggetta ad annotazioni in un registro apposito, oltre che in cartella clinica, nella quale però, ci risulta, può annotare solo il medico. Il regime di contenzione prevede controlli frequenti, ci risulta che i parametri vitali del paziente debbano essere controllati ogni 2 ore dal personale infermieristico, valutazioni che devono essere annotate sull’apposito registro, e che il medico debba verificare ogni 4 ore lo stato del paziente e l’effettiva opportunità di continuare la contenzione. Risulterebbe peraltro che il registro delle contenzioni sia stato compilato in modo sommario.
Abbiamo sentito anche il Garante Regionale delle persone private della libertà personale del Lazio, Dott. Stefano Anastasia, grazie al quale abbiamo potuto fare questa ricostruzione.
Il CPR è quindi assolto? No. O Wissem era già soggetto a disturbi psichiatrici e quindi in sede di visita di idoneità sono stati non rilevati o sottovalutati – ma la famiglia ha assolutamente escluso che Wissem avesse avuto episodi pregressi – oppure questi disturbi sono insorti durante la detenzione, circostanza che confermerebbe che i CPR sono incubatori di morbilità fisiche e psichiche.
LasciateCIEntrare inoltre ha pubblicato un fatto davvero sconcertante: ” il Giudice di Pace di Siracusa sospendeva l’esecutività del decreto di respingimento e del provvedimento di trattenimento presso il CPR di Ponte Galeria, provvedimenti emessi dal Questore di Siracusa il 13/10/2021. Wissem non ne ha avuto notizia, è rimasto ricoverato in stato di contenzione prima al Grassi di Ostia e dopo al San Camillo, ma alla data del 24 novembre scorso avrebbe dovuto essere rimesso in libertà”.
Il fatto che la sospensiva non gli sia stata notificata, attiene ad uno spregio per lo straniero, per l’essere umano, di uno Stato che considera lo straniero non come persona, ma come documento protocollato. Una volta che la persona esce dalla oliata ed efficiente catena di montaggio dei respingimenti, viene dimenticata, negata: non conta più nulla.
E’ in corso un presidio a Roma per denunciare la morte di Wissem e gli obbrobri dei CPR, strutture che negano l’essere umano in quanto tale. In Tunisia si sta svolgendo una manifestazione concomitante indetta dalle “Madri Tunisine”: la morte del giovane tunisino, 26 anni, ha avuto ripercussioni rilevanti anche in Tunisia. Il caso è anche all’attenzione del deputato tunisino Majdi Karbai.
La madre di Wissem non lo rivedrà mai più.
La manifestazione in Tunisia: