Nonostante le crescenti proteste degli scienziati e del pubblico in generale, le aziende agrochimiche continuano i loro affari con pesticidi che danneggiano le api, ignorando qualsiasi critica. Nel frattempo, i governi stanno a guardare.
In soli quattro mesi, circa 3.900 tonnellate di insetticidi a base di neonicotinoidi sono state esportate dall’UE, anche se sono vietati al suo interno. Syngenta, con sede a Basilea, è di gran lunga il numero uno in questo settore.
“Salvate le api!” L’allarmante moria di api ha scosso più di 1,2 milioni di europei, che con un’iniziativa popolare dell’UE chiedono il divieto dei pesticidi sintetici e misure drastiche per proteggere la biodiversità. Anche in Svizzera la popolazione è preoccupata per gli effetti nocivi di queste sostanze. Lo dimostrano i dibattiti politici in vista delle votazioni sui pesticidi, anche se le proposte sono fallite alle urne nel giugno 2021.
I pesticidi basati sui cosiddetti neonicotinoidi – agenti nervini che attaccano il sistema nervoso centrale degli insetti e sono stati ampiamente utilizzati dagli anni ’90 – fanno sempre notizia. Negli ultimi trent’anni, tre quarti degli insetti volanti sono scomparsi dai paesaggi dell’Europa occidentale. La morìa degli insetti continua ancora oggi, con conseguenze devastanti. In tutto il mondo, tre quarti delle colture dipendono dalle api e da altri insetti impollinatori, così come un terzo di tutta la produzione alimentare
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) avverte che la morte delle popolazioni di insetti, che sono altamente sensibili ai pesticidi e ad altri fattori ambientali, rappresenta una “seria minaccia alla sicurezza alimentare globale”.
Dave Goulson, professore di biologia all’Università del Sussex, paragona i “killer delle api” a un famigerato veleno sovietico della guerra fredda: “I neonicotinoidi sono tossici per le api come il Novichok per gli esseri umani”, dice l’autore di “Silent Earth”, un libro sul destino degli insetti impollinatori. “Le sostanze rimangono nei terreni e nelle piante per anni e avvelenano tutto ciò che si nutre di loro o raccoglie il nettare dai loro fiori. Entrano anche nelle acque e danneggiano le creature che ci vivono”. I neonicotinoidi sono gli insetticidi più usati in assoluto. Il loro mercato globale è equivalente a 3 miliardi di dollari USA, ha stimato la società britannica di analisi di mercato Phillips McDougall nel 2018.
Divieto a causa di rischi “inaccettabili”
A causa dei rischi “inaccettabili” per le api, gli Stati membri dell’UE hanno deciso nell’aprile 2018 di vietare i tre neonicotinoidi Imidacloprid, Thiamethoxam e Clothianidin per tutte le colture all’aperto. Questa decisione è una novità mondiale e secondo la FAO riflette “un ampio consenso” sulla necessità di misure per proteggere le api e altri insetti impollinatori. Il divieto è arrivato dopo che gli attacchi legali dei due maggiori produttori di neonicotinoidi, Bayer e Syngenta, sono falliti nel tribunale dell’Unione Europea.
Analizzati dati confidenziali di esportazione
Anche se l’UE vieta l’uso di questi neonicotinoidi nei propri campi, continua a permettere alle aziende agrochimiche di produrre i pesticidi sul proprio territorio e di esportarli in Paesi con regolamenti più deboli. Public Eye e Unearthed, il team investigativo di Greenpeace UK, stanno ora rivelando per la prima volta la portata di questo business tossico. Siamo stati in grado di analizzare i dati confidenziali delle esportazioni che abbiamo richiesto all’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA) in base alla legge sulla libertà d’informazione. Si tratta di informazioni che le aziende devono dare alle autorità europee se vogliono esportare prodotti chimici vietati nell’UE.
Abbiamo scoperto che tra settembre e dicembre 2020, le autorità europee hanno approvato 299 esportazioni di neonicotinoidi vietati nell’UE. In totale, stiamo parlando di circa 3.900 tonnellate di prodotti pesticidi, che contengono più di 700 tonnellate delle sostanze attive tossiche. Una quantità sufficiente per trattare circa 20 milioni di ettari di terreno coltivabile, cioè l’intera superficie agricola della Francia. Nove Paesi dell’UE sono coinvolti in queste esportazioni, con Belgio, Francia e Germania ai primi posti.
Tre volte la superficie del Belgio
La maggior parte di queste esportazioni di “killer delle api” dall’UE era destinata a Paesi a basso e medio reddito come Brasile, Indonesia e Sudafrica. Lì l’uso di pesticidi pericolosi presenta rischi particolarmente elevati per la salute umana e l’ambiente a causa dei deboli controlli. In molti di questi Paesi, la biodiversità è molto alta. Per esempio il Brasile è stato letteralmente inondato da 2.241 tonnellate di pesticidi a base di neonicotinoidi durante il periodo studiato. I fornitori sono la svizzera Syngenta e il gruppo tedesco Bayer.
Secondo i nostri dati, Syngenta è di gran lunga il primo esportatore di neonicotinoidi vietati nell’UE.
Nell’autunno 2020, le filiali Syngenta nell’UE hanno riferito di aver esportato 3.426 tonnellate di pesticidi contenenti un totale di 551 tonnellate di Thiamethoxam – più di tre quarti della quantità totale di neonicotinoidi vietati esportati dall’UE. La Bayer è arrivata seconda, con esportazioni di pesticidi per un totale di 138 tonnellate, incluse 60 tonnellate di Imidacloprid e Clothianidin. Le due società mantengono numerosi siti di produzione in Europa e sono state responsabili di quasi il 90% delle esportazioni di neonicotinoidi durante il periodo in esame.
Inondazione di pesticidi per le piantagioni di soia del Brasile
Il fatto che Syngenta sia in cima a questa triste classifica è dovuto a un’enorme spedizione di “Engeo Pleno S” in Brasile. Questo top seller contiene, oltre a Thiamethoxam, anche Lambda-Cialotrina, una sostanza che è anche altamente tossica per le api. Questi 2,2 milioni di litri di pesticidi esportati dal Belgio sono per lo più destinati alle enormi piantagioni di soia del Brasile e sono sufficienti per trattare un’area tre volte più grande del Belgio.
Secondo la nostra ricerca, le esportazioni di neonicotinoidi vietati dall’UE arrivano anche in Africa, compreso il Kenya, dove gli agricoltori riferiscono di dover impollinare i loro raccolti a mano perché le api e altri insetti importanti stanno scomparendo. Il Ghana ha ricevuto almeno 50 tonnellate di insetticidi neonicotinoidi dall’UE nel 2020. I pesticidi, utilizzati su larga scala nelle piantagioni di cacao, inquinano il suolo e ne riducono la fertilità.
Un rapporto pubblicato nel 2019 da ricercatori di 17 Paesi africani afferma che l’aumento dell’uso di neonicotinoidi in Africa sta riducendo l’impollinazione, così come il controllo naturale dei parassiti, mettendo a rischio la sicurezza alimentare del continente. Il rapporto chiede ai governi di impedire che l’uso indiscriminato dei neonicotinoidi contribuisca all’ulteriore deterioramento della sostenibilità agricola e della biodiversità in Africa.
Fine dell’ipocrisia
La stessa UE considera la minaccia molto seria: come parte della sua strategia “Farm to Fork” (Dalla fattoria alla tavola), la Commissione Europea prevede di fermare l’importazione di cibo se contiene tracce di pesticidi che contribuiscono ai problemi ambientali globali, primo fra tutti i neonicotinoidi. Questi “sono particolarmente tossici per le api e contribuiscono significativamente al declino delle popolazioni di impollinatori”, come ci ha scritto la Commissione quando l’abbiamo interpellata. “Non troveremmo accettabile che la produzione di cibo da importare nell’UE […] costituisca una seria minaccia per le popolazioni di impollinatori di tutto il mondo”.
Nonostante questa constatazione, l’UE permette alla propria industria di pesticidi di continuare a produrre queste sostanze tossiche sul suolo europeo e di esportarle in paesi al di fuori dell’UE. Tuttavia, ci sono segni di un cambiamento di rotta: dopo che l’anno scorso avevamo già attirato l’attenzione sulle esportazioni di pesticidi vietati, la Commissione Europea ha sorprendentemente annunciato nell’ottobre 2020 di voler porre fine a questa pratica controversa. E nella primavera del 2021, il Consiglio dell’UE ha accolto “esplicitamente” l’intenzione di “assumere un ruolo guida a livello internazionale nella sana gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti”. Tuttavia, sotto la pressione di vari Stati membri – in particolare Germania, Italia e Ungheria – il Consiglio UE non ha preso una posizione chiara su un possibile divieto di esportazione come proposto dalla Commissione.
Il relatore speciale dell’ONU esige un’azione
Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle sostanze tossiche e i diritti umani, Marcos Orellana, non accetta queste titubanze. Nel giugno 2021 ha chiesto alle istituzioni europee di far seguire alle parole i fatti. Alla luce delle nostre ultime ricerche, ribadisce le sue richieste: l’UE deve smettere di “esternalizzare i costi sanitari e ambientali sui più vulnerabili. Si tratta di una forma di sfruttamento”.
Public Eye e Unearthed hanno chiesto ai Paesi esportatori di prendere posizione. Secondo il rapporto, l’Ungheria e il Regno Unito considerano sufficiente il sistema attuale, che si basa sul consenso preventivo dei Paesi importatori. Il Belgio, la Danimarca e la Francia, d’altra parte, sostengono gli sforzi per vietare le esportazioni dall’UE. In Francia entrerà in vigore nel gennaio 2022 un divieto nazionale di esportazione di pesticidi proibiti nell’UE per motivi ambientali o di protezione della salute. Questa misura deve anche essere “adottata e attuata” nell’UE, ha scritto il governo francese. Non è “accettabile esporre la salute e l’ambiente di altri Paesi” a queste sostanze. Anche la Spagna accoglie con favore un’azione “in questo senso” e la Germania afferma di aspettare le “proposte concrete della Commissione”.
Diverse sono le reazioni delle aziende: i maggiori esportatori, Syngenta e Bayer, sottolineano su richiesta che i loro prodotti sono “sicuri”, purché siano usati secondo le prescrizioni. “Il semplice fatto che un prodotto fitosanitario non sia autorizzato o vietato nell’UE non dice nulla sulla sua sicurezza”, scrive la Bayer. Le “condizioni agronomiche” e le “esigenze locali” sono diverse da Paese a Paese. Ma il fatto è che il ruolo dei neonicotinoidi nel drammatico declino delle api e di altre popolazioni di impollinatori è ben documentato. Le autorità dell’UE hanno concluso che qualsiasi uso all’aperto dei tre neonicotinoidi pone un alto rischio per le api da miele e quelle selvatiche, soprattutto perché le sostanze si accumulano nelle piante, nel suolo e nell’acqua. Nessun uso “sicuro” può risolvere questo problema.
“Dobbiamo essere coerenti”
La palla è ora nel campo della Commissione Europea: farà una proposta su come l’UE dovrebbe gestire in futuro le esportazioni di pesticidi vietati? A quanto pare, non vuole affrettare le cose. Alla domanda di Public Eye se ci sarà un divieto di esportazione dei neonicotinoidi, la Commissione risponde: “È troppo presto per determinare quali prodotti chimici potrebbero essere soggetti a possibili misure, poiché stiamo ancora valutando i passi più appropriati”.
La Commissione ritiene che un divieto di esportazione dell’UE “non porterà automaticamente i Paesi terzi a smettere di usare questi pesticidi se hanno la possibilità di importarli da altri Paesi”. Allo stesso tempo però ricorda la sua promessa di “garantire che le sostanze chimiche pericolose vietate nell’UE non possano essere prodotte per l’esportazione, se necessario anche adattando la legislazione pertinente. Dobbiamo essere coerenti”. Con questo, tutto è detto, ma niente è ancora stato fatto.
Anche la Svizzera esporta il “killer delle api”?
Dopo il divieto per l’uso all’aperto di Imidacloprid, Thiamethoxam e Clothianidin nell’UE dal 2018, l’Ufficio Federale dell’Agricoltura ha vietato l’uso di questi neonicotinoidi anche in Svizzera. Tuttavia, le sostanze saranno soggette alle norme svizzere sull’esportazione di prodotti chimici pericolosi solo dal 2022, motivo per cui le aziende non sono ancora obbligate a segnalare le loro esportazioni alle autorità. Non abbiamo quindi potuto verificare se i neonicotinoidi vietati vengono esportati anche dalla Svizzera. Teoricamente è possibile, poiché il divieto di esportazione imposto dal Consiglio Federale nel 2020 si applica solo a cinque pesticidi vietati che erano stati esportati dalla Svizzera negli ultimi anni. Inoltre, Syngenta ha un sito di produzione di livello mondiale a Monthey nel Vallese che è ideoneo per la produzione di Thiamethoxam.
Public Eye
Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid. Revisione di Anna Polo.