Presidio domenica 19 dicembre 2021 ore 15

Darsena, Milano

Wissem Abdel Latif, 26 anni, tunisino, nel CPR di Ponte Galeria e  B.H.R. 41 anni, marocchino, nel CPR di Gradisca di Isonzo: due le morti di CPR di cui si è avuta notizia nel giro della sola prima settimana di questo dicembre.

Si aggiungono agli altri 5 morti nei CPR d’Italia dal 2019 ad oggi:

Moussa Balde, 23 anni, Nuova Guinea, CPR di Torino, maggio 2021;

Vakthange Enukidze, 37 anni, Georgia, CPR di Gradisca d’Isonzo, gennaio 2020;

Orgest Turia, Albania, luglio 2020, CPR di Gradisca d’Isonzo;

Harry, 20 anni, Nigeria, CPR di Brindisi Restinco, giugno 2019;

Hossain Faisal, 32 anni, Bangladesh, in isolamento nel CPR di Torino, luglio 2019.

E non finisce qui. Sono circa 35 i morti di CPR dalla loro istituzione con la legge Turco-Napolitano nel 1998.

Si è aggiunta ora, il 16 dicembre, la notizia di un 31enne incosciente soccorso in gravissime condizioni al CPR di Milano, in merito al quale non si hanno ancora aggiornamenti.

Al CPR di Torino si è giunti fino a 6 tentativi di suicidio al giorno.

Le condizioni sanitarie dei trattenuti del CPR di Milano, un lazzaretto alla deriva, e le notizie di pestaggi da parte delle forze dell’ordine hanno condotto all’apertura di due fascicoli alla Procura di Milano e alla richiesta di sequestro del centro.

Dossier su dossier stanno portando alla luce quei gironi infernali senza legge e senza controllo che sono i 10 Centri di Permanenza per il Rimpatrio disseminati sul territorio della nostra penisola, dove gli emarginati sono ancora più emarginati, dove è sospeso ogni diritto, dove con l’alienazione dentro gabbie disumane è annientata la dignità umana fino all’induzione al suicidio.

Quando, da porti franchi dove l’eccezione al rispetto dei diritti della persona in quanto tale è la quotidianità, si arriva a luoghi di morte – ricercata per disperazione o provocata da abusi e soprusi a danno di persone affidate alle cure dello Stato senza alcun controllo e spesso senza che ci sia una famiglia che pretenda giustizia – non è più tempo di esitare.

E’ una questione che riguarda tutte e tutti.

QUANTI MORTI ANCORA PER CHIUDERE I CPR?

Cominciamo da quello di via Corelli

Milano, fai un gesto di civiltà!