Intervista ad Anna Andorno e Lucia Scagnolato del Movimento Valledora
Da un po’ di mesi si parla di un inceneritore da 278.000 tonnellate all’anno per rifiuti speciali non pericolosi che dovrebbe essere costruito a Cavaglià, alle porte dell’Anfiteatro Morenico e del Biellese. Dalle parole ai fatti: a luglio A2A, presenta il progetto in Provincia di Biella; poi viene avviato l’iter valutativo che comprende un’inchiesta pubblica e, proprio oggi, venerdì 17 dicembre 2021, si sono concluse le audizioni di quelli che si oppongono a questo ennesimo impianto da situare in un’area già compromessa. Abbiamo sentito Anna Andorno e Lucia Scagnolato del Movimento Valledora, testa di ponte delle associazioni contrarie, per una chiacchierata a caldo appena dopo le audizioni.
Il Movimento Valledora si occupa da decenni della bomba ambientale che c’è tra Cavaglià, Santhià e Alice Castello creata dalla pessima prassi di riempire i buchi delle cave con i rifiuti urbani. Cos’è questa novità di sommare ai rischi già presenti pure quello di un inceneritore nella medesima zona, esattamente nell’area industriale di Cavaglià, al confine con Santhià?
Un inceneritore A2A l’ha sempre avuto nei programmi dai tempi in cui presentò il Progetto “Amica Biella”, perché non è vero, come sostiene, che questa grande multinazionale pratica l’economia circolare. Economia circolare significa chiudere il cerchio dei rifiuti, valorizzandoli, invece A2A semplicemente fa i suoi interessi da azienda e non si interessa di quelli del territorio. Così, dopo aver costruito discariche e vari impianti a Cavaglià, ultimo quello di una cospicua produzione di CSS (rifiuto solido secondario destinato all’industria del cemento), vuole chiudere il suo cerchio e costruire un inceneritore proprio a Cavaglià, esattamente difronte a un campo da Golf!
Chi si sta muovendo con voi contro l’inceneritore?
Abbiamo cercato di sollevare la questione perché nessuno ne parlava e siamo riusciti a coinvolgere 29 sindaci del territorio. Si sono mobilitati per esprimere il loro diniego verso quest’opera devastante per la zona. Il capofila è il Comune di Alice Castello, nel vercellese. Un Comune con cui collaboriamo da anni per la tutela della Valle Dora. La zona più prossima è costituita da cinque comuni: Alice Castello, Borgo d’Ale, Tronzano, Cavaglià e Santhià, ed è caratterizzata dallo stesso assetto morfologico e geologico; ma aria e acqua non hanno confini e la zona interessata è molto più ampia, almeno nel raggio di 25 km dal sito. Inoltre, intorno a noi, si sono strette associazioni locali e nazionali, cittadini volenterosi e comitati di zona.
Quanti camini prevede il progetto?
I camini sarebbero 2, uno per l’emissione del forno inceneritore alto circa 90 metri e uno alto 45 metri circa per l’emissione dell’asciugatura dei fanghi, che verranno essiccati e bruciati con altri rifiuti di ogni tipo. Quindi non di tratta di bruciare rifiuti urbani o il trattamento degli urbani ma rifiuti trattati e speciali, anche industriali provenienti non dal nostro territorio. Una volta che l’impianto è costruito costa parecchio mantenerlo in vita, quindi deve bruciare e non fermarsi. Il suo cibo è il rifiuto che invece di venire recuperato, viene bruciato.
Che tipo di emissioni verrebbero rilasciate, saranno dannose per la salute?
Le emissioni non sono state precisate dal progetto, il proponente lo ha fatto solo in modo generico, garantendo i limiti di legge. Tuttavia le emissioni sono persistenti e cumulative nel nostro organismo ed è la somma che preoccupa. Alle emissioni che già assorbiamo per effetto degli inquinanti già esistenti, si sommerebbero quelle dell’inceneritore, 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, un quantitativo alto e pericoloso. Ed è per questo che la Provincia di Biella, su pressione di tutti gli interessati, ha chiesto una valutazione di impatto sanitario, seria e articolata per capire in quale condizione sia adesso la nostra salute e quale potrebbe essere dopo l’assorbimento di tutte le emissioni prodotte da un inceneritore. Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ridotto le soglie ammesse proprio per garantire la salute dei cittadini ma, purtroppo, l’Europa e l’Italia non hanno ancora recepito le indicazioni.
A che punto è l’iter di approvazione?
Il progetto è stato presentato, come al solito in estate, c’è stato un periodo di integrazioni al progetto poi è stata indetta un’inchiesta pubblica. Ci troviamo in questa fase dove le organizzazioni territoriali e non hanno potuto presentare le loro osservazioni in forma scritta e a voce. Le consultazioni si sono chiuse venerdì 17. Segue adesso un periodo in cui la commissione, nominata dalla Provincia, stilerà e presenterà una relazione contenente tutte le note presentate. Poi si passerà alle conferenze dei servizi in cui saranno presenti gli enti che ne hanno diritto: oltre alla Provincia di Biella, il proponente, i Comuni di Cavaglià e Santhià, anche Arpa, Asl e i consorzi dei rifiuti.
Si sono svolte le ultime audizioni da parte della commissione della Provincia di Biella per valutare le osservazioni delle associazioni e della cittadinanza. Ritenete che ci siano state osservazioni efficaci?
Tutte le relazioni sono state apprezzate, ognuna ha portato un punto di vista diverso, quello dei cittadini, dei Comuni, delle associazioni degli agricoltori, dei medici per l’ambiente ISDE e delle associazioni nazionali come Lipu, Legambiente (circoli di Biella, Ivrea e Vercelli), Pro Natura; tutte hanno evidenziato la loro contrarietà a un’opera che nasce obsoleta e fuori misura per un territorio che di devastazione ne ha vista già abbastanza.
Anche A2A ha fatto un intervento durante le audizioni, cosa ha detto?
A2A oggi è stata deludente, a nostro modo di vedere. Ha fatto la storia dell’azienda, della sua competenza, della sua estensione. Tutte cose su cui non abbiamo dubbi. Ci rimangono però quelli che abbiamo avuto leggendo il progetto: perché questo impianto non usa l’energia termica che produce, ma la disperde in gran parte? Da dove provengono i rifiuti? Cosa succederà delle ceneri pesanti, e delle scorie prodotte?
Fino ad adesso chi nel mondo politico si è schierato contro l’inceneritore a Cavaglià?
Il mondo politico finora si è disinteressato del progetto: troppo difficile mettersi di traverso a una grande azienda, troppo impegnativo occuparsi di investire sulla salute di un territorio come il nostro dove non ci sono grandi numeri per le rappresentanze politiche.
Solo il Movimento 5Stelle si è fatto vivo scrivendo le proprie osservazioni.
Come continuerà questa battaglia e quanto credi andrà avanti?
Questa battaglia continuerà perché il Movimento Valledora non lascerà nulla di intentato. Abbiamo incaricato un gruppo di esperti che ci stanno aiutando nel dipanarci tra mille leggi e leggine del nostro ordinamento, sentenze, regolamenti, nazionali, regionali, europei. Alla fine sarà la Provincia di Biella che avrà l’ultima parola. Ci auguriamo che la Valle Dora non venga più considerata terra di confine perché ha la sua storia, le sue attività, i paesi e le comunità attive anche se silenziose, forse troppo tranquille e fiduciose.
C’è in corso una campagna di autofinanziamento per le spese legali?
Per fare tutto ciò di cui abbiamo parlato non possiamo farcela da soli e abbiamo aperto le donazioni sul nostro conto. Scrivendo l’Iban corrispondente si può effettuare un bonifico di qualsiasi entità a sostegno di questa lotta per la salute, la qualità della vita, il lavoro vero.
Abbiamo nella nostra zona molti esempi di piccola imprenditoria, agricoltura e turismo, non vogliamo diventare i comuni che ricevono rifiuti da ogni parte d’Italia, come è già successo per le discariche.
Desideriamo ricordare che il Movimento Valledora è formato da persone che svolgono volontariamente la attività associativa da almeno 25 anni ed è nostro intento quello di raggrupparle tutte, anche quelle che per vari motivi non sono più membri attivi in questo momento. Abbiamo bisogno di persone volenterose, di competenze, di cittadini attivi e sufficientemente motivati a difendere le nostre comunità e l’ambiente. Di questo ultimo si parla troppo poco, prevale sempre e solo l’interesse privato, e questo eccesso di privato lo stiamo pagando molto caro.
Intervista originale in corso di pubblicazione su Varieventuali.