Il 10 dicembre 2021 la Mongolia ha aderito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPAN), diventando il 57° Stato parte. In un discorso tenuto al Parlamento nazionale in ottobre, il Ministro degli Esteri mongolo Battsetseg Batmunkh ha detto che l’adesione a questo trattato storico “soddisfa gli interessi fondamentali della sicurezza nazionale”.
Con la Russia situata a nord e la Cina a sud, la Mongolia è circondata da Stati dotati di armi nucleari e ha a lungo sottolineato la necessità di un’azione più incisiva sul disarmo. Nel 1992 si è formalmente dichiarata uno Stato libero da armi nucleari.
In un discorso tenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite questo settembre, la Mongolia ha dichiarato che l’entrata in vigore del TPAN “ha posto una pietra miliare negli sforzi internazionali per bandire queste armi disastrose”. Ha aggiunto che il trattato sarà “strumentale” all’eliminazione delle armi nucleari.
La Mongolia ha promosso attivamente l’adesione universale al TPAN, anche co-sponsorizzando e votando costantemente a favore, fin dal 2018, di una risoluzione annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che invita tutti gli Stati a firmare, ratificare o aderire al trattato “alla prima data possibile”. Nel 2017, la Mongolia ha partecipato al negoziato del TPAN alle Nazioni Unite ed è stata tra i 122 Stati che hanno votato a favore della sua adozione.
Nella sua dichiarazione di apertura alla conferenza negoziale, ha espresso la speranza che il processo di creazione del trattato “stabilisca uno strumento forte, efficace e giuridicamente vincolante per proibire le armi nucleari, portando verso la loro totale eliminazione”. Dopo l’adozione del trattato, l’allora Ministro degli Esteri della Mongolia Tsend Munkh-Orgil ha accolto con favore il nuovo accordo, sottolineando che “le attuali tensioni hanno solo approfondito la preoccupazione associata alle armi nucleari”.
Traduzione dall’inglese di Anna Polo