Il nuovo Prefetto di Torino, Raffaele Ruberto, scrive ad Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte
La lettera riguarda ciò che abbiamo già scritto, ovvero la preoccupazione per i molti tentativi di suicidio avvenuti nell’ultimo periodo al CPR Brunelleschi di Torino. Sollecita quindi la Regione ad intervenire affinché l’ASL TO1, competente per il CPR Brunelleschi, ottemperi alle visite d’idoneità.
L’art. 3 del Regolamento CIE 2014 sancisce che le visite mediche di idoneità alla vita in comunità ristretta, ovvero alla detenzione nel CPR, debbano venire effettuate dall’Azienda Sanitaria o ospedaliera competente.
Avevamo già anticipato la preoccupazione trapelata per questi tentativi di suicidio. L’atto del Prefetto, che sollecita la Regione ad ottemperare tramite l’ASL a questo regolamento, è quindi certamente sacrosanto, responsabile e di estrema correttezza. Non scontato, viste le vicende milanesi e, da ciò che ci risulta, visto il fatto che questo regolamento venga ampiamente disatteso nei CPR italiani.
Sempre da notizie trapelate ci risulta una resistenza da parte dell’Azienda sanitaria torinese ad intervenire, a livello generale, nella struttura. Questo avverrebbe probabilmente per questioni “ambientali” che limiterebbero l’insindacabilità del parere medico e tenderebbero ad estendere ad un organo indipendente delle clausole di riservatezza che certamente non gli attengono.
Qui c’è davvero un vulnus nella gestione di queste strutture: mentre l’Art. 35 comma 3 del Testo Unico sull’Immigrazione (Dlgs 286/98) sancisce che le cure urgenti, essenziali e continuative – anche nel CPR quindi – siano di competenza del SSN, la questione delle visite d’idoneità attiene ad un regolamento emesso dal Viminale che non ha visto un passaggio parlamentare.
Quindi si evincerebbe che l’Azienda sanitaria non sia tenuta, per legge, ad effettuarle. I CPR sono di competenza del Ministero dell’Interno, che, ovviamente, non può disconoscere i propri regolamenti. Ove ciò non avvenga è chiaro che il CPR non è in grado di funzionare secondo leggi e regolamenti. Di conseguenza il CPR andrebbe chiuso.
Il CPR, tra l’altro, stante le dichiarazioni del segretario del SIULP (Sindacato di Polizia), e come l’Art. 14 comma 1.1 del Testo unico prevede, rappresenta una concentrazione di soggetti con precedenti penali anche gravi e per radicalismo islamico provenienti da altre località italiane. Ciò avviene in una situazione, come evidenziato da Bravo, di difficile possibilità di rimpatrio. E’ evidente che nell’impossibilità di essere rimpatriati, questi soggetti vengono rilasciati sul territorio della nostra città.
Cirio in particolare, ma anche il Prefetto, non possono tuttavia ignorare l’inequivocabile e unanime dissenso per questa struttura espresso dalla cittadinanza torinese, che ne chiede con forza la chiusura. Dissenso che abbiamo documentato e continuiamo a documentare.