Abbiamo pubblicato ieri la notizia un un’altra morte in un CPR, questa volta a Gradisca d’Isonzo (GO)
La notizia del suicidio è confermata dalla dichiarazione della Sindaca di Gradisca, Linda Tomasinsig, rilasciata al Piccolo.
Sono in molti a provare lo stesso dolore di quella maledetta domenica di maggio, quando si apprese la notizia della morte di Moussa Balde, anche lui si tolse la vita, notizia che avemmo l’onere di pubblicare.
Un dolore ancora più forte dopo le dichiarazioni, le troppe dichiarazioni che derubricano come “dimostrativi” i 60 tentativi di suicidio occorsi al CPR di Torino in due mesi.
La situazione dei CPR è più che mai insostenibile. Occorre una seria presa di responsabilità della politica, occorre ascoltare le raccomandazioni del Garante Nazionale delle persone private della libertà personale.
Ci troviamo di fronte a tragedie che avvengono “sotto casa”, nella nostra “civilissima” Italia, dove la detenzione a fini di rimpatrio, applicata sempre più estensivamente, sta arrivando ad essere sempre più pericolosa, fatale, per la vita delle persone.
L’anno scorso furono due i morti a Gradisca: un cittadino georgiano e uno albanese, pochi giorni fa, il 1 dicembre è morto, Wissem Ben Abdellatif, cittadino tunisino, anche lui trattenuto in un CPR, quello di Ponte Galeria (RM) e poi ricoverato in ospedale.
Continui gli appelli della società civile, ma, dobbiamo penderne atto, completamente inascoltati, ne stiamo purtroppo vedendo le conseguenze.