E’ stato pubblicato su The Lancet uno studio che attesta che alcune reazioni avverse al vaccino anti covid sono di natura psicologica e non sono correlati al principio attivo somministrato
Lo studio è stato coordinato dalla dott.ssa Martina Amanzio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
Sanità Informazione spiega in questo articolo cosa sono gli “eventi avversi” (AE): “L’AEFI (Adverse Event Following Immunization) è un «qualsiasi episodio sfavorevole di natura medica che si verifica dopo la somministrazione di un vaccino (relazione temporale), ma che non necessariamente è causato dalla vaccinazione (relazione causale)». Vale a dire che se un determinato evento si verifica successivamente alla vaccinazione non significa necessariamente che l’abbia causato la vaccinazione“.
Lo studio è stato effettuato perché: “Poco si sa sulla natura degli eventi avversi associati agli studi clinici sui vaccini SARS-CoV-2 e sulla misura in cui questi sono effetti nocebo, in cui le aspettative negative relative al trattamento favoriscono il loro verificarsi. Per colmare questa lacuna, il nostro studio mira ad analizzare i dati di sicurezza di fase III dei vaccini approvati fino ad oggi rispetto ai profili di AE sollecitati nei gruppi attivo e placebo. Abbiamo scoperto che gli eventi avversi come affaticamento, cefalea e dolore (come reazione locale al sito di iniezione e mialgia) erano i più comunemente riportati sia nel gruppo del farmaco attivo (in quei pazienti che hanno ricevuto il farmaco, n.d.r.) che nel gruppo del placebo (pazienti che hanno ricevuto una somministrazione priva del vaccino, n.d.r.), sebbene nei gruppi del vaccino attivo fossero più alti.
Gli AE di affaticamento, cefalea e dolore sono più comuni nella popolazione più giovane e nella prima dose dei riceventi placebo di mRNA”.
L’effetto nocebo è il contrario dell’effetto placebo. L’effetto placebo è l’effetto per il quale un paziente che riceve una somministrazione priva del farmaco (placebo) ha comunque degli effetti di miglioramento. Negli studi sperimentali, per valutare l’effettiva efficacia del farmaco, vengono utilizzati gruppi ai quali viene somministrato il placebo (gruppo placebo).
L’effetto nocebo è l’effetto per il quale le persone a cui viene somministrato il placebo sviluppano reazioni avverse.
Sono entrambi effetti di natura psicologica che non sono assolutamente correlati al farmaco.
“I nostri risultati suggeriscono che una proporzione sostanziale di AE sollecitati non sono il risultato del vaccino di per sé ma sono, di fatto, effetti nocebo. La consapevolezza dell’effetto nocebo nei destinatari del placebo degli studi sui vaccini può portare a una maggiore partecipazione all’immunizzazione COVID-19 e a una maggiore protezione dalle infezioni“.
“Fattori non farmacodinamici, come la sola aspettativa, analizzati nei gruppi placebo degli studi considerati dopo la prima dose di trattamento, possono aver innescato sintomi dolorosi, come effetto del fenomeno nocebo“.
“La profezia che si autoavvera è un fenomeno per cui la convinzione che si verificherà un evento futuro contribuisce all’effettivo verificarsi di tale reazione avversa“.
I ricercatori suggeriscono: “I media e gli operatori sanitari potrebbero potenzialmente ridurre questi effetti collaterali attraverso un inquadramento positivo e aumentando la consapevolezza dell’effetto nocebo. Sfortunatamente, la presenza dell’attuale rischio infodemia, in cui le informazioni negative relative agli studi clinici sui vaccini COVID-19, possono portare a un’escalation nell’insorgenza di eventi avversi”.
“Internet come fonte di informazioni mediche potrebbe portare a una fiducia limitata nei nuovi trattamenti“.
“Sarebbe utile concentrarsi sui benefici piuttosto che sugli effetti negativi, ad es. evidenziando la proporzione di pazienti che solitamente tollerano bene il trattamento, senza manifestare particolari effetti collaterali. Significativamente, sarebbe anche fondamentale sottolineare come i livelli di insorgenza di SAE (eventi avversi seri, n.d.r.) negli studi analizzati fossero simili nei riceventi vaccino e placebo, e come siano stati definiti dagli autori come non correlati alla vaccinazione e in linea con il tasso atteso nella popolazione generale“.
Non risulta ci siano strategie in campo per coloro che sono belenofobici, (il 10% della popolazione secondo alcune stime) ovvero che hanno paura degli aghi. C’è da chiedersi se una sedazione cosciente a base di protossido d’azoto, molto usata in odontoiatria, non possa concretamente essere d’aiuto al paziente belenofobico che si sottopone alla vaccinazione.