Satya in sanskrito significa ‘verità’ e Vrat ‘voto, devozione’ e ha, comunque, a che fare con la ‘pietà’. Satya Vrat, quindi, la parola composta da questi due termini indica chi è devoto e fedele alla verità. In India spesso i nomi vengono dal sanskrito, soprattutto, ma non solo per gli indù. E hanno un significato importante, quasi a tracciare un piano di vita per colui o colei che lo porta. Spesso nei tre decenni che ho trascorso nel sub-continente ho trovato persone che mi hanno spiegato con fierezza il significato del loro nome, tradendo un impegno a viverne il senso più profondo.
In questo caso – Satya Vrat – era il nome composto che portava un anziano professore conosciuto circa vent’anni fa, un vero luminare, una autorità mondiale nel campo del sanskrito: il Prof. Satya Vrat Shastri. Mi reputo fortunato, molto fortunato ad averlo conosciuto con la possibilità di trascorrere anche lunghi momenti insieme. Il prof. Shastri, come molti accademici della sua generazione, non dava nell’occhio. Era caratterizzato da umiltà e semplicità disarmanti, che non mettevano mai in evidenza la sua conoscenza e cultura. Il tutto era accompagnato anche dai suo tratti fisici che lo aiutavano in un atteggiamento del genere: piccolo di statura, magro, con una voce fievole. Niente in lui dava adito a volersi imporre o a voler dar peso a chi era e a quanto aveva fatto nella vita. Meglio quanto continuava a fare. Ha, infatti, continuato a produrre studi, ricerche e lavori fino agli ultimissimi tempi che hanno preceduto la sua morte, avvenuta domenica scorsa. Me l’ha comunicata la figlia, Indu, che avevo conosciuto alcuni anni fa quando il professore, ormai anziano era venuto in Italia, invitato da Facoltà di indologia nel nord Italia ed era oi passato a Roma, dove era stato mio ospite.
La nostra conoscenza era avvenuta quasi per caso, attraverso altri accademici che all’inizio di questo millennio si erano impegnati nel dialogo interreligioso fra indù e cristiani aperto nello spirito e nel filone carismatico ispirato da Chiara Lubich che aveva visitato il sub-continente indiano due volte fra il 2001 e il 2003. Era così che c’eravamo incontrati a Delhi nel 2003 e da allora non ci siamo più persi di vista. I suoi interventi pubblici erano sempre pacati, sapienti e illuminanti. La sua mente e capacità critica e conoscitiva era tale da trovare sempre i punti di contatto alla radice delle culture. Il rapporto personale era sempre molto caloroso, veramente umano al di là della provenienza dell’interlocutore e della sua età. Il professore era un luminare, una vera autorità mondiale, ma quando lo si incontrava sembrava l’anziano della porta accanto capace di trasmettere la sapienza esistenziale che aveva acquisito anche con dolori profondi. Basta pensare che era nato in quello che oggi è il Pakistan e che aveva, quindi, subito e sofferto la tragedia della Partizione pre e post indipendenza. In quei frangenti aveva abbandonato la terra dove era nato ed era arrivato a Delhi dove si è dovuto rifare una vita. Aveva poi studiato a Varanasi nella celeberrima Benares Hindu University. Da lì la sua carriera accademica non ha più conosciuto ostacoli fino a diventare non solo professore ma anche rettore di una famosa università a Puri in Odisha. Molteplici i contatti anche con la famiglia reale in Thailandia.
Ritornando al mio rapporto con il prof. Shastri ricordo con particolare piacere le visite alla sua residenza a Defence Colony a Delhi dove abitava con la moglie in una villetta con un numero impressionante di libri. Era momenti sempre distesi in cui si respirava, cultura, sapienza e calore di rapporti umani veri e profondi. Ringrazio Dio di averlo conosciuto e, nonostante ci scrivessimo almeno una volta l’anno, abbiamo mantenuto un rapporto disteso nel tempo che ha avuto un momento ricchezza spirituale unica quando anni fa, come ho detto era passato da Roma con la figlia Indu. Avevamo avuto molto tempo di parlare e condividere pensieri, esperienze e aspirazioni. Era impressionante vedere come fosse sempre desideroso di sapere e conoscere: un’anima e una mente veramente aperta. Una chiara conferma di quel nome: devoto della verità.
Roberto Catalano
articolo originale http://whydontwedialogue.blogspot.com/2021/11/satyavrat-un-uomo-devoto-e-fedele-alla.html