L’iniziativa culturale è stata promossa dalla redazione palermitana di Pressenza unitamente alla BCRS
Palermo, martedì ultimo del mese, alle ore 17.00 nella “Sala Consultazione” della BCRS-Biblioteca Centrale della Regione Siciliana sarà presentata, a cura di Ketty Giannilivigni, la Rivista OOA-Osservatorio Outsider Art, ideata dalla storica dell’arte Eva Di Stefano che interverrà con una lectio magistralis sul tema: “Art Brut, Outsider Art, Arte Contemporanea”.
L’incontro, promosso dalla BCRS e dalla redazione locale dell’Agenzia stampa internazionale-PRESSENZA, aprirà con gli interventi del direttore della Biblioteca, Carlo Pastena, e del coordinatore redazionale dell’Agenzia, Toni Casano. A fine lavori la BCRS, su richiesta, rilascerà l’attestato di partecipazione all’appuntamento formativo.
Questo numero 22 di OOA (autunno 2021) registra una tappa fondamentale per tutto il movimento artistico-culturale dell’Art Brut, non a caso l’editoriale è dedicato all’acquisizione del Centre Pompidou di un patrimonio artistico inestimabile donato dal cineasta e collezionista Bruno Decharme. Scrive la Di Stefano, direttrice scientifica della Rivista: «L’assunzione dell’Art Brut nel suo insieme in uno dei più importanti musei di arte moderna del mondo, con la donazione al Centre Pompidou di 900 opere di eccellenza della collezione di Bruno Decharme, cambia completamente la percezione del suo valore. Non più clandestina o di nicchia, oggetto secondario di curiosità o passione elitaria, l’Art Brut, pur mantenendo la sua specificità, esce dalla marginalità ed entra a pieno titolo nella storia dell’arte del XX secolo e oltre. Un avvenimento di questa portata non poteva certo essere trascurato dalla nostra rivista». Infatti, al fine di indagare la storia della collezione e le “modalità e finalità della donazione”, fra i primi contributi pubblicati nell’ultimo OOA v’è la bellissima e straordinaria intervista al cineasta parigino.
Le radici dell’operazione voluta da Decharme affondano nelle fonti culturali stesse che hanno caratterizzato la sua formazione e la sua stessa vita. Siamo negli Settanta, dopo il maggio ’68, i fondamentali filosofici si basano sui testi dei grandi maître à penser della scuola del pensiero critico francese: Althusser, Deleuze, Derrida, Foucault, Guattari, Lacan, sono i riferimenti che avevano messo “radicalmente in discussione la società e la sua ideologia dominante”, attraverso cui si spiega e deve inquadrarsi la vicenda storica della collezione donata al “Pompidou”, in quanto espressione coerente di quel background intellettuale maturato dal collezionista dell’art brut.
È grazie a quel contesto sociologico culturale (che ha “segnato un’epoca e ha nutrito le mie riflessioni”, dice Decharme nell’intervista) che si pongono le cesure rispetto ai canoni costituiti e da dove prende corpo il desiderio di raccogliere le Altre opere artistiche costituenti una diversa narrazione, mediante la quale Decharme farà emergere la cultura dei subalterni, che non significa affatto subalternità culturale alla razionalità dominante: così come immaginiamo anche Eva Di Stefano illustrerà nel corso della sua lectio magistralis.
Diciamo questo perché ci sovviene alla mente quanto di recente scritto dalla nostra storica dell’arte (fra le autorità massime dell’Outsider art in campo internazionale), in una breve risposta ad un commento di un suo post nella propria pagina social, a proposito degli acquirenti di Koons a 17mln di euro, dove sostiene: “lo comprano per status symbol e non certo per la sua ironia”; e rincarando la dose aggiunge: «In ogni caso in questo mio post non si parla di maggiore e minore bellezza, ma di “scelta di campo”, nel senso che – dice la Di Stefano –: «io ho scelto di non stare dalla parte del glamour, del trendy, della superficie e della finanziarizzazione dell’arte, ma di stare sull’altra sponda del fiume, quella meno organizzata, più povera e ribelle». Orbene, in questa dichiarazione ci pare rinvenire la piena sintonia tra l’intellettuale francese e la nostra storica.
Un’ultima annotazione di merito va alla BCRS per avere anche in passato trovato il tempo di volgere lo sguardo ad un’outsider della letteratura, dedicando il 15 Settembre del 2020, così come segnalato dalla nostra rubrica settimanale, una giornata di studio alla poetessa Maria Fuxa, in occasione della presentazione del libro di Maria Teresa Lentini, “La voce della Crisalide. Sulla vita della poetessa Maria E. Fuxa ed altre cronache” (Mohicani Edizioni): con la Fuxa, scrivevamo allora, “ritorna il rapporto indissolubile tra l’intellettuale e la Biblioteca, presso la quale riparava nella gran sala della Nazionale, per immergersi nelle sue letture; o disperdersi “disperata tra le macerie della città” che a seguito dei bombardamenti, nel corso del secondo grande conflitto del Novecento,– si era inferta anche allora – una profonda ferita al tempio della cultura siciliana». È grazie alla “grande sala lettura” della BCRS e alla Poesia – come l’agire comunicativo liberatorio dalla solitudine medicalizzata – che la Fuxa trovò “la forza di ritrovarsi e riscattare la propria esistenza dall’oblio”.