Oggi noi studenti del plesso di Via Casana del Regina Margherita abbiamo deciso di occupare la nostra scuola, per denunciare i problemi che viviamo ogni giorno e non essere più ignorati dalle istituzioni che hanno la responsabilità di risolverli, e che da anni li ignorano lasciando la nostra scuola nelle condizioni in cui si trova oggi.
Raccogliamo l’esempio degli altri studenti in Italia che hanno deciso di occupare per le loro condizioni e contro un sistema scolastico che non se ne è mai curato, riconoscendo che l’unico modo che abbiamo per risolvere i nostri problemi è la lotta.
Dopo questionari e assemblee abbiamo constatato che la nostra scuola non è più vivibile in queste condizioni.
Molti bagni sono rotti o vecchi, nelle classi le tapparelle sono rotte o prorpio assenti, finestre pericolanti, fino ai nidi di vespe che infestano il nostro plesso e al cortile malmesso, con diverse buche pericolose.
Tutti questi sono problemi di cui parliamo da anni, e sono anni che la nostra scuola manda solleciti alla città metropolitana per risolverli, ma questi vengono puntualmente ignorati.
Abbiamo deciso che non ci sta più bene, non siamo una scuola di serie B.
Sappiamo bene che questi non sono problemi presenti solo nella nostra scuola, ma caratterizzano l’intero sistema scolastico a partire dalle altre sedi del Regina Marghita, che sono in condizioni simili alle nostre.
Siamo stanchi di aspettare e di sentirci dire che non siamo una priorità: vogliamo che i problemi più immediati vengano risolti immediatamente e che gli interventi più impegnativi vengano calendarizzati.
Oltre a questo vogliamo anche ridiscutere alcune parti del regolamento d’istituto, a partire dagli intervalli e dagli orari di uscita anticipata, fino all’assenza di distributori nella nostra scuola.
Pensiamo che quello che stiamo compiendo è un gesto molto importante, non vogliamo guardare solo alla nostra situazione ma ci mettiamo in continuità con le occupazioni delle ultime settimane in tutto il Paese.
Stiamo occupando la nostra scuola perché i problemi di cui parliamo sono reali, perché dopo quasi due anni di chiusure per la pandemia le nostre scuole non sono cambiate e anche per riprenderci gli spazi di socialità e confronto che ci vengono negati: vogliamo un’altra scuola, che rimetta al centro le nostre necessità.
Ci impegniamo a gestire l’occupazione con la massima responsabilità, occupandoci in prima persona del rispetto della nostra scuola e della salute di chi la vive.