Nel mese di luglio il Politecnico di Torino si è aggiudicato un bando di Frontex per la produzione di mappe e infografiche volte a supportarne le attività. L’intesa ha suscitato un acceso dibattito sull’opportunità di una collaborazione tra l’Università e un’Agenzia europea sotto inchiesta per mancata tutela dei diritti umani e uso improprio dei fondi a disposizione.
Un’inchiesta di Luca Rondi, apparsa sul sito Altraeconomia lo scorso 20 ottobre, ha reso pubblico un accordo da 4 milioni di euro tra il Politecnico di Torino, in particolare il Dipartimento inter-ateneo di Scienze, progetto e politiche del territorio (Dist), Ithaca srl e l’Agenzia europea Frontex.
East Journal ha raccolto le voci dei protagonisti del Politecnico per provare a fornire un quadro più chiaro delle posizioni in campo in quella che si considera una vicenda politicamente importante in un momento in cui la crisi migratoria è tornata in cima alle preoccupazioni europee.
L’accordo
Secondo quanto emerge dal bando pubblico, l’intesa prevede la produzione da parte del Politecnico di Torino di mappe dettagliate con tanto di riferimenti topografici, geologici e climatici accompagnate da alcune infografiche create grazie all’elaborazione dei dati. Il contratto ha una durata di 24 mesi, rinnovabile per ulteriori due anni. I risultati saranno poi utilizzati da Frontex per le proprie attività di monitoraggio dei confini europei. Nell’accordo non è specificato quali saranno le aree interessate ma, come riportato da Altraeconomia, l’agenzia ha fatto un vago riferimento al confine tra Polonia e Bielorussia.
Quello che contribuisce ad aumentare i dubbi sull’intesa sono però le parti secretate sull’utilizzo effettivo delle mappe. Nel frattempo Frontex continua a negare l’accesso al testo dell’accordo perché “nessun interesse pubblico […] è accertabile nel caso di specie”.
La posizione del Politecnico
Come riportato in un comunicato ufficiale pubblicato il 14 luglio su Poli Flash, magazine ufficiale del Politecnico di Torino, il professor Stefano Corgnati, Vice Rettore alla Ricerca e Presidente dell’Associazione Ithaca, ha parlato di “primo esempio di come l’ecosistema del Politecnico di Torino […] possa essere funzionale alla piena integrazione tra le attività di ricerca e quelle di trasferimento tecnologico”.
Alla nostra richiesta di ulteriori informazioni l’Ufficio stampa dell’Ateneo ha risposto con una nota in cui dichiara che “sono state avanzate al Rettore delle segnalazioni circa un possibile uso improprio dei risultati del progetto Open Tender Procedure Frontex” e che il Rettore ha pertanto avviato “un’indagine conoscitiva, che si concluderà con la valutazione da parte del Senato Accademico nel mese di dicembre”.
Le voci contrarie tra il corpo docente
L’accordo ha provocato anche dure reazioni. Michele Lancione, professore ordinario di Geografia politico-economica, in una nota pubblicata da Altraeconomia, parla della sua contrarietà al progetto come di una questione “non personale ma politica”. Una posizione approfondita in un’intervista telefonica per il nostro giornale in cui il docente ha voluto sottolineare diversi aspetti critici della vicenda.
In primo luogo sul piano etico-politico: si tratta infatti di “un accordo raggiunto con un’agenzia europea il cui operato è stato spesso contrario al rispetto dei basilari diritti umani” come denunciato da numerose organizzazioni internazionali e dalle inchieste in atto di diversi organismi europei. Per il professor Lancione vi sono poi almeno altri tre problemi di cui tener conto. Il primo riguarda l’oggetto stesso dell’accordo: la produzione di mappe e infografiche. “Un lavoro che, come già dimostrato dalle mappe prodotte da Frontex in passato, in cui vengono riportate enormi frecce che puntano verso l’Europa, va a riprodurre le narrazioni su una fantomatica “invasione”.
Il secondo aspetto critico, secondo Lancione, è la mancata neutralità di queste mappe che verranno usate da Frontex per fini che paiono spesso in contrasto con la tutela dei diritti umani. Infine, il terzo punto riguarda il tentativo della stessa Frontex di “ripulirsi l’immagine” in un momento in cui questa appare molto compromessa. Stringere un accordo con un’istituzione prestigiosa come il Politecnico permetterebbe, secondo il docente, di “riabilitare” l’agenzia europea.
La voce degli studenti
Tra le voci contrarie anche quella del gruppo studentesco Cambiare Rotta Torino. Anche in questo caso, al centro delle critiche il ruolo esercitato in questi anni da Frontex e le inchieste in atto per violazione dei diritti umani. L’intenzione è di “rendere visibile e pubblica una voce di opposizione all’accordo con un’Agenzia che mostra il volto più duro dell’Unione Europea, presentata come altamente progressista e pacifista ma che si è detta disponibile, tramite il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, a finanziare la costruzione di nuovi muri per respingere i migranti”. Un apparato militare che con questo accordo, secondo Cambiare Rotta Torino, arriva fin dentro l’università.
La richiesta al Politecnico è il ritiro dall’accordo. La seconda richiesta è legata alla pubblicizzazione degli scopi dell’accordo. Infine, gli studenti chiedono che non vi siano sanzioni disciplinari nei confronti di chi, tra il corpo docente, si dichiara contrario a prendere parte al lavoro previsto dall’intesa.
Numerose le iniziative messe già in campo e in programma nei prossimi giorni. Ad un momento di discussione pubblico avvenuto a inizio novembre ha fatto seguito un presidio in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’ateneo. Per mercoledì 24 novembre alle 18 è prevista un’altra assemblea tematica presso l’aula occupata Anahita a Palazzo Nuovo.
Le inchieste su Frontex
Frontex nasce nel 2004 con l’obiettivo di garantire “un livello uniforme ed elevato di controllo e sorveglianza” dei confini. In seguito all’aumento dei flussi migratori nel 2015-2016, il regolamento 1624 del 2016 rinominava Frontex come Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera allargando i compiti “nell’affrontare la drammatica situazione alle frontiere esterne e rafforzarvi i controlli, in particolare attraverso risorse aggiuntive” (Regolamento 2016/1624). I fondi a disposizione dell’Agenzia sono di conseguenza aumentati esponenzialmente negli anni. Dai 6 milioni di euro stanziati nel 2005 si è passati a 254 milioni nel 2016 e addirittura a 543 milioni nel 2021.
Negli ultimi anni, l’Agenzia è stata al centro di numerosi scandali e denunce da parte di diverse organizzazioni internazionali. Al centro delle recenti accuse, lanciate tra le altre da Human Rights Watch, la mancata adozione di misure efficaci contro le violazioni dei diritti umani delle persone migranti e persino l’attuazione di pratiche contrarie al diritto europeo come i respingimenti illegali, come denunciato tra gli altri dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI). A queste accuse si sono aggiunte recentemente anche quelle relative all’utilizzo improprio dei fondi a disposizione per l’organizzazione di cene ed eventi dai costi spropositati (2,1 milioni di euro solo nel 2019).
A febbraio, la Commissione libertà civili del Parlamento europeo ha istituito un gruppo di lavoro sul controllo di Frontex (FSWG), mentre sono ancora in corso indagini da parte della Corte dei Conti Europea e dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF). Il rapporto conclusivo dell’FSWG sembra confermare molte delle accuse. Nel testo si legge che “l’Agenzia […] non ha affrontato le violazioni [dei diritti umani, ndr] in modo tempestivo, vigile ed effettivo […e] non ha impedito queste violazioni né ha ridotto il rischio di future violazioni dei diritti fondamentali”. L’FSWG ha inoltre “riscontrato carenze nei meccanismi di Frontex”.
Alle inchieste ufficiali si è affiancata una campagna internazionale dall’emblematico titolo Abolish Frontex (Abolire Frontex), condotta da decine di ONG che criticano “l’ossessione di rafforzare le frontiere piuttosto che proteggere le persone”. Una violenza al cui centro, secondo la campagna, c’è proprio Frontex descritta come “un’accanita promotrice e principale esecutrice delle violente politiche europee contro i migranti”.
Non è un caso allora che l’accordo siglato tra l’università torinese e l’Agenzia europea abbia alimentato un dibattito così acceso, che potrebbe avere ripercussioni sulle future collaborazioni di Frontex.