Abbiamo sentito al telefono la Dirigente Scolastica del plesso del liceo Regina Margherita di via Casana a Torino da ieri occupato dagli studenti
La Preside ha dichiarato che la protesta non è stata violenta.
“L’assemblea è stata consentita, anche se non autorizzata, perché rispetto il diritto degli studenti di riunirsi in assemblea“.
La Dirigente ha affermato che dopo la mediazione avviata dai referenti di plesso, i ragazzi hanno deciso di restare nella scuola.
“Non è stata chiamata la Polizia per un’azione di forza nei confronti dei ragazzi, ma perché i ragazzi hanno occupato il plesso. Non c’è stata alcuna operazione di sgombero“.
“Nessuno può negare che il plesso di via Casana sia brutto, sono la prima a riconoscerlo. Riconosco il diritto alla dignità ma non riconosco il diritto all’occupazione“.
La Dirigente ha poi continuato: “Ciò che contesto è la modalità con la quale stano portando avanti le loro istanze“. Secondo la Di Liberti lo studente che avrebbe promosso l’occupazione è arrivato da altra scuola il 13 settembre, e sarebbe arrivato già con l’intenzione di occupare.
Il ragazzo in questione è il rappresentante, eletto dai ragazzi, nel Consiglio d’Istituto.
“Nell’ultimo consiglio d’istituto“, continua la Preside, “è stata comunicata agli studenti la disponibilità di destinare una parte del bilancio alla sistemazione del giardino. E’ stato chiesto agli studenti di aiutarmi in un progetto di cittadinanza attiva“.
“Io ho abbondantemente parlato con lo studente ma lo studente mi ha occupato la scuola (l’occupazione non è stata da parte di un solo studente, n.d.r.)”.
Abbiamo chiesto alla Preside se non ci fosse in ballo il diritto alla dignità dello studio e se i ragazzi non meritassero protezione e sostegno: “Io devo ottemperare a delle norme e ho delle responsabilità, non sono autonoma nelle scelte, c’è di mezzo anche l’Ufficio Scolastico Regionale“.
Abbiamo fatto presente che l’occupazione è un’arma di dissenso: “Io sono un Funzionario dello Stato e ho altri modi per interloquire ed ottenere le mie prerogative, quindi esercito la mia funzione di Dirigente scolastico nei modi consentiti dalla legge“.
“C’era già una task force di docenti, perché questa scuola funziona in maniera organizzata, perché è un’organizzazione molto forte checché ne dicano loro: nulla è stato lasciato al caso, io avevo tutto sotto controllo“.
“Speravo che dall’assemblea uscisse un documento“, abbiamo chiesto se non avesse pensato di continuare nella mediazione al fine di arrivare a questo scopo: “Guardi, io ho dovuto chiamare la Polizia, io non posso andare lì a fare l’indagine e chiedere il nome e cognome a tutti: c’erano minori all’interno della scuola“.
Abbiamo allora chiesto se gli studenti fossero stati identificati dalla Polizia: “Non c’è stata alcuna identificazione, le FF.OO. sono rimaste fuori a monitorare tutta una situazione. Io sono entrata a chiedere nomi e cognomi al fine di avvisare le famiglie, loro si sono rifiutati. Sono intervenuti i rappresentanti della Consulta provinciale, fino alle 9 di sera, poi i ragazzi si sono fermati a dormire“.
“Se cambiassero modalità forse otterremmo di più, tutto qui“.