Inizia il tredicesimo giorno consecutivo di negoziati internazionali sulla crisi climatica. Come preannunciato da giorni, la fine della COP26 originariamente prevista per venerdì 12 novembre è stata protratta al giorno successivo.
All’alba del 13 novembre, la stazione centrale di Glasgow è piena di persone che attendono il proprio treno. Zaino in spalla e occhi puntati sugli aggiornamenti continui che arrivano dallo Scottish Event Campus. Gli attivisti rimasti in città, principalmente cittadini scozzesi di Extinction Rebellion, si riorganizzano velocemente per la programmazione di nuove proteste.
La prime azioni iniziano infatti verso le 10 del mattino. Davanti lo stupore dei presenti, una cerimonia funebre attraversa il Church Lane Bridge, conosciuto in città come il Ponte dei Sospiri, fino ad arrivare al cimitero di Glasgow [Evening Standard, Glasgow]. Una volta lì, 26 pietre tombali di cartapesta intitolate alle COP che si sono susseguite nell’ultimo ventennio sono state posizionate all’interno del cimitero: “26 anni di fallimenti politici”. Da lì, una processione funebre ha portato le tombe fino agli ingressi della Blue Zone della Scottish Event Campus, area massicciamente sorvegliata dalla polizia britannica.
Nel frattempo, a Londra, altri attivisti di Extinction Rebellion sono entrati in azione prendendo di mira il Lord’s Mayor Show, la storica parata con cui si celebra l’insediamento del Lord Mayor of the City of London, una tradizione che vanta 800 anni di storia.
Foto di: Crispin Hughes, Extinction Rebellion, Helena Smith, Immo Klink
In diretta nazionale sui canali della BBC, diversi attivisti hanno letteralmente bloccato il percorso della parata [Evening Standard, London]. Arrivati di fronte alla Bank Junction, infatti, da uno dei carri è comparsa improvvisamente una gigante testa che annega e due braccia tese verso un grande globo, a cui diversi attivisti si sono incatenati bloccando di fatti il percorso della parata. Ai lati del carro sono stati subito appesi due grandi striscioni che recitavano “La COP ha fallito” e “Basta investimenti in combustibili fossili”. Nello stesso momento, altri attivisti infiltrati a bordo di uno dei carri, hanno improvvisamente indossato delle teste giganti raffiguranti Rishi Sunak e Boris Johnson e hanno iniziato a spaccare la terra di cartapesta. La polizia è subito intervenuta trascinando via gli attivisti. Poco più avanti, lungo il percorso della marcia, un gruppo di bambini è stato fermato dalla polizia mentre erano intenti a consegnare la “The Children’s Charter” (La carta dei bambini) al sindaco della City of London, dopo il giuramento di fedeltà. La Carta recitava: “Siamo qui, il giorno dopo la COP26, che non è riuscita a portare le misure necessarie per affrontare l’emergenza climatica ed ecologica, per chiederle di dare la priorità alle prossime sette generazioni rispetto all’avidità che si concentra sull’accumulo di ricchezza proprio qui nella Città di Londra” [The Children’s Charter]. Di fronte alla cattedrale di St. Paul, invece, diversi attivisti della community Christian Climate Action si sono versati addosso del petrolio finto. La giornata di azioni londinese si è conclusa con una grande marcia, iniziata a Lincoln Inn Fields e arrivata a Victoria Embankment, luogo in cui è stata bloccata la strada con un enorme striscione che recitava “Change is Now” (Il cambiamento è adesso). In totale, nella giornata di ieri 17 persone sono state arrestate.
La giornata di mobilitazione che ha coinvolto tutto il Regno Unito, da nord a sud, rappresenta una risposta sociale alle due intensissime settimane di negoziati internazionali, definiti da scienziati, attivisti e politici un fallimento catastrofico. Mentre anche il tredicesimo giorno si appresta a terminare, alle ore 21 arriva finalmente la dichiarazione finale. Il mondo intero si ferma per ascoltare quello che è stato definito il Glasgow Climate Pact. La parola passa ad Alok Sharma, presidente della COP26. La sua voce si ferma per 10 lunghissimi secondi, mentre trattiene le lacrime, scusandosi con il mondo intero per il modo in cui si è svolto tutto il processo di negoziazione [Indipendent]. Il 26esimo summit mondiale sulla crisi climatica non è infatti riuscito a trovare gli accordi necessari per mantenere le temperature al di sotto di 1.5 gradi, con nessun impegno concreto per fermare nuovi investimenti in combustibili.
Gail Bradbrook, co-fondatrice di Extinction Rebellion, dalle strade di Londra ha ribadito: “La gente del mondo, specialmente i giovani e le comunità sfruttate, sono stati ancora una volta traditi dai nostri leader. Invitiamo tutte le persone a unirsi a noi, in qualunque modo, nelle ribellioni contro i governi. Nessuno verrà a salvarci, se non noi stessi“.
Il fallimento della COP26, così come quello di tutte le edizioni precedenti, rappresenta un crimine contro l’umanità.
Adesso è tempo di ribellarsi per la vita.
Roberto Gammeri, Extinction Rebellion, inviato speciale di Pressenza Italia alla Cop26