Ci siamo già occupati della protesta degli infermieri dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano. Approfondiamo l’argomento intervistando Massimo Preziuso, funzionario della UIL Fpl Milano.
All’Istituto Clinico Humanitas gli infermieri stanno protestando per una situazione in continuo peggioramento. Quali sono i maggiori problemi che state riscontrando?
La situazione del personale è molto delicata e al limite. Le politiche aziendali hanno sempre messo la gestione del personale come conseguenza di modifiche organizzative per avere il massimo profitto. Questa azienda si nasconde sotto una maschera di eccellenza, ma il personale era ed è spremuto come un limone. Fino a qualche anno fa c’era almeno un’interazione con la direzione, mentre specie nel comparto assistenziale oggi non c’è più comunicazione diretta, ma una serie di figure intermedie che snaturano qualunque dialogo. Tutto ciò è sfociato in una disumanizzazione dei rapporti: il lavoratore viene considerato un numero da spostare a seconda delle necessità e non una persona con dietro una famiglia. La pandemia ha accentuato il tutto e questo ha creato seri problemi fisici e psicologici ai nostri sanitari. Noi non stiamo protestando per i soldi, ma per avere indietro la NOSTRA vita e il NOSTRO tempo.
Oltre a tutto ciò la direzione ha appaltato alle cooperative settori più leggeri, spostando dalla sera alla mattina il personale nei settori covid senza crearsi nessun problema sulle conseguenze che ciò portava alle famiglie degli stessi lavoratori.
Le relazioni umane con i pazienti risentono di queste problematiche?
Assolutamente sì. Anche nella più assoluta professionalità e umanità che bisogna assicurare sempre ai pazienti, le difficoltà del personale si riflettono su di loro.
Di chi sono a suo parere le maggiori responsabilità per questa situazione?
Innanzitutto dell’ufficio assistenziale, di cui la direzione del personale si fida ciecamente. Fin dalla nomina della responsabile dell’ufficio assistenziale abbiamo manifestato apertamente le nostre perplessità, in quanto già in passato si era dimostrata carente di capacità relazionali con il personale. Questo è un aspetto fondamentale nell’ambiente sanitario. Per fare un esempio durante la pandemia il nostro direttore sanitario comunicava giornalmente, tramite email, con tutto il personale, aggiornando, motivando i lavoratori e facendo sentire la sua presenza anche quando lui stesso era ricoverato. La responsabile dell’ufficio assistenziale invece era completamente assente e gestiva il personale con turni e orari assurdi tramite i suoi collaboratori. Io mi occupo anche di altre strutture sanitarie che hanno dovuto gestire la pandemia, ma alla fine della prima ondata queste hanno riportato una certa regolarità negli orari e nelle turnazioni del personale. La direzione Humanitas invece ha continuato per oltre un anno a gestire turni settimanali con orari assurdi. Ecco perché ora i nostri lavoratori sono esausti.
Quali sono le vostre proposte?
Abbiamo chiesto di ridurre le attività e di far riposare il personale per ripartire tutti insieme. Loro invece hanno chiuso temporaneamente 45 posti letti, ma solo perché non hanno infermieri. Vorrebbero riaprire a dicembre perché hanno fatto una preassunzione di un centinaio di futuri infermieri che usciranno dall’università. Questo comporterà ulteriore spreco di energia per inserire le nuove risorse senza una riduzione del carico di lavoro.
Inoltre mentre dicono di no all’Ats per recuperare la lista d’attesa che si è creata durante la pandemia (richiesta avanzata da noi) comunicano che apriranno anche di sabato, ampliando gli orari per le visite private.
Infine abbiamo proposto di cambiare gli appalti dando i reparti più pesanti alle cooperative e lasciando un po’ di tregua ai nostri lavoratori.
State organizzando nuove iniziative?
Abbiamo fatto presidi e assemblee, l’ultima ieri. Terremo un’assemblea il 19/11 e ne organizzeremo altre con un presidio una volta alla settimana. Probabilmente faremo anche volantinaggi presso centri commerciali e stazioni della metropolitana, oltre a nuove iniziative di sensibilizzazione che stiamo ancora pianificando.