Inequivocabili le parole di Filippo Grandi rilasciate in un intervista video a DW. Filippo Grandi è la figura apicale della massima Autorità internazionale di garanzia dei rifugiati: l’UNHCR
Già dall’inizio dell’intervista Grandi evidenzia la grande politicizzazione del tema delle migrazioni e dei rifugiati, e come questo renda più difficile la ricerca di soluzioni.
Afferma inoltre l’importanza di trasferire i profughi in un luogo più sicuro, dove UHNCR e IOM, che hanno le risorse per assisterli, “abbiano più facile possibilità di accesso” e possano trovare, caso per caso, le migliori soluzioni per il ricollocamento che l’Alto Commissario definisce urgenti.
“Ciò che vediamo è una manipolazione. E’ una cosa che non possiamo assolutamente accettare: le persone in movimento, in difficoltà non dovrebbero essere politicamente strumentalizzate”, continua Grandi,”l’escalation di questa politicizzazione mi preoccupa perché potrà rendere molto più difficile trovare e percorrere le soluzioni di cui queste persone necessitano.
La maggior parte degli 84.000.000 di rifugiati è determinata dai conflitti, mi piacerebbe che l’Europa fosse maggiormente impegnata nella risoluzione dei conflitti mondiali. Spesso questo non emerge, non è evidente, spesso questa attività di peacekeeping è inficiata dalle divisioni che ci sono all’interno dell’Unione Europea. Unita al proprio interno l’Europa potrebbe essere un grande portatore di pace.
Ciò potrebbe indirizzare altre strategie per i rifugiati, naturalmente l’Europa deve continuare a perseguire strategie di sviluppo, strategie per contrastare il cambiamento climatico, anch’esso causa delle migrazioni. All’interno dell’Europa spero che si continui a sostenere il più alto standard possibile di accoglienza e protezione dei rifugiati.
Certo dobbiamo lavorare in Bielorussia per una soluzione, ma una parte di questi rifugiati devono poter attraversare il confine, poter avere accesso in Polonia e negli stati europei vicini, dobbiamo anche poter avere accesso a queste persone per poter trovare la miglior soluzione per loro.
Sono consapevole della complessità della situazione di cui stiamo parlando, ma questo non giustifica che l’UE inasprisca le regole di chiusura delle proprie frontiere fino al punto che la protezione non esista più, questo non è accettabile.
Ci sono comunque modi per gestire questi arrivi di persone bisognose di protezione, anche in situazioni complicate dalla pandemia. La sicurezza e l’aiuto alle persone bisognose non sono incompatibili. Ciò si deve tradurre in pratiche da adottare al posto dei muri, fili spinati, o ancor peggio, respingimenti violenti com’è successo in molte parti d’Europa“.
Queste sono le dichiarazioni attinenti alla situazione di crisi attuale: parole certamente preoccupate.
Sarebbe importante capire se c’è o è in via di definizione un tavolo di negoziazione e se e con che peso UNHCR e OIM siano presenti a questo tavolo.
La situazione desta enormi preoccupazioni: le zone sono di confine, non sono facilmente raggiungibili dai giornalisti, alcuni dei quali addirittura multati dal Governo polacco per essere entrati nelle zone interdette.
Molti cittadini polacchi anche se non accendono le famose lampade verdi, simbolo della presenza di una casa disposta ad accogliere, lasciano fuori dalla porta generi di conforto, di cui trovano i resti la mattina dopo; tutto questo anche se il Governo polacco ha minacciato gravi sanzioni.
L’attività delle ONG polacche è instancabile nonostante le evidenti difficoltà, è notizia recente la decisione di deferire Lukascenko, il dittatore bielorusso, alla corte dell’Aja.
Il Governo bielorusso tratta in particolare i giovani uomini migranti come dei criminali di fatto, per cui molti giovani uomini varcano la frontiera con postumi gravi di pestaggi, in condizioni di ipotermia: sta aumentando il numero dei morti.
Si parla con grande preoccupazione di “squadre” di aderenti all’estrema destra polacca che vanno a caccia dei migranti, cosa che fa gelare il sangue.
La Repubblica racconta anche che a sud di Kuznica, in Bielorussia, si stia allestendo un campo per i profughi, occorrerà capire se in questo campo l’UNHCR e l’OIM hanno accesso.
La priorità di gestione delle persone migranti spetta alle Autorità di garanzia dei profughi, tuttavia non possiamo dimenticare, ad esempio, le esperienze di Lesbo e di Bihac, occorre quindi cercare di evitare di ripercorrere errori del passato e anzi sanare anche quelli in essere.
Un ringraziamento va a Cecilia Rinaldini della Redazione Esteri del Giornale Radio Rai, con cui prima della stesura di questo articolo c’è stato un proficuo scambio di idee e informazioni.