Anche nel penultimo giorno di negoziati internazionali sul clima, centinaia di attivisti di Extinction Rebellion hanno messo in campo diverse azioni dirette nonviolente per le strade di Glasgow.
Come ogni mattina, infatti, alle ore 9 i primi attivisti di Extinction Rebellion sono arrivati all’ingresso dello Scottish Event Campus, edificio in cui ha luogo la conferenza.
È subito partita l’azione Remember Climate Deaths (Ricorda le vittime climatiche), in cui diversi corpi sono stati simbolicamente posizionati all’entrata, sotto i sudari e con sopra i certificati di morte. Un ricordo solenne di milioni di persone che sono già morte a causa del fallimento delle COP precedenti e delle ulteriori morti che il fallimento di questa COP26 provocherà.
Verso le 10, un centinaio di attivisti si è radunato nella zona di Kenmure Street per la Marcia per la Giustizia Sociale. La testa del corteo reggeva uno striscione con su scritto “Climate Justice = Migrants Justice” (Giustizia Climatica = Giustizia per i migranti).
Kenmure Street è il posto in cui la mattina del 13 maggio 2021, due uomini Sikh di origine indiana sono stati prelevati dalla loro casa e detenuti dalla polizia scozzese in un furgone sulla strada per presunte irregolarità con l’ufficio immigrazione. In risposta, circa 200 vicini e sostenitori hanno organizzato un sit-in di protesta, circondando il furgone per circa otto ore, fino a quando i due uomini sono stati rilasciati [L’Unità]. La marcia si è infatti diretta al Ministero degli Interni, per ribadire la necessità di un sistema che protegga la vita e lavori per la pace globale, non per una guerra senza fine per il profitto del nord del mondo.
Intorno alle 14, un gruppo di attivisti si è invece nuovamente diretto nei pressi della COP, per suonare delle fortissime sirene e ricordare ai leader politici che l’umanità si trova di fronte a un’emergenza esistenziale che richiede azioni radicali su scala mondiale.
Intorno alle 16, invece, un gruppo di scienziati di Scientists Rebellion è tornato in azione alla ScottishPower, azienda nota per essere coinvolta nell’espropriazione dei terreni del popolo Istmo di Tuhuatepec (Oaxaca) e per aver costretto a migrare circa 40.000 indigeni in Brasile, costringendo molte delle persone che tradizionalmente abitano le foreste e i fiumi a trasferirsi nei quartieri poveri delle città [Ethical Consumer]. Successivamente, tutti gli attivisti si sono incollati all’ingresso dell’edificio e la polizia è subito intervenuta scollando e arrestando le persone coinvolte.
Nello stesso momento, un altro gruppo di attivisti è tornato alla sede della JP Morgan, per un nuova azione di protesta davanti la banca che più ha finanziato l’industria del fossile dagli Accordi di Parigi ad oggi [Banking on Climate Chaos, 2021].
La giornata termina con l’ultimo appello degli attivisti a tornare in strada domani: un ultimo giorno di mobilitazione per quella che è stata definita l’ultima chance per prevenire il collasso climatico [HuffingtonPost].
Fotoreportage di Roberto Gammeri, Extinction Rebellion, inviato speciale di Pressenza Italia