Al popolo-nazione mapuche, alla nostra comunità meticcia e a tutti i popoli in resistenza dell’Abya Yala [1].
Dinanzi alla conferma dell’estensione dello stato d’emergenza ordinato dal governo di Sebastián Piñera nelle provincie di Bío-Bío, Araucanía, Malleco e Cautín – misura che ha significato la militarizzazione del Wallmapu [2], l’attribuzione all’esercito d’un potere pieno e assoluto per il controllo delle zone segnalate e la dichiarazione d’una sporca guerra nascosta nei confronti delle comunità in resistenza –, dichiariamo quanto segue:
1. Condanniamo l’operato delle forze armate del Cile, che hanno avuto una responsabilità diretta nell’assassinio di due comuneros nella provincia dell’Araucanía, la sera del 3 novembre [2021]; e chiamiamo il governo di Sebastián Piñera a rispondere delle azioni di militarizzazione che stanno portando morte e violenza nelle comunità mapuche.
2. Riconosciamo come legittima la lotta del popolo-nazione mapuche nella sua storica istanza di terra, giustizia e autodeterminazione dinanzi all’invasione capitalista ed estrattivista, agevolata dalla connivenza dello Stato cileno, nel territorio ancestrale.
3. Comprendiamo che il modello economico capitalista-estrattivista, imposto con la violenza nelle terre ancestrali dallo Stato, costituisce aggressione permanente alle comunità che vi dimorano. Questa situazione rappresenta il punto focale dell’ingiustizia perpetrata dallo Stato cileno il quale, rivestendo il ruolo di garante degli interessi delle aziende e delle esigenze dell’estrema destra, ha deteriorato le relazioni fra i popoli. I popoli originari, fra i quali il mapuche, sono i principali custodi degli ecosistemi che consentono alla nostra specie di vivere e del rispetto dell’armonia con la natura, ferita e distrutta dall’avidità di pochi.
4. Rigettiamo la militarizzazione come risposta alle legittime richieste del popolo mapuche. Risulta evidente che la strategia utilizzata dallo Stato del Cile non ha dato frutto, dinanzi a un conflitto che è politico e non criminale, come ingannosamente lo stato cerca d’insinuare – perpetuando così la negazione d’una cultura, del suo contributo sociale, dei diritti ancestrali di cui è portatrice.
5. Consideriamo questa strategia militare, in atto nel corso dell’ultimo ventennio e acuitasi con l’attuale stato d’emergenza nel territorio, come la causa prima dell’aumento dell’instabilità sociale e politica e della violenza, causa che va provocando uno scontro che colpisce tanto le comunità quanto le persone non mapuche e delegittimando le cause autentiche di questa resistenza.
6. I limiti del ricorso alle forze armate e di pubblica sicurezza per tali finalità sono già stabiliti chiaramente nelle diverse dichiarazioni e convenzioni [delle Nazioni Unite] in materia di diritti umani firmate [3] dal Cile, dalla Corte interamericana per i diritti umani [4] e da organi dello Stato quali la Corte dei conti [5], i quali hanno confermato gli aspetti inappropriati e ingiustificati di tale misura.
Alla luce di tutto ciò:
7. Esigiamo: il rispetto del diritto all’autodeterminazione sancito dalla Convenzione 169 dell’OIL [6], dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni [7], dalla Convenzione americana sui diritti umani [8] e dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali [9]; la considerazione delle giuste richieste delle persone prigioniere politiche mapuche; il riconoscimento della legittimità della loro lotta; la fine della criminalizzazione delle persone attive a loro difesa; la definitiva liberazione del territorio usurpato dalla perniciosa azione privata e statale.
8. Sollecitiamo le autorità locali, provinciali e regionali a pronunciarsi pubblicamente riguardo alla situazione e ad adottare azioni di protezione delle comunità residenti nel territorio del Wallmapu, e della cittadinanza in generale, rispetto alle minacce ai diritti fondamentali rappresentate dallo stato d’emergenza, con l’obiettivo dello sviluppo e del benessere sociali, culturali e spirituali.
9. Noi sottoscritte organizzazioni della società civile rimarremo vigili per informare e denunciare, all’opinione pubblica e presso i vari organismi internazionali, gli abusi e le violazioni dei diritti umani commessi in ogni territorio e comunità.
Per aderire (e elenco completo degli aderenti): https://forms.gle/wUQgZF1XLBypKqhr7
[traduzione e note esplicative a cura di EcoMapuche, ecomapuche@gmail.com]
Associazioni promotrici:
ONG “WE KIMUN”
CENTRO DE ESTUDIOS Y DEFENSA “LA FRONTERA CED WIRILMAPU”
MOVIMIENTO AUTOCONVOCADO “SANTA BÁRBARA”
COMITÉ MEDIOAMBIENTAL RUCALHUE
ESCUELA DE AGROCONSCIENCIA “MANOS A LA TIERRA”
CORPORACIÓN “4 DE AGOSTO”
COMISION DDHH COLEGIO TRABAJADORAS(ES) SOCIALES CAUTÍN
Note
1. Abya Yala: in lingua kuna significa “terra in fiore”, “terra viva” o “terra matura” ed è il termine utilizzato da questo popolo indigeno originario dell’istmo di Panama e del nord della Colombia, per denominare tutte le terre che esistono. Attualmente usato dai popoli indigeni dell’intero continente per designare il Continente Americano come entità politico-cultural-antropologica preesistente all’invasione europea.
2. Wallmapu o Walmapu: in lingua mapudungun, il “paese mapuche” considerato nel suo complesso, come entità politico-cultural-antropologica unitaria preesistente all’invasione europea (v. nota 1), comprendente i territori ancestrali mapuche situati da entrambi i lati della Cordigliera andina, negli odierni Cile (Ngulumapu o Gulumapu “Terra dell’ovest”) e Argentina (Puelmapu “Terra dell’est”).
3. A rigore, degli organismi qui menzionati, l’unico ad aver aderito ad alcuni strumenti internazionali in materia di diritti umani è il Cile, in quanto Stato sovrano; la Corte interamericana per i diritti umani e la la Contraloría General de la República, non hanno “aderito” a nulla ma a tali a tali standard e princìpi etico-giuridici si richiamano espressamente.
4. Corte Interamericana de Derechos Humanos, www.corteidh.or.cr; è l’organo giudiziario della Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH Comisión Interamericana de Derechos Humanos), a sua volta organo consultivo e di vigilanza dell’Organizzazione degli Stati americani (OEA Organizacion de los Estados Americanos).
5. Contraloría General de la República, www.contraloria.cl : in Cile, l’organo superiore di controllo della legalità nella sfera amministrativa e fiscale e della contabilità generale dello Stato.
6. La colonna portante della difesa dei diritti umani dei popoli indigeni: ILO International Labour Organization / OIT Organización Internacional del Trabajo / OIL Organizzazione internazionale del lavoro, ratificata dal Cile nel 2008. Nonostante il Cile abbia atteso vent’anni prima di ratificare questo strumento, nel 2018 il presidente della Repubblica Sebastián Piñera ha osato proporre il recesso, cosa che rappresenterebbe un precedente internazionale gravissimo v. la rassegna stampa del Business and Human Rights Resource Centre “Chile: Preocupación de sociedad civil por eventual retiro del gobierno del Convenio 169 de la OIT que obliga a la consulta previa, libre e informada”, www.business-humanrights.org/es/chile-preocupaci%C3%B3n-de-sociedad-civil-por-eventual-retiro-del-gobierno-del-convenio-169-de-la-oit-que-obliga-a-la-consulta-previa-libre-e-informada-en-proyectos-que-les-afecten
7. United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples / Declaración de las Naciones Unidas sobre los Derechos de los Pueblos Indígenas, adottata dall’Assemblea generale delle NU nella sua 65a sessione, 13 settembre 2007 (ratificata dal Cile nel 2007). Per completezza ricordiamo, oltre a questa Dichiarazione e alla Convenzione 169 OIL (v. nota 6), il terzo strumento internazionale fondamentale per la difesa dei diritti umani dei popoli indigeni: la Dichiarazione delle NU sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche/religiose/linguistiche (UN Declaration on the Rights of Persons Belonging to National or Ethnic, Religious and Linguistic Minorities / Declaración sobre los Derechos de las Personas Pertenecientes a Minorías Nacionales o Étnicas, Religiosas y Lingüísticas, 18 dicembre 1992.
8. Convención Americana sobre Derechos Humanos (altresì detta “Pacto de San José de Costa Rica”), adottata nella Conferencia Especializada Interamericana sobre Derechos Humanos (Conferenza specializzata interamericana sui diritti umani), San José (Costa Rica), 7-22 novembre 1969. Con essa si istituiscono la CIDH Comisión Interamericana de Derechos Humanos (capo VII) e la Corte Interamericana de Derechos Humanos (capo VIII) (v. nota 4).
9. ICESCR International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights / Pacto Internacional de Derechos Económicos, Sociales y Culturales, 16 dicembre 1966 (ratificato dal Cile nel 1972). È uno dei due grandi pilastri di sostegno della Dichiarazione universale dei diritti umani, da essa derivati: l’altro è il Patto internazionale sui diritti civili e politici coi relativi due Protocolli opzionali (ICCPR International Covenant on Civil and Political Rights / Pacto Internacional de Derechos Civiles y Políticos, 16 dicembre 1966).